Blindò in un fondo le sue case liquidatori in aula contro Trinca

Veneto Banca, azione revocatoria dei commissari nei confronti dell’ex presidente Subito dopo l’ispezione di Bankitalia mise al sicuro beni per quattro milioni di euro
Ferrazza Venegazzù assemblea soci Veneto Banca 2014 Flavio Trinca
Ferrazza Venegazzù assemblea soci Veneto Banca 2014 Flavio Trinca

treviso

I “numeri due” delle ex Popolari venete sono stati i protagonisti della ripresa dell’attività giudiziaria sulle banche. Così ieri mattina, mentre a Vicenza il giudice decideva sulla sussistenza del legittimo impedimento per l’ex direttore generale di Bpvi Samuele Sorato, nelle stesse ore a Treviso si apriva l’udienza per l’azione revocatoria nei confronti dell’ex presidente di Veneto Banca Flavio Trinca. A promuovere il ricorso sono stati i liquidatori dell’istituto di credito e inoltre Intesa San Paolo e la Sga che hanno chiesto al giudice civile di dichiarare nulla la costituzione del fondo patrimoniale del valore di circa 4 milioni di euro nel quale Trinca e la moglie hanno fatto confluire - e blindato - i propri beni. Il fondo è stato creato nel 2013, subito dopo le ispezioni di Banca d’Italia dalle quali sono emerse le irregolarità nella gestione dell’ex Popolare. Obiettivo dei liquidatori, che contestano la legittimità dell’operazione, è quello di “svincolare” le proprietà e di agire sulle stesse per coprire il buco da 1,7 milioni di euro lasciato dall’ex presidente.



Lo scorso novembre i liquidatori avevano annunciato alla Commissione parlamentare d’inchiesta l’avvio di azioni revocatorie nei confronti degli ex vertici dell’istituto. Ieri c’è stata la prima: quella contro Trinca. L’udienza si è tenuta in tribunale a Treviso davanti al giudice Giulia Civiero. I liquidatori e Intesa San Paolo, rappresentati dall’avvocato Giuliano Pavan, hanno chiesto venga dichiarata l’inesistenza o la nullità dell’atto di costituzione del fondo patrimoniale. Trinca, rappresentato dall’avvocato Alessandro Simonato, ha invece sostenuto che quel fondo era stato istituito allo scopo di far fronte ai bisogni di famiglia e della moglie in caso di problemi di salute. Il giudice ha rinviato a novembre.



Il fondo ha un valore di circa 4 milioni di euro; di esso fanno parte le porzioni delle case di Montebelluna in via Paleoveneti e in via Santa Maria in Colle, di Jesolo in via Altinate, di Cortina in località Pian Sarietto; in sostanza tutte le abitazioni delle vacanze. Esso è stato creato nel dicembre 2013, quarant’anni dopo il matrimonio dei Trinca e appena quattro mesi dopo l’ispezione di Bankitalia in Veneto Banca. Tempi che ai liquidatori sono apparsi quantomeno sospetti. Tanto da ritenere, appunto, che ci sia stata una simulazione.



Per i liquidatori, insomma, quella del fondo sarebbe stata una mossa per sottrarre i beni all’azione dei creditori: nella fattispecie alla banca che lui presiedeva e in cui ha lasciato un buco da 1 milione 711 mila euro. Si tratta dei finanziamenti che gli sono stati concessi dall’istituto e che lui non ha mai restituito. Nel febbraio 2016 il tribunale di Treviso ha emesso, per quella cifra, un decreto ingiuntivo che il mese dopo è stato opposto da Trinca. Nel gennaio 2017 i giudici hanno concesso la provvisoria esecuzione. Peccato però che i beni sui quali agire fossero blindati. Di qui la revocatoria che, se accolta dal tribunale di Treviso, permetterà alla Lca di agire sulle proprietà dell’ex presidente recuperando il credito. —

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova