Benetton, primo sciopero “interno” dopo 30 anni: il 70 per cento degli operai aderiscono

Due ore di astensione dal lavoro e 250 dipendenti in presidio a Castrette di Villorba: nel mirino i contratti di solidarietà per 80 lavoratori. I sindacati Cgil, Cisl e Uil chiedono chiarezza sul piano industriale

Mattia Toffoletto
Sciopero Benetton
Sciopero Benetton

Primo sciopero "interno" alla Benetton da almeno 30 anni, oltre il 70% di adesione nelle due ore di astensione (dalle 10 alle 12) dal lavoro indette da Cgil, Cisl e Uil per il turno mattutino.

E un sit-in di 250 dipendenti – silenzioso ma con cartelli eloquenti del tipo "Dividere i lavoratori non salva l'azienda" - stamane 27 ottobre davanti ai cancelli dello stabilimento a Castrette di Villorba. Sul piatto la questione dei contratti di solidarietà al 90% dell'orario per 80 lavoratori (la gran parte impiegati) dell'azienda, contratti già scattati la settimana scorsa e previsti in alcuni casi fino a fine anno.

 

Sciopero in Benetton, i sindacati: “Serve chiarezza sul piano industriale”

«Chiediamo la rotazione dei dipendenti in solidarietà e la riduzione dell'orario almeno al 50%», commentano Rudy Roffarè (Femca Cisl Treviso-Belluno) e Massimo Messina (Filctem Cgil Treviso). «Ci domandiamo se questi 80 lavoratori possano significare in futuro altrettanti esuberi. L'ultimo incontro con l'azienda l'avevamo avuto a luglio e la questione solidarietà sembrava chiusa. Alla Benetton un dimagrimento l'hanno già fatto, passando in un anno da 1.200 a 750 lavoratori. L'azienda ha deciso senza confrontarsi con i sindacati, non abbiamo chiaro il piano industriale», aggiunge Roffarè.

C'è pure il tema dei circa 120 contratti in somministrazione, con contratti in scadenza nei prossimi mesi: «Qualcuno è già rimasto a casa in ottobre», precisano i sindacati. Francesca Mazzoli (Uiltec Treviso): «Chiediamo un incontro al più presto all'azienda. Critichiamo anche il metodo: i lavoratori hanno saputo della solidarietà via mail. Se ci sarà silenzio da parte dell'azienda, ci prepariamo ad altre manifestazioni».

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