Coronavirus, potremo andare al mare? Le risposte e i consigli degli esperti

Guida ragionata alle vacanze balneari ai tempi della pandemia: come cambieranno le spiagge, come farsi un bagno in sicurezza
A view of a beach resort at the deserted Ostia beach during the Coronavirus emergency, Rome, Italy, 16 April 2020. ANSA/ANGELO CARCONI
A view of a beach resort at the deserted Ostia beach during the Coronavirus emergency, Rome, Italy, 16 April 2020. ANSA/ANGELO CARCONI

VENEZIA. Accessi a numero chiuso, ombrelloni distanziati, droni e vigili tra i bagnanti. Dobbiamo immaginarcela così, la spiaggia nell'estate 2020, quella del coronavirus. A infondere ottimismo, con il massimo della cautela, è anche il direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, Gianni Rezza, per il quale se la situazione epidemiologica «confermasse l'attuale trend di miglioramento, allora ci si augura che gli italiani possano andare in vacanza, ma in questo caso si potrebbe andare in spiaggia ed al mare solo rispettando scrupolosamente il distanziamento sociale».

Andare in spiaggia si può, basta tenere le distanza di un metro e mezzo, anche due e fare attenzione ai contatti con gli altri. Per un tuffo in acqua, poi, non ci sono problemi. Parola di Matteo Bassetti, per nove anni direttore della clinica di malattie infettive dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine, e ora da pochi mesi nuovo direttore dell’Unità operativa della clinica malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova. «La fase 2 secondo me dovrebbe accomunarci tutti, è importante non andare disuniti e slegati – ha spiegato Bassetti -. È chiaro che Liguria, Veneto, Toscana e Emilia Romagna hanno molte coste e occorrerà far sì che le persone tornino sulle spiagge nella massima sicurezza. Il distanziamento sociale rimane la misura più importante da osservare. Sento parlare di 3 o 4 metri, ricordiamoci che il virus può contagiare in uno spazio molto piccolo, quando abbiamo un metro o un metro e mezzo, se proprio vogliamo per sicurezza due metri, non ci sono rischi di contagio. Quando questa distanza non si può ottenere, si devono usare le mascherine».

L’acqua di mare è sicura? Risponde così Gianni Rezza: “L’acqua di mare non è assolutamente un problema. La diluizione garantita dal mare risolve il problema". In mare aperto dunque, così come lungo i litorali non adiacenti a sversamenti, il bagno è sicuro. "Il virus è infatti presente a livello critico solo nelle aree marine adiacenti allo sversamento e nelle acque reflue di scarichi organici a causa della trasmissione fecale, proprio come succede per altri virus e batteri" spiega Alfredo Rossi, medico e direttore sanitario della Società Nazionale di Salvamento.

People walk in the Ostia beach during the emergency blockade of Covon-19 Coronavirus, Rome, Italy, 15 March 2020. ANSA/GIUSEPPE LAMI
People walk in the Ostia beach during the emergency blockade of Covon-19 Coronavirus, Rome, Italy, 15 March 2020. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Come regolarsi quando si nuota? La parola d'ordine è, anche qui, distanziamento. In acqua la trasmissione virale da un individuo portatore a uno sano non avviene attraverso il liquido stesso, ma tramite l’aria espirata e il contatto umano, qualora i due bagnanti si trovassero troppo vicini. Una persona infetta può infatti rilasciare il virus nella fase espiratoria, mentre nuota. Ma è comunque molto probabile che il virus non sopravviva in quanto la carica virale si disperde velocemente grazie anche all’azione delle correnti, dei raggi ultravioletti e, per quanto riguarda il mare, alla salinità dell’acqua che crea per il virus un ambiente sfavorevole.

Ma si può fare il bagno o c'è il rischio contagio? In questo caso, spiega l’infettivologo Matteo Bassetti, «succede come con ogni altro microrganismo. È evidente che il virus non potrà avere una quantità di forza infettante. E quindi non si pone il problema. Vale il discorso di una goccia nel mare, anche se uno lo elimina in acqua, il mare è così grande che non ci saranno problemi di infettarsi, e ciò è valido non solo per il coronavirus ma anche per ogni altro tipo di virus».

Molti scommettono (o sperano) nell'effetto del sole prevedendo la scomparsa del virus in estate. Massimo Ciccozzi, responsabile della unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Bio-Medico di Roma, non è così ottimista: "La Spagnola del '18 ebbe un picco massimo in agosto, e la Mers si diffuse in Arabia a 40 gradi: non sarà il sole a contrastare il coronavirus, ma saremo noi che non lo alimenteremo mantenendo il distanziamento e tutte le precauzioni necessarie", ha dichiarato all’Adn Kronos. "Quanto alla sabbia, anche in questo caso mancano i dati, come pure sui tessuti come il costume da bagno ".

Francesco Perissinotto, presidente del Consorzio Arenili Caorle, ha le idee molto chiare sulla stagione. Vuole salvare il 50% degli ombrelloni e garantire l'accesso a tutti, disabili e famiglie e anche le persone che vogliono trascorrere le vacanze con i cani. Il mare, in assenza di un vaccino, è la più importante terapia di contrasto al Covid-19. “Da almeno un mese stiamo ragionando su come impostare il nostro arenile. Attendiamo però le linee guida sanitarie, ma quando saranno approvate noi saremo, credo, molto preparati. Io sono convinto di picchettare almeno il 50-60% di ombrelloni rispetto a una normale stagione. L'afflusso sarà ridotto. Distanzieremo gli ombrelloni di almeno 7 metri”. Potremo usufruire anche dei gazebi? “Verranno collocati soltanto qualora le linee guida sanitarie lo permetteranno” Come pulirete le attrezzature? “La nostra idea è di sanificarle almeno una volta al giorno. Lettini, ombrelloni, bagni: faremo le pulizie a regola d'arte, con soluzioni non improvvisate”.

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“Non possiamo ancora contare su una data certa di riapertura – ha commentato l’assessore al turismo Alessandra Zusso – ma abbiamo le idee chiare. Siamo già partiti con una campagna strategica di promozione che ci farà trovare pronti. Ci concentreremo su un turismo domestico, ma non dimenticheremo i mercati tedeschi e dell’est che, non appena apriranno le frontiere saremo lieti di accogliere. Dimostreremo la nostra flessibilità, punteremo sulle nostre eccellenze (gastronomia, natura, cultura, storia) e sulla qualità della nostra offerta, il tutto in completa sicurezza. Faremo riscoprire la bellezza di una vacanza slow, immersa in paesaggi incontaminati, da assaporare in silenzio e tranquillità, direzione a cui stiamo già lavorando da qualche anno ormai”.

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Una sorta di “appartamento” in spiaggia, di oltre 50 metri quadrati, a disposizione delle famiglie che sceglieranno per le prossime vacanze. È il progetto che l'Associazione Albergatori e Bibione Spiagge ha lanciato per l'estate 2020. «Nessuna scatola di plexiglass, che riteniamo uno scherzo di Carnevale in ritardo e una proposta irricevibile, ma la salubrità del nostro mare - spiega il presidente degli albergatori, Silvio Scolaro - La nostra forza è l'ampiezza dell'arenile, che in alcune zone si sviluppa su oltre 400 metri. Per questo, abbiamo deciso di allestire poco più di un terzo degli ombrelloni che solitamente venivano predisposti, per garantire l'appartamento in spiaggia. Si passerà dai 18mila ombrelloni dello scorso anno a poco più di 7mila del 2020, con uno spazio dedicato all'intero kit da spiaggia (che comprende anche le sdraio e il tavolino) di circa 54 metri quadrati, più di un bilocale in tante città italiane». L'auspicio è che non serva la mascherina - ha aggiunto Scolaro -, perché la ricetta vincente della vacanza marina è quella di coniugare l'aspetto ludico con quello della salubrità. In ogni caso, ci atterremo alle disposizioni scientifiche. Assieme all'ampio spazio riservato, le famiglie avranno nursery dove allattare e cambiare i neonati, servizio pediatrico e dermatologico, piante ed elementi del verde. Tutto sanificato costantemente. L'asso nella manica sarebbe, però, la possibilità di sfruttare l'intero mese di settembre: »Era già diventato un agosto 2, grazie al clima estremamente favorevole degli ultimi anni - ammette Scolaro -: poter sfruttare l'intero mese significherebbe compensare almeno in parte le perdite della prima parte di stagione e le disdette che sono piovute dall'estero a ogni esternazione dei governanti delle nazioni a noi più care, come Austria e Germania. Siamo tutti con il presidente del Veneto Zaia per fare pressione sul governo: assieme al bonus vacanze, può rappresentare la salvezza dell'economia e di migliaia di posti di lavoro".

E proprio a Caorle, grazie a una start up che si chiama Sunrise, hanno creato un termoscanner speciale, una colonna alta poco più di un metro e mezzo in grado di riconoscere la temperatura corporea all'istante a meno di due metri di istanza. Non solo. Fornito di gel igienizzante permetterà ai turisti di poter disinfettare mani e anche piedi (nudo o con scarpe indossate). D'altronde in spiaggia si va a piedi nudi, senza dimenticare che l'acqua di mare secondo gli esperti non può in alcun modo veicolare il virus. Il termoscanner ha un nome, “Spray for Life” e comparirà sulle strade di Caorle dopo un accordo con il Comune.

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La colonnina è del tutto simile ai metal detector degli aeroporti, che racchiude le ultime innovazioni tecnologiche dentro un digital totem kiosk unico nel suo genere a livello mondiale, basato su componenti tecnologici cinesi e realizzazione totalmente a firma di artigiani 4.0 veneti. Il sistema è formato da tre dispositivi. Il primo è un filtro che ferma le persone fuori dall’ingresso: un termo scanner ad infrarossi che, a meno di due metri di distanza, in meno di un secondo analizza la temperatura corporea con margine di errore di 0,2 gradi e la mette in mostra i risultati su uno schermo digitale a otto pollici. Chi ha la febbre non passa, l’altolà viene comunicato con un messaggio audio e video e la colonnina si illuminerà di rosso, azionando un allarme. È possibile, integrando il dispositivo con una barriera, persino bloccare l’ingresso in automatico.

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Non solo: la scansione del video permette di fermare anche le persone che non sono dotate di mascherina o che, tramite riconoscimento facciale, abbiano già commesso in precedenza la violazione. Per chi supera il test della febbre, ci sono poi due dispositivi, entrambi “no touch”. Il primo è un dispenser di gel igienizzante che si attiva con una fotocellula. Non serve toccare nessun bottone, che potenzialmente sarebbe contaminante: basta infilare le mani nello spazio vuoto. Il secondo è una rivoluzione assoluta, un brevetto che al momento non è presente in nessuno degli strumenti presenti sul mercato. Si tratta di un nebulizzatore (per un litro 4mila spruzzate) per i piedi e le scarpe, che garantisce la sanificazione immediata. Stando ai più recenti studi, infatti, il Covid-19 sarebbe capace di sopravvivere anche a terra e dunque l’igienizzazione dei piedi è fondamentale.

“Ma questo è solo il primo prototipo della nostra start up”, spiega il fondatori di Sunrise Simone Tomasello, che non a caso si sono dati un nome che ispira rinascita (“alba” in inglese, ndr). “Il nostro obiettivo è lanciare anche “Box for Life”, un prodotto riservato ai grandi eventi di persone. Per realizzarlo, ci siamo ispirati ai dispositivi che oggi vengono usati in Cina e a Wuhan in particolare. Pensiamo a spiagge, discoteche, concerti, eventi sportivi, piazze. Molti enti pubblici si sono già interessati all’idea. Ma noi siamo veneti, e abbiamo deciso di partire, in sintonia con l’amministrazione comunale, con un lancio a Caorle, sulle nostre spiagge. Si tratta di una cabina dotata di augelli nebulizzanti che circondano la persona e la sanificano in estrema velocità, il via libera è dato da un dispositivo. Col Coronavirus in circolazione, purtroppo, dovremo cambiare la nostra routine. E questo è l’unico modo sicuro per farlo”.

E per quanto riguarda la piscina? Nessun problema, dicono gli scienziati: la presenza del cloro è una fortuna. Se i meccanismi di monitoraggio dell’acqua sono a norma non sussistono criticità. Come sempre, però, il problema è rappresentato dall'uomo: l’ingresso andrebbe contingentato e il distanziamento sociale messo in atto anche per questo tipo di balneazione, cosa molto più difficile da attuare rispetto a quella marina.

Il problema in piscina è semmai l'ambiente caldo-umido degli spogliatoi, dice il virologo Fabrizio Pregliasco, soprattutto delle piscine al coperto, che facilitano il mantenimento in aria dell'aerosol.

 

 

 

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