Chiarotto sentito dal pm a Venezia

PADOVA. Ieri mattina è toccato a Romeo Chiarotto comparire davanti al pm veneziano Stefano Ancilotto. Il patron della Mantovani, titolare della Serenissima Holding intorno a cui gravitano diverse aziende, non è indagato nella complessa inchiesta per frode fiscale che ha portato in carcere Piergiorgio Baita e soci. L’imprenditore di lungo corso, oggi ottantatreenne, è stato interrogato dalla Procura che sta cercando di capire se e in quale modo la famiglia Chiarotto sia coinvolta nel giro di false fatture. Ma anche dall’interrogatorio non è emerso alcun elemento che possa far ritenere agli investigatori che il proprietario della Mantovani fosse minimamente a conoscenza del disegno criminoso condotto da Baita con la “cartiera” di San Marino Bmc Broker e altre aziende fantasma nel Veneto e in altre regioni nate giusto per emettere le false fatture. Romeo Chiarotto, che non era assistito da alcun legale, in quanto appunto non indagato, ha nettamente preso le distanze da Baita. È parso provato. Ed è parso sincero al pm quando si è detto del tutto estraneo alla frode. Ciò potrebbe far pensare la famiglia Chiarotto come parte lesa nell’inchiesta: questo è il ruolo che più verosimilmente va profilandosi per Romeo Chiarotto. Ma sarà l’inchiesta a stabilirlo. La famiglia su Baita aveva piena fiducia. Gli aveva lasciato in mano la Mantovani, gli dava circa un milione di euro all’anno per quell’impiego. Gli affari andavano a gonfie vele. Ma il segreto del successo non era solo il talento di Piergiorgio Baita.
Elena Livieri
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