«Baita? In gamba, ma l’ha fatta grossa»

PADOVA. «Non so cosa succederà a Piergiorgio Baita e a Nicolò Buson, sarà la magistratura a stabilire le loro eventuali responsabilità ma l’hanno combinata davvero grossa, ’sti benedetti ragazzi. Con i loro errori hanno messo la Mantovani in grave difficoltà e noi abbiamo girato pagina con la nomina a presidente del dottor Carmine Damiano, ex questore di Treviso. Abbiamo bisogno di tranquillità nel rispetto della legalità, ora sceglieremo il nuovo direttore amministrativo».
Romeo Chiarotto, 83 anni, ricorda con orgoglio quando nel 1987 acquistò dall’ingegner Enzo Mantovani l’azienda trasformata nel colosso internazionale del dragaggio e dell'ingegneria idraulica: Mose, Passante, Expo di Milano, nuovo ospedale di Mestre danno l’idea delle sfide vinte e da vincere.
Ingegner Chiarotto, com’è maturata l’idea di affidare al dottor Damiano la presidenza della Mantovani?
«Un Baita2 non si poteva trovare in pochi giorni e abbiamo valutato diverse ipotesi, compresa quella di affidarmi la presidenza. Alla fine abbiamo scelto il dottor Carmine Damiano per inviare un messaggio chiaro: la società gira pagina e riafferma il rispetto di legalità e trasparenza. L’ex questore di Treviso ha grandi doti organizzative e sotto il profilo operativo sarà una piacevole sorpresa. Lo conoscevo da tempo, dieci giorni fa ci siamo parlati e lui è stato scelto come figura di garanzia, dopo aver valutato i curricula di docenti universitari e avvocati. E’ preparato ed efficiente anche nella gestione aziendale».
Cosa ne pensa dell’inchiesta giudiziaria e di tutte quelle fatture false contestate a Baita?
«Non mi sarei mai aspettato che una persona così in gamba la combinasse così grossa. E’ come se mi avesse tolto 3 anni di vita. La nostra azienda per il fatturato e il tipo di attività ogni biennio viene sottoposta ai controlli della Guardia di finanza. Tutto a posto, tranne quelle fatture con la Bmc di San Marino controllate con la lente d’ingrandimento. Purtroppo anche i manager perfetti hanno delle défaillance: le accuse sembrano pesantissime, ma attendiamo che la giustizia faccia il suo corso».
Chi nominerete come direttore amministrativo?
«L’assemblea dei soci a Mestre dovrà assegnare le deleghe al presidente e ci saranno novità. Mio figlio Giampaolo avrà la delega ai rapporti con le banche, mentre un ruolo decisivo verrà assunto dall’ingegner Gianfranco Zoletto, il manager dell’innovazione che ha rapporti con Usa, Cina, Olanda e l’universo del dragaggio marino: è lui che ci fa vincere le commesse internazionali».
L’inchiesta può avere ripercussioni sui cantieri del Mose e dell’Expo di Milano?
«No. Il problema del Mose sono i soldi che scarseggiano, ora il governo li ha trovati. Noi stiamo lavorando sulle bocche di porto di Malamocco, Treporti e Chioggia e siamo un anno e mezzo avanti rispetto alle ditte concorrenti che operano sulle bocche di Lido San Nicolò. Abbiamo calato dei cassoni di cemento armato di 62x45x20 metri: un condominio nel mare con una tolleranza di 3 millimetri. L’Expo di Milano? I ritardi sono legati alla difficoltà di esproprio dei terreni, non è materia nostra. Ai miei collaboratori dico di lavorare con impegno e serenità perché io ho sempre investito tutti gli utili nella Mantovani. Non ho barche, ville a Cortina, elicotteri e nemmeno la Ferrari. Ce la faremo».
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