È sotto processo: capolista del M5S escluso dalla lista delle comunali nella Marca
Clamorosa esclusione del capolista M5S di Castelfranco Veneto a due settimane dal voto: non è più candidato, l’ha deciso il capo politico Vito Crimi

CASTELFRANCO VENETO. Andrea Bambace non sarà più candidato, e quindi tantomeno capolista, della lista del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni amministrative di Castelfranco Veneto. La decisione è stata presa dal capo politico ad interim del M5S, Vito Crimi, dopo la presentazione della lista, alla luce dei carichi penali pendenti nei confronti del consigliere comunale uscente, già candidato alla fascia tricolore nel 2015.
La fedina penale di Bambace è immacolata, ma sta affrontando una causa legale che lo vede imputato di violenza privata e lesioni personali nei confronti della sorella a seguito di una lite avvenuta il 26 marzo 2016 scoppiata in relazione alla gestione dei soldi della madre, deceduta nel dicembre scorso.
Regole interne
Le regole del Movimento 5 Stelle per le candidature, oltre che alla fedina penale pulita, prevedono anche una valutazione dei carichi penali della persona interessata. E in questo caso si è ravvisato che la sua vicenda giudiziaria fosse incompatibile con la candidatura. Il tutto è avvenuto a liste già presentate entro il termine previsto. Bambace – che questa vicenda preferisce non dichiarare nulla – ha preso atto della decisione e ha ritirato la sua candidatura.
Il ruolo di capolista nella lista che sostiene la candidatura di Cristian Bernardi è passato a Rosalia Maccarone, che era la numero due, e al posto di Bambace non è stato inserito un altro candidato. La causa tra Bambace e la sorella approderà in tribunale nei prossimi giorni: la prima udienza, prevista per il 3 marzo, era stata rinviata per l’emergenza Covid.
Tensione in famiglia
Tutto è scoppiato quando Bambace ha scoperto degli ammanchi importanti nei conti della mamma anziana: secondo le accuse, il consigliere avrebbe attribuito la responsabilità alla sorella andando su tutte le furie. Poi avrebbe impedito alla sorella stessa di chiamare aiuto col cellulare bloccandole con forza il braccio, poi portandoglielo via.
Quindi, chiuso nel bagno, avrebbe cancellato tutti i precedenti messaggi di tenore non certo gentile che le aveva inviato in precedenza. Nel capo d’imputazione si legge che il fratello Andrea le aveva causato «lesioni personali consistite in ematoma terzo medio dell’avambraccio dalla quale derivava una malattia del corpo pari a 20 giorni».
Il processo
La sorella, assistita dall’avvocato Simone Guglielmin, si è costituita parte civile nel giugno dello scorso anno, mentre Andrea Bambace, attraverso il legale Marco Furlan, ha respinto tutte le accuse ed è convinto di poter dimostrare la sua totale estraneità ai fatti contestati. Un alterco ad alta tensione che è stato il culmine di una diatriba familiare che si trascinava da tempo e che riguardava la gestione delle sostanze dei genitori mentre erano ancora in vita. —
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