Regionali e Autonomia, un’altra fumata nera nel centrodestra: trattative sospese per i venti di guerra

Respinti i blitz di Salvini e Calderoli per chiudere sul Stefani e sulle prime intese. Lupi: «Non abbiamo parlato del voto». Tavolo riconvocato per oggi alle 11

Laura Berlinghieri
Roberto Calderoli e Matteo Salvini
Roberto Calderoli e Matteo Salvini

Il tentativo del segretario leghista Salvini di chiudere su Alberto Stefani: respinto. Il tentativo del ministro Calderoli di raggiungere l’intesa almeno sulle prime tre materie non Lep dell’Autonomia: respinto pure lui.

Il tavolo di centrodestra di ieri – presenti anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari – si è concluso con l’ennesima fumata nera. Complice, tra l’altro, una comprensibile interruzione: la premier Meloni convocata al telefono, insieme agli altri leader europei, dal presidente polacco Donald Tusk.

E i suoi vice Salvini e Tajani, allora, lasciati soli a discutere. Mentre se ne erano già andati il ministro Francesco Lollobrigida e il responsabile organizzativo di FdI Giovanni Donzelli, a colloquio con la premier prima del tavolo.

E, quindi, il risultato del vertice? Molto magro, stando anche alle laconiche dichiarazioni della serata, rilasciate dal solo Maurizio Lupi, decisamente azionista di minoranza del tavolo. «Non abbiamo parlato di Regionali, perché l'argomento dell'incontro era un altro». L’Autonomia: «Si va avanti nel percorso, con i passaggi formali che si dovranno fare». E poi: «Se ci dovremo rivedere? Certo». Secondo round già oggi: il tavolo è stato riconvocato per le ore 11. Ma non è affatto detto che anche stavolta sarà risolutivo.

In ogni caso, ieri, nell’ora abbondante di incontro andato in scena a palazzo Chigi, di qualcosa pur si è parlato.

Di elezioni regionali, prima di tutto. Con il tentativo, si diceva, del vicepremier Salvini di provare a chiudere sul nome di Alberto Stefani, incoronato ufficialmente una settimana fa.

«Mi auguro che il centrodestra scelga in fretta, anche perché la Lega non ha preteso alcun candidato. Noi siamo pronti da tempo, abbiamo le liste pronte in tutte le province» spingeva il segretario a Campolattaro, in provincia di Benevento, prima di andare a Roma per il vertice.

Ma è ancora troppo presto, sostiene Meloni. C’è tempo fino al 3 ottobre: ultimo giorno possibile per l’indizione del voto, quando i candidati dovranno necessariamente essere noti. Mancano più di venti giorni, e comunque le elezioni nelle Marche saranno prima.

E quindi c’è tempo, per la premier. Per la quale la telefonata di ieri di Tusk si sarebbe rivelata un assist inatteso, per arginare il blitz del suo vice. E non solo: il vicepremier avrebbe pure provato a mettere sul tavolo la questione delle elezioni in Lombardia: in programma nel 2028, e allora figuriamoci.

Risultati portati a casa dal segretario del Carroccio? Mezzo. I toni distesi del faccia a faccia con Tajani, ultimamente impegnato a mortificare qualsiasi ambizione del suo compagno di vicepresidenza. Ma questa volta l’incontro, assicurano fonti leghiste, potrebbe condurre all’agognato accordo. Però i malumori tra certi Fratelli d’Italia, che proprio non riescono a capire perché “regalare” il Veneto alla Lega: ecco, questa è tutt’altra questione.

E, a proposito di “altre questioni”: l’Autonomia. Ieri è stato trasmesso al Senato il disegno di legge delega sui Lep. E così Calderoli (e pure Luca Zaia) avrebbe voluto annunciare l’intesa raggiunta quantomeno sulle tre materie non Lep di protezione civile, professioni, previdenza complementare e integrativa, con l’aggiunta della sanità. In realtà, la discussione è stata molto tecnica, e dedicata soprattutto alle coperture finanziarie. Ennesima fumata nera: il refrain della politica degli ultimi tempi. —

 

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