Cinque camion in fiamme a Verona: è l'incendio doloso numero 22

La drammatica tenaglia sulle ditte venete del settore rifiuti, prese di mira dalla criminalità organizzata

PADOVA. L'ultimo incendio doloso ha distrutto nella notte del 24 ottobre cinque camion in un area di servizio lungo la tangenziale sud di Verona, in zona Alpì. E' il 22esimo caso in Veneto negli ultimi due anni occorso ad aziende venete che operano ne settore dei rifiuti o dei trasporti di materiali da smaltire.

IL DOSSIER. Un fenomeno in crescita su cui ha lanciato l'allarme l'onorevole Alessandro Naccarato (Pd) nella sua relazione sulla criminalità organizzata in Veneto. Il documento, preparato per il Forum sicurezza del Partito Democratico, si basa su dati aggiornati al primo semestre 2016 e sottolinea la gravità delle infiltrazioni mafiose in tutta la regione, tra segnalazioni di operazioni di riciclaggio in netto aumento, il boom degli incendi di natura dolosa nel settore dei rifiuti, i numerosi arresti di latitanti in zona e una lunga lista di indagini su fatti criminosi, con arresti e ingenti sequestri di beni, riconducibili a persone collegate a Cosa Nostra, N'drangheta e Camorra.

LE CIFRE. Dal 2015 in Veneto ci sono stati almeno 21 incendi di natura dolosa a impianti che operano nel settore dei rifiuti. Il fenomeno, già in crescita nei due anni precedenti - tra cui i due attentati incendiari a distanza di pochi giorni nel febbraio 2014 a San Biagio di Callalta (Tv) contro la Bigaran servizi ambientali - indica un'attività criminale, dotata di notevoli capacità operative e organizzative, finalizzata a condizionare il mercato della raccolta e smaltimento rifiuti.

LA MAPPA. Ecco luoghi e date degli incendi dolosi

Si va dall'incendio allo stabilimento industriale della Sogetec di Bussolengo (Vr) nel febbraio 2015 fino a quello che ha distrutto il capannone della Nek di Monselice (Pd) nella notte tra il 4 e il 5 ottobre scorso. Tra le aziende colpite negli ultimi due anni, sparse in ogni provincia, ci sono la Intercommercio di Piove di Sacco (riciclo rifiuti), la ecologica Tredi di San Pietro di Legnago (rifiuti speciali), la Sesa di Este (raccolta, trattamento e smaltimento), la Alf di Bovolone (stoccaggio materiale scarto di acciaierie), la Transeco di Zevio (trattamento rifiuti), la Fertitalia di Zevio (compostaggio rifiuti), la Ceccato Recycling di Castelfranco Veneto (recupero e riciclaggio), la Nuova ecologica 2000 di Fossò (trasporto rifiuti), la Zeggio di San Bellino (recupero materiali ferrosi), lo stabilimento Centro risorse di Motta di Livenza (trattamento rifiuti industriali), la Fer.mar ambiente di Caorle e altre ditte di trasporti o aziende agricole di minore importanza.

LETTURA D'INSIEME. "Se non è direttamente espressione delle realtà mafiose si tratta comunque di criminalità ben organizzata", ha dichiarato Naccarato, "va data una lettura d'insieme a tutti questi episodi, che se trattati singolarmente si disperdono. Penso servano indagini più accurate in questo settore, perché spesso quelle dell'Arpav sono da rifare. Qui in Veneto i reati ambientali si fa fatica a riconoscerli, tant'è che l'indagine più grande, avviata in provincia di Verona, è partita dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna".

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