Fiere, prove di fusione fra Rimini e Bologna Vicenza sta a guardare
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Aggregazione in vista nel mondo fieristico. Rimini e Bologna hanno tutta l’intenzione di sposarsi per dare vita, col contributo marginale ma luccicante dell’oro di Vicenza, a un gruppo vicino ai 400 milioni di euro di fatturato. Di ieri l’annuncio dal quartier generale riminese di Italian Exhibition Group, che ha in pancia Vicenza: «Il cda - si legge nel comunicato - ha manifestato il proprio interesse a valutare un’operazione di integrazione con il gruppo Bologna Fiere conferendo mandato al presidente e all’amministratore delegato di approfondire la fattibilità dell’operazione con il management della società felsinea».
A velocizzare la pratica è stato il coronavirus: il lockdown ha colpito duramente il settore fieristico e gli azionisti pubblici emiliano-romagnoli si sono resi conto che unire le forze in questo momento di difficoltà potrebbe essere il modo rilanciare gli investimenti e scommettere su un futuro di sviluppo. Conta molto la politica e in particolare la Regione Emilia Romagna, guidata da Stefano Bonaccini, azionista tanto di Ieg con il 4,7 per cento, quanto di Bologna Fiere, con l’11,56 per cento. Comuni e Camere di commercio fanno il resto con i due sindaci, Andrea Gnassi e Virginio Merola, convinti a spingere sull’acceleratore. «Credo che sia nell’interesse di Bologna e Rimini, come d’altra parte della regione Emilia Romagna - ha detto Gnassi, primo cittadino di Rimini - di verificare appieno tutte gli strumenti e le opportunità di sviluppo industriale, economico, occupazionale per un possibile, anzi auspicabile, percorso aggregativo delle nostre Fiere». «Oggi il futuro è aggregazione, per essere competitivi - ha ribadito il concetto il collega bolognese Merola -. E quindi le nostre fiere devono diventare un’unica fiera, che sarà la seconda in Italia».
Entrambe le realtà hanno archiviato i bilanci 2019 come i migliori di sempre: Ieg con un fatturato vicino ai 180 milioni e Bologna Fiere a quasi 200 milioni. Certo, il 2020 si è aperto come peggio non poteva e la scelta di accelerare le trattative di integrazione, che andavano avanti senza troppo costrutto dalla notte dei tempi, è spiegabile proprio con l’emergenza del momento. Quel che è certo è non sarà una passeggiata di salute. Col prezzo di Borsa sceso a 3 euro, la capitalizzazione di Borsa di Ieg è ora pari a 90 milioni di euro, mentre sulla base dei dati di Bologna il capitale sociale è di oltre 100 milioni. Facendo i calcoli a spanne e ipotizzando una valutazione analoga delle due società (Bologna è più grande ma ha una situazione debitoria più pesante), il peso di Vicenza nella nuova società subirebbe una sorta di dimezzamento, scivolando dal 19 per cento attuale al di sotto del 10 per cento. Quanto ai soci berici, la loro possibilità di incidere in questo affare è scarsa. Faranno le valutazioni del caso al momento del via libera all’operazione, con un occhio al futuro della Fiera di Vicenza: è ancora in ballo il piano di investimenti da 50 milioni per rifare i connotati al quartiere di via dell’Oreficeria. —
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