Forum Ambrosetti, industriali veneti irritati: «Troppi ritardi sulle Regionali e sul dopo Zaia»
Al Forum Ambrosetti di Cernobbio cresce il malumore tra imprenditori veneti per le incertezze sul candidato alla presidenza del Veneto. Il dopo-Zaia resta un rebus, mentre pesano le dinamiche romane e l’attesa per le elezioni nelle Marche


Chi ha frequentato almeno una volta il Forum Ambrosetti di Cernobbio, che quest’anno festeggia il cinquantenario, sa che gli argomenti più spinosi vengono trattati intorno ai tavolini di villa d’Este tra una pausa e l’altra dei vari panel di dibattito. Non ci vuole la sfera di cristallo per immaginare che, seduti a prendere un caffè con i loro pari grado, gli industriali veneti e i capi delle associazioni della regione, si stiano sfogando sui ritardi che la politica romana impone ai mondi produttivi, senza curarsi che il tempo vola e gli affari pure: affari che prendono velocemente altre direzioni, se non ci sbriga a cogliere l’attimo.
Quindi, pur con la dovuta tara riservata ai portatori di interessi, è altamente probabile che i big del Carroccio, Salvini in primis, non mentano nel riportare il disagio di “color che son sospesi”: se pure la gran parte di questi mondi voti per la Lega e da un trentennio per il centrodestra di berlusconiana memoria, manager e tycoon sono irritati dal non poter confrontarsi già con il probabile futuro presidente della regione. E di esser costretti a stare lì “en attendant Godot”, ovvero un fantomatico personaggio che le signorie capitoline non si degnano di palesare ai loro occhi prima che il gallo canti: cioè prima che le urne emettano il verdetto su chi guiderà la regione di qui ai prossimi anni.
Prima i balletti di «una regione a me e una a te», del «ti diamo il Veneto ma noi ci prendiamo la Lombardia» (tra tre anni!), del «va bene il candidato alla Lega, ma no alla lista Zaia», o del «no un terzo mandato ma sì a Zaia capolista del Carroccio»: e ora l’ultima trovata, che svela le logiche regolatrici dei rapporti di forza nelle coalizioni politiche. Quella del «se perdiamo nelle Marche, allora non esiste che la Lega e Forza Italia siano gli unici ad uscire vivi dalle Regionali».
Infatti, l’ultimo argomento che va per la maggiore risuona con la stessa grazia di un brano dodecafonico alle orecchie di chi ha poca pratica con la legge che regola le dinamiche romane: quella che nella iconica serie tv “Romanzo Criminale” veniva riassunta con la battuta “stecca para ppè tutti”, frase che - tradotta dal brutale codice malavitoso - significa ripartire equamente ogni ricavo tra i protagonisti di una qualsivoglia alleanza. In pratica, se la settimana prossima l’atteso vertice dei leader Meloni, Salvini, Tajani per sbloccare la candidatura in Veneto non si terrà, forse bisognerà aspettare l’esito delle elezioni del 29 settembre nelle Marche per sapere se il dopo-Zaia andrà gestito ancora dalla Lega.
Perché nel caso di una sconfitta del candidato meloniano Francesco Acquaroli insidiato dal dem Matteo Ricci, alla premier potrebbe venir voglia di negare il Veneto a Salvini, visto che la Lega già governa tre regioni al nord e FdI nessuna: con il rischio di terremotare la Lega e la coalizione di governo, pur di vantare la vittoria di un suo candidato governatore nel test di mid term di questo autunno. Con buona pace di tutte quelle categorie produttive che vorrebbero poter pianificare qualcosa prima di ritrovarsi a capo scoperto sotto le piogge novembrine. Certo, diventerebbe complicato rimangiarsi un via libera al Carroccio già sdoganato anche da Forza Italia, ma in politica regna il dogma (urticante a chi fa impresa), «mai decidere oggi quello che puoi decidere domani». —
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