Giorgione e l'enigma del carro, agli Eremitani una mostra tra arte e storia
Apre ai Musei Eremitani la mostra-evento per la stagione invernale 2010-2011. L'enigma del "carro" simbolo dei Carraresi sul quadro più famoso del Giorgione, "La tempesta". Tutti i misteri, i dubbi e i simboli di uno degli artisti più enigmatici del Quattrocento

PADOVA. La mostra «Giorgione a Padova, l'enigma del Carro» si apre al Museo Eremitani e resta in cartello, grande evento culturale, dal 16 ottobre fino al 16 gennaio. Si propone soprattutto di mettere in luce un aspetto della produzione artistica, fortemente innovativa, dell'artista di Castelfranco: la forte liaison di ispirazione che cattura il genio di «Zorzi» e lo porta a ritrarre aspetti, anche misteriosi, della città del Santo soprattutto nei suoi rapporti con Venezia.
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Cupo e sinistro il fondale temporalesco de La Tempesta di Giorgione. Al grande pittore, seguace di una setta neoplatonica di adoratori del Sole Invitto con il sodale, amico, ispiratore ed amante, il coltissimo «bambino prodigio» Giulio Campagnola, piaceva dipingere per enigmi, molti capolavori sono cosparsi di messaggi criptati. Pare che il paesaggio tenebroso sia la proiezione emotiva di un fatto di sangue: l'esecuzione del patrizio padovano Niccolò De Lazara, impiccato tra Marco e Todaro in piazzetta, luogo demandato agli assassinii di Stato.
De Lazara, governatore Agostino Barbarigo, vuole organizzare la cacciata dei veneziani, in occasione della deviazione del Brenta da parte del governo della Serenissima che provoca esondazioni a catena. Cerca la collaborazione di Annibale Capodilista che, in perfetto stile padovano (il marchio di Antenore è, allora, nel dna cittadino) lo tradisce ricavandone dignità equestre e un sostanzioso vitalizio.
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E' solo un esempio della raffica di condanne a morte e all'esilio, di confische di beni,
con cui Andrea Gritti cerca di ammaestrare l'aristocrazia padovana. L'ostilità a San Marco permane dopo il 1509, anno terribile che vede con la sconfitta di Agnadello,
l'umiliazione politica e militare della Dominante, ma anche la rivincita veneziana proprio a Padova dove l'imperatore Massimiliano, respinto al bastione della Gatta, è costretto a togliere l'assedio alla città. Gli ingredienti della vittoria sono le nuove
difese murali con bastioni e guasti, l'impegno sul campo di arsenalotti, mercenari (gli stradiotti), fanti di Brisighella, ma soprattutto di una milizia contadina, folta e combattiva, fedele a Marco. I guasti, per eliminare qualsiasi edificio o albero, fino a mille metri dalle mura, che potesse servire da riparo all'aggressore, cambiano la fisionomia della città: ville e palazzi sono rasi al suolo, i suggestivi «viridari», polmone verde attorno al centro cittadino, vengono distrutti.
In questi anni la peste infuria una stagione dopo l'altra: Padova carrarese nel 1397 contava 34 mila abitanti, Padova veneziana nel 1435 appena 18 mila. Non c'è da stupirsi che i cittadini considerassero il recente passato sotto il dominio della signoria carrarese una vera e propria età dell'oro rispetto ai nuovi tempi di collasso economico e sanitario. Questo sentimento diffuso, soprattutto tra i potentati, chè agli altri restavano solo gli occhi per piangere, rese drastica e prolungata l'epurazione veneziana.
Ciò fa dell'«enigma del Carro» una sciarada difficile. Il cosiddetto «paeseto», questa intrigante rappresentazione di Giorgione, è, secondo gli studi più accreditati, Padova: lo dice la torre di Ezzelino, il ponte di San Tommaso, la cupola della chiesa del Carmine dove lavorava Giulio Campagnola, l'ansa del fiume a protezione della mura. L'ambiente complessivo, sublimato dal camuffamento artistico non è di facile ricostruzione, anche perchè queste mura e queste torri «fotografano» lo stato dei luoghi precedente allo scontro con l'Asburgo. Sulla torre centrale è nitido l'emblema carrarese, mentre su una torre più lontana si scorge la figura di un animale che potrebbe essere il leone veneziano. Strana compresenza, strano soprattutto che Giorgione abbia il coraggio, in un periodo ancora fiammeggiante di fuochi anti-carraresi e di speciale sorveglianza, di imprimere l'emblema di una signoria condannata alla damnatio memoriae su una torre, simbolo di potenza e dominio: come disegnare un fascio littorio su una parete del Cremlino.
Ma forse quello che conta, quello che salva è l'intenzione: il Carro è uno stigma che deve servire da monito. Attenzione, i padovani sono ancora inclini al tradimento
Giorgione a Padova, l'enigma del Carro
Musei Civici agli Eremitani
piazza Eremitani, 8 - Padova
Informazioni allo 049.2010010
Biglietti
Intero: 8 euro
Ridotto: 5 euro
Ridotto speciale: 4 euro
Gratuito: bambini fino a 6 anni, disabili
Prenotazione
Facoltativa per i visitatori singoli: 1 euro a persona
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
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