Cacciari indica la via: Cottarelli alla guida di un governo tecnico per sistemare i conti

Intervista al filosofo sulla crisi: è il primo passo dell’intesa tra 5 Stelle, Pd e LeU; il dietrofront tentato da Salvini è in realtà una mossa disperata
Foto Agenzia Candussi / ARTICO/ Mestre CENTRO CULTURALE CANDIANI / MESTRE PRESENTAZIONE LIMBRO DI GIANNI CUPERLO "IN VIAGGIO" CON PELLICANI, CACCIARI E MARTINA. IN FOTO CACCIARI.
Foto Agenzia Candussi / ARTICO/ Mestre CENTRO CULTURALE CANDIANI / MESTRE PRESENTAZIONE LIMBRO DI GIANNI CUPERLO "IN VIAGGIO" CON PELLICANI, CACCIARI E MARTINA. IN FOTO CACCIARI.

VENEZIA. Un governo istituzionale sostenuto da M5S, Pd e LeU per evitare le elezioni anticipate, guidato da un tecnico come l’economista Carlo Cottarelli: l’ obiettivo è mettere i conti in ordine ed evitare l’aumento dell’Iva al 25 per cento.

Il professor Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, indica questa strada per uscire dalla crisi in cui si è cacciata la maggioranza gialloverde, anche se i colpi di scena sono sempre in agguato. L’ultima, clamorosa svolta vede Matteo Salvini offrire a Luigi Di Maio la poltrona di premier pur di restare al Viminale. Vero o falso? Il capo politico di 5 stelle dice che la frittata è fatta e indietro non si torna. Ma tutto può accadere.

Professor Cacciari, come mai Salvini si è imbarcato in un’operazione così azzardata, sbagliata nei tempi e nei modi, che segna la sua prima sconfitta?

«Credo che abbia finito per cedere alle pressioni della base della Lega, che non ha mai digerito l’accordo con i grillini. L’autonomia di Veneto e Lombardia a due anni dai referendum resta un sogno evanescente. La flat tax al 15 per cento non si può realizzare perché c’è il rischio di far saltare i conti. Salvini ha capito che nella Finanziaria 2020 non avrebbe portato a casa nulla dei punti qualificanti del suo programma e ha fatto saltare il banco. Non può andare avanti per tutta la vita a far incetta di voti con la bufala dell’invasione degli immigrati e quindi ha preferito aprire la crisi con l’obiettivo di andare alle urne, vincere le elezioni e diventare il premier di un centrodestra senza Berlusconi. Può aver pesato anche l’incubo delle inchieste giudiziarie che gravano sulla sua testa, ma ha sbagliato i conti ed è finito in minoranza».

Nessuno sa cosa accadrà martedì 20 agosto al Senato. Salvini è pronto al dietrofront per congelare le dimissioni di Conte. Lei che ne pensa?

«Salvini cercherà in tutti i modi di fare marcia indietro perché ha capito di aver sbagliato mossa. Si tratta di vedere chi tra Salvini e Di Maio ha la faccia tosta più grande».

Chi ce l’ha più grande?

«Difficile scegliere. Salvini sulle ali del trionfo alle europee del 26 maggio ha pensato di fare il bis ma ora rischia di restare senza poltrona al Viminale. Anche Di Maio e Conte sono abbarbicati a palazzo Chigi e in questo scenario martedì 20 potrebbe arrivare un colpo di scena, con la Lega che ritira la mozione di sfiducia. Se così fosse, sarebbe il trionfo dell’indecenza ma ormai gli italiani digeriscono tutti gli scandali».

Lo scenario del dietrofont della Lega viene paventato anche da Renzi...

«Renzi ha perso il senso comune del pudore. Siamo all’indecenza collettiva. Se c’è uno che ha impedito in tutti i modi a Zingaretti di avviare un serio confronto con i 5 Stelle questo è Matteo Renzi. Ed è inverosimile la sua proposta di un governo istituzionale con Di Maio, con cui ha scambiato solo insulti».

L’ultima lite a suon di lettere tra Conte e Salvini sui 500 migranti della “Open Arms” segna però la spaccatura definitiva tra premier e ministro degli Interni. Difficile torni la fiducia...

«Di Maio e Conte sono spacciati mentre Salvini avrà dei grossi problemi nella Lega per aver condotto la crisi in un modo fallimentare e quindi faranno di tutto per restare ancorati alle loro poltrone. In questi 14 mesi ci hanno abituato a tali spettacoli… Liti, insulti, veti incrociati. La lite sulla Open Arms? Conte ha ribadito le sue posizioni ma non ha firmato il via libera allo sbarco dei 500 migranti e l’Europa è ancora lì che attende una risposta per avviare il piano di riparto e accoglienza. Forse lo farà dopo il 20 agosto».

Il suo giudizio sui 14 mesi del professor Conte?

«A differenza di Salvini e Di Maio, Conte ha studiato e letto qualche buon libro, è una persona civile ed educata e fa la sua discreta figura nella compagine di governo. La crisi l’ha colto di sorpresa e il premier è l’unico che può avere un futuro se il presidente Mattarella lo sostiene mentre Di Maio ha finito la sua corsa».

Bisognerà aspettare martedì 20 agosto per capire l’evoluzione della crisi?

«Credo proprio di sì. O Conte al termine del suo intervento al Senato annuncia le dimissioni e sale al Quirinale per rimettere l’incarico nelle mani di Mattarella, oppure può succedere di tutto. Compreso lo show di Salvini che potrebbe giocare la carta disperata e ritirare la mozione di sfiducia. Con questa gente può succedere di tutto».

In Parlamento esiste però un’altra maggioranza: M5S, Pd e LeU che si è già materializzata. Può dar vita un nuovo governo?

«Se ci saranno le dimissioni di Conte, l’unica strada oggi percorribile è la nascita di un governo istituzionale formato da M5S, Pd e LeU voluto dal presidente Mattarella. Può essere una fase di passaggio che poi dal suo interno partorisce una soluzione diversa. Non vedo all’orizzonte un governo di legislatura tra Pd e 5 Stelle, ci vuole prima un passaggio istituzionale per far maturare una vera intesa programmatica e politica».

E chi lo potrebbe guidare questo governo? Nelle fasi più delicate abbiamo sperimentato Dini e Monti. Girano i nomi di Cottarelli e Cantone. Lei che ne pensa?

«Ma no, Cantone no. Cottarelli è l’unico che può mettere i conti in ordine con il consenso di Pd e 5 Stelle e la Lega all’opposizione. Scongiurato l’aumento dell’Iva, approvata la legge di bilancio 2020 nel rispetto dei vincoli Ue possono maturare le condizioni per la fase 2, la nascita di un governo politico».

La riforma del ministro Fraccaro per il taglio dei parlamentari da 945 a 600 la convince? I 5 stelle l’hanno fatta diventare la loro ultima bandiera anticasta.

«E’ un continuo ballon d’essai: da vent’anni si discute di taglio dei parlamentari, di Senato federale, delle nuove macroregioni. Ci vuole una riforma complessiva delle istituzioni, è tutto strumentale come il taglio dei vitalizi, fatto solo per grattare la pancia agli italiani. Nulla di concreto. Certo: meglio 600 bravi parlamentari piuttosto che 945 dilettanti impreparati». —

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