Covid, ricerca veneta promuove i test salivari per lo screening di massa: efficaci al 98 per cento

Dall'8 ottobre al 24 dicembre 2020, 5.579 dipendenti dell'Università di Padova hanno aderito al programma, per un totale di 19.850 campioni salivari, valutati con tecnica molecolare per Sars-CoV-2
Test rapido salivare per il coranavirus dell universita Insubria, Milano 9 settembre 2020. Ansa Filippo venezia
Test rapido salivare per il coranavirus dell universita Insubria, Milano 9 settembre 2020. Ansa Filippo venezia

PADOVA. Uno studio condotto da ottobre a dicembre scorsi su oltre 5.500 dipendenti dell'Università di Padova ha dimostrato l'efficacia del test salivare molecolare per la ricerca dell'infezione del virus SarsCov-2.

Dall'8 ottobre al 24 dicembre 2020, 5.579 dipendenti hanno aderito al programma, per un totale di 19.850 campioni salivari, valutati con tecnica molecolare per Ssrs-CoV-2.

Una piccola percentuale di persone ha abbandonato il programma dopo la prima raccolta, ma i restanti 5.350 dipendenti hanno ripetuto il test della saliva (con batuffolo di cotone, masticato al risveglio) da un minimo di 3 a un massimo di 5 volte, per 11 settimane. In questo lasso di tempo sono stati identificati 62 campioni positivi, con una frequenza dello 0,31%.

COME FUNZIONA. Il test salivare è diverso dal tampone tradizionale per la modalità di raccolta del materiale da analizzare (un tamponcino di cotone, masticato e inserito in un contenitore dotato di codice a barre abbinato alla persona, al posto dell’inserimento del tampone orofaringeo) ma, come il tampone tradizionale, consente la diagnosi di tipo molecolare.

LA RICERCA. Tutti i dipendenti positivi alla saliva sono stati sottoposti entro 24 ore al tampone nasofaringeo (Nps): i test hanno avuto una concordanza nel 98% dei casi.

L'unico paziente con test salivare positivo, ma nasofaringeo negativo,presentava una bassa carica virale (Ct>33).

Lo studio, pubblicato ora «International Federation of Clinical Chemistry and Laboratory Medicine», è stato condotto da ricercatori dell'Azienda di Padova, coordinati dal prof Mario Plebani, Direttore del Dipartimento interaziendale di Medicina di Laboratorio.

«Entro 24 ore dal risultato positivo - spiega il prof Pbelani - è stato attivato il tracciamento dei contatti per dipendenti e studenti che frequentano lo stesso ambiente di lavoro. Questo ha permesso di identificare tre altri dipendenti positivi, che sono stati immediatamente isolati, impedendo lo svilupparsi di focolai all'interno dell'Università»

LA CAMPAGNA.  Il test eseguito, che punta a identificare precocemente l’infezione da Sars-Cov-2 con test molecolari su campioni di saliva, a coinvolto oltre la metà dei docenti dell’Università di Padova. Il 60% dei professori, infatti, ha aderito allo screening e considerando che per il primo semestre sono attivi metà dei corsi, significa che più della metà del corpo docente è coinvolta.
 
L’Università ha poi messo a punto la seconda fase del programma, ovvero la distribuzione dei kit che contengono tutto quanto occorre per fare il test, dal foglio di accettazione e gli estremi del download per il referto online, alla provetta per raccogliere il campione di saliva con le etichette da applicare per l’identificazione.
 
L’Ateneo ha definito anche i punti di raccolta, localizzati nel complesso Paolotti di via Belzoni, a palazzo Storione in Riviera Tito Livio, nel complesso Beato Pellegrino in via Vendramini, al Vallisneri in viale Colombo, nell’edificio Pentagono in viale dell’Università a Legnaro, nella sede di Geoscienze in via Gradenigo, palazzo del Capitanio in piazza Capitaniato.
 
LA PROCEDURA INFORMATICA. Gli uffici del Bo hanno provveduto anche a sviluppare una procedura informatica per calendarizzare gli esami e regolare il flusso dati dall’Università all’Azienda ospedaliera che si è occupata delle analisi. La stessa disponibilità dei kit è stata notificata in tempo reale dagli incaricati del servizio ai dipendenti, così da evitare code e assembramenti nelle diverse sedi.
 
E grazie a un algoritmo gli esami sono stati effettuati in modo da non sovraccaricare il laboratorio di analisi e allo stesso tempo consentire l’effettuazione dei test con la cadenza prevista di venti giorni tra uno e l’altro.
 
Nel kit  ritirato era indicata la data in cui  depositare il campione di saliva in uno dei punti di raccolta - e la data del test successivo - poi una ditta specializzata si è occupata di prelevare tutti i campioni per consegnarli nel laboratorio analisi dell’ospedale. 
 
SCREENING DI MASSA. “La collaborazione tra la sanità regionale e il mondo universitario – ha detto il Governatore – prosegue e produce risultati sempre più importanti. Presentiamo con orgoglio quest’ultimo, che ha una prospettiva storica, perché per noi fa parte dell’evoluzione verso un sistema di test rapido di massa in autoscreening, abbinato alla spinta sulla ricerca dell’antigene. In prospettiva, il test salivare è fondamentale, perché, una volta appropriatamente testato con la sperimentazione, potrà diventare una risposta veloce e sicura, con procedure più semplici e dall’esito garantito”.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova