Due sorelline cinesi ma una sola sarà italiana

VICENZA Intanto gli industriosi cinesi si prendono avanti, ancor prima di avere o ambire alla cittadinanza italiana, provvedono a battezzarsi all’italiana. Liu Xin Yan, ad esempio, ha solo sei anni...
Un momento del sit-in in corso davanti alla Camera per chiedere il riconoscimento dello stato di cittadino italiano a tutti i figli di immigrati nati e cresciuti nel nostro Paese, oggi 27 aprile 2011 a Roma. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Un momento del sit-in in corso davanti alla Camera per chiedere il riconoscimento dello stato di cittadino italiano a tutti i figli di immigrati nati e cresciuti nel nostro Paese, oggi 27 aprile 2011 a Roma. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

VICENZA

Intanto gli industriosi cinesi si prendono avanti, ancor prima di avere o ambire alla cittadinanza italiana, provvedono a battezzarsi all’italiana. Liu Xin Yan, ad esempio, ha solo sei anni ma si chiama Giulia. Sua sorella, Liu Jin Yan ne ha nove e l’hanno chiamata Angela. Il papà Bruno (così gli piaceva) stende sul tavolo del bar l’«Europe China News» e ce lo illustra. Notizie di prima pagina (della quali dobbiamo fidarci non conoscendo il cinese): il «China News» anticipa che la legge dello ius solis (italiano è chi nasce in Italia) entrerà in vigore nel maggio del 2012. Come abbiano fatto a saperlo è a che punto siano le relazioni sino-futuriste non è dato sapere, ma la cosa è ben impaginata: di «spalla» abbiamo la retata di Prato (azienda cinese chiusa, 10 milioni di Iva evasa), in basso la notizia sui documenti falsi sequestrarti a Siracusa (immigrazione illegale, parecchi indagati ), all’interno la pagina politica mostra del facce dei membri del prossimo governo cinese (sette) e anche qui i cinesi di casa nostra si sono presi avanti.

Tutto molto spiritoso e molto suggestivo. Giulia, ad esempio, (Liu Xin Yan), nata a Valdagno nel dicembre del 2005, italiana resterà anche se in Italia c’è stata per pochi mesi; dopo essere venuta al mondo, infatti, Bruno e la moglie l’hanno riportata in Cina. In Cina si trova anche la sorellina Angela (Liu Jin Yan) che in Italia non c’è mai stata essendo nata lì e lì rimasta.

Il nostro governo saprà certamente mettere le giuste zeppe, ma nel caso dovesse valere esclusivamente la legge del suolo, abbiamo un caso con due sorelle nate a distanza di tre anni, l’una italiana e irrimediabilmente cinese la seconda soltanto perché nate in emisferi diversi.

Papa Bruno sorride come sorridono i cinesi che dicono di sì fino a che le domande non diventano troppe, dopo se la squagliano. Apprendiamo comunque che Bruno è titolare di regolare permesso di soggiorno, che intende riunire la famiglia il prima possibile, legge di cittadinanza permettendo o vietando, e che il «China News» porta buone notizie (si può acquistare nelle stazioni e nei negozi cinesi). Italiano lo è già di fatto, culturalmente accettato e universalmente riconosciuto, promosso a oste nel bar gestito da lui e da sua moglie in un quartiere della periferia vicentina dove non esiste il «race divide» e non bastano certo due occhi a mandorla per fermare la forza della tradizione, bar nel quale gli avventori (quasi esclusivamente pensionati occupati a giocare a carte e a bestemmiare il governo) si rivolgono loro in dialetto stretto per ordinare cose venetissime (ombre e assaggini) avendone indietro un ottimo servizio; quel che non manca loro è la nostalgia o il minimo rimpianto per come erano trattati prima (la vecchia gestione, tradizionalmenre radicatissima, purtroppo ha ceduto ai colpi dell’età). I signori pensionati, tra un bianco e un bocconcino di baccalà, corteggiano la signora Liu Xan Yan (Dina), commentano gli ultimi successi di Monti trasmessi dallo Sky News perennemente acceso e battono il fante richiamando a voce alta l’attenzione della Dina. Da veri signori fanno battute galanti, cavallerescamente come uomini che non faranno mai differenza di beltà e tantomeno di razza quando si tratta di donne. Figuriamoci se si tratta di cittadinanza.

Emilio Randon

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