Calenda su Autostrade: «Conte ha fatto dietrofront, ma la gestione dei Benetton è stata un disastro»

LÂ?esterno della sede di ''Autostrade per l'Italia'', Roma, 14 luglio 2020. ANSA/ANGELO CARCONI
LÂ?esterno della sede di ''Autostrade per l'Italia'', Roma, 14 luglio 2020. ANSA/ANGELO CARCONI

Autostrade: il M5s parla di “risultato storico” mentre per il Pd la soluzione è di “grande equilibrio”. Ma cosa ne pensa Carlo Calenda, eurodeputato e leader di Azione, dell’accordo trovato tra governo e gruppo Benetton?

«Siamo di fronte a una vicenda sconcertante. Due anni fa, dopo il disastro con le 43 vittime del ponte Morandi, si è iniziato a parlare di revoca della concessione ad Aspi-Atlantia. La vera strada da percorrere in un paese normale era un’altra: la decadenza decretata da un tribunale perché c’erano tutti gli elementi di un grave inadempimento continuativo. Si poteva assolutamente arrivare alla revoca della concessione senza pagare i 23miliardi di penali».

Invece com’è andata a finire?

«Per due anni non si è fatto nulla. Solo proclami . E siccome l’8 agosto s’inaugura il nuovo ponte di Genova, allora il presidente Conte si è svegliato una mattina e ha detto: attenti, il capolavoro di Renzo Piano va a finire ai Benetton. E con una raffica di dichiarazioni ha lasciato intendere di procedere verso la revoca. Così Atlantia in Borsa è finita a picco ma poi il governo ha fatto dietrofront. Alla fine lo Stato con Cassa depositi e prestiti si è comprata Aspi dai Benetton. Uno straordinario vantaggio per Atlantia che infatti festeggia a Piazza Affari con un rialzo del 26%. I gravi inadempimenti si potevano dimostrare in tribunale, invece non si è fatto un solo atto concreto in questa direzione».

Con questa soluzione, il governo ha però evitato il crac di Atlantia e Aspi: tra obbligazioni e valori azionari in ballo ci sono quasi 20 miliardi. Ora i risparmiatori sono tranquilli.

«Certo. Ma Conte aveva l’obbligo di spiegare che il motivo vero di questa scelta era proprio la tutela dei risparmiatori della galassia Atlantia. Invece hanno annunciato di voler punire i Benetton. Conte scrive: abbiamo cacciato il gruppo trevigiano. No, si è comprato l’azienda».

Aspi controllata da CdP sarà quotata in Borsa: lei crede a questa strategia? E cosa vede come priorità?

«Io avrei fatto una gara nuova con una concessione modello, con il relativo trasferimento del personale che va tutelato. Ora c’è il rischio che lo Stato azionista di maggioranza tra qualche anno finisca per aumentare i pedaggi per beneficiare lo stato azionista di autostrade. Devo però anche dire che la concessione firmata con Aspi era invereconda, con una redditività superiore a quella delle aziende del lusso. La vera priorità oggi sono gli investimenti nelle infrastrutture: si tratta di capire se lo Stato riuscirà a farli decollare come azionista, ma i risultati non sono incoraggianti. Vedremo».

Lei ritiene che il “modello Genova” debba diventare la prassi nell’affidamento delle opere pubbliche?

«Questo modello va bene per le grandi infrastrutture, per tutte le altre bisogna abolire il codice degli appalti che ho sempre criticato come ministro. Non possiamo commissariare le piccole opere».

Il suo giudizio sulla famiglia Benetton, al centro della tempesta da due anni?

«Conosco solo Alessandro Benetton, che ha una storia di successo con 21 Invest: ha aiutato molte aziende a crescere. Per quanto riguarda invece la gestione delle autostrade, siamo di fronte a un disastro vero. Ed è un vero peccato che il gruppo Benetton non sia cresciuto come Zara nel tessile. Si sono buttati sui business regolati che sono più sicuri».

Sul piano politico chi ha vinto? Conte, il M5s, il Pd o Renzi?

«La soluzione adottata è quella più vicina a quella prospettata da Renzi, che ha proposto l’ingresso di Cassa depositi e prestiti. Il M5s ha sempre sbandierato la revoca e ora non sta come spiegare il dietrofront, mentre il Pd si è accodato come sempre pur di restare al governo».

Lei non è entrato nel governo per incompatibilità con il Ms5. Ora Di Maio ha incontrato anche Mario Draghi, che ne pensa del ministro degli Esteri?

«Non cambio idea. Di Maio come area di conforto professionale ha solo la vendita di bibite al San Paolo di Napoli, credo sappia fare bene questo mestiere. Quando si è spinto oltre ha fatto disastri».

Il governo Conte si regge sull’emergenza Covid: cosa vede all’orizzonte?

«Al Senato sono senza maggioranza, Pd e M5s e stanno insieme per evitare l’incubo Salvini. Hanno smontato Industria 4.0 e l’Ilva. Io come avrei potuto entrare in quella squadra?». —


 

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