Camusso: «Governo al capolinea»

Bordata dalla festa Pd a Padova. Nel pomeriggio visita a un’azienda a Legnaro
Di Elena Livieri
BELLUCO VISITA CAMUSSO LAVORATRICI IN SCIOPERO DITTA LEGNARO
BELLUCO VISITA CAMUSSO LAVORATRICI IN SCIOPERO DITTA LEGNARO

LEGNARO. «Crediamo che sia finito il tempo del rigorismo senza risposte. In questo senso vediamo come arrivato al capolinea l’esperienza del governo Monti. Credo che l’unica risposta che questo governo doveva dare era quella della difesa e della creazione di posti di lavoro. Non lo ha fatto e credo che questo debba fare riflettere per il futuro». Lo ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso intervenendo ieri sera alla festa regionale del Pd a Padova, intervistata dal nostro Filippo Tosatto.

Nel tardo pomeriggio Camusso era stata a Legnaro a portare la sua solidarietà alle lavoratrici di un’azienda tessile. «Non rimarrete sole», aveva detto alle settanta dipendenti del laboratorio Icb che da venerdì mattina stanno occupando. Camusso era affiancata dal segretario regionale Emilio Viafora e dalle delegate padovane Alessandra Stivali e Maristella Viola. Ancora prima, nella sua domenica veneta, era intervenuta alla festa Pd di Sabbioni a Lendinara e aveva proposto di pagare in titoli di Stato le pensioni d’oro, quelle da diecimila euro al mese.

Il Veneto non ha riservato sorprese alla segretaria Cgil: «Purtroppo la situazione che trovo in questi territori è la stessa di ovunque, caratterizzata dalla mancanza di lavoro», ha detto a Legnaro. Tra le brandine che le lavoratrici della Icb hanno piazzato nel magazzino dove fino a pochi giorni fa trascorrevano otto o nove ore cucendo, stirando e confezionando giacche, Camusso si è rivolta direttamente alle donne, tutte affiancate dai mariti e dai figli: «È scontato dirvi che avete tutte le ragioni per lottare, il sindacato è con voi». Il problema per le settanta dipendenti è il mancato pagamento dello stipendio di luglio, mese in cui sono stati effettuate numerose ore di straordinario. In più la ditta committente per cui la Icb lavora, la Raffele Caruso di Parma, pare intenzionata a interrompere le commesse. Venerdì ha mandato un camion per caricare l’ultimo migliaio di giacche confezionate alla Icb, ma le lavoratrici ne hanno impedito la partenza. Quelle giacche sono l’unica arma per convincere l’azienda parmense a pagare le fatture insolute e consentire così all’amministratore delegato del laboratorio tessile di saldare la mensilità arretrata.

«La politica deve trovare le risorse per creare lavoro, per far ripartire il Paese - ha sottolineato Camusso - finora di equità si è solo tanto parlato ma non è stato fatto nulla. Serve la patrimoniale per prendere le risorse dalla parte del Paese che ne dispone, combattere la corruzione e il sommerso, ristabilire la trasparenza delle regole». Se sia pronta e capace la politica di assumere le decisioni necessarie per uscire dal tunnel sempre più scuro della crisi, Camusso pare dubitarne molto: «Io sono molto preoccupata, francamente non si vedono prospettive automatiche di soluzione». Nei volti tesi delle lavoratrici che ascoltavano le sue parole traspariva del resto quanto mai evidente la scarsa fiducia sul fatto che le risposte possano arrivare dalla politica. «Noi dobbiamo continuare a occuparci di lavoro - ha sostenuto il segretario regionale Viafora - a fare tutto ciò che è in nostro potere per incentivare politiche sociali di rilancio». La Icb è una delle tante fabbriche tessili del territorio che si trova in difficoltà. Negli ultimi anni sono decine gli opifici cancellati dalla crisi. A Legnaro prevale la voglia di lottare: «Continueremo l’occupazione fino a quando avremo certezza del nostro stipendio. Poi parleremo del futuro».

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