Giovanni Artico lascia la Regione non è più dirigente

VENEZIA. Giovanni Artico, il dirigente regionale finito sotto inchiesta per corruzione nel procedimento per il Mose si è dimesso. Ufficialmente per «ragioni personali» e martedì, la giunta regionale, all’unanimità ha approvato il provvedimento proposto dall’assessore Gianluca Forcolin. Dall’1 dicembre non sarà più un dipendente della Regione Veneto. Una mossa che toglie dall’imbarazzo il presidente Luca Zaia e il suo vice Forcolin, dopo l’interrogazione presentata dal Pd Piero Ruzzante, il quale aveva chiesto lumi sul nuovo incarico affidato ad Artico, trasferito dall’ufficio dal quale, stando all’accuse, aveva commesso un grave reato a quello Bilancio e Patrimonio. Come, del resto, con la stessa delibera era accaduto ad un altro dirigente regionale, Franco Fior, implicato in un’altra inchiesta giudiziaria per la quale un mese fa è stato condannato a tre anni di reclusione.
Artico, dopo che la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio, ha avanzato la richiesta di rito abbreviato e la sua posizione verrà discussa davanti al giudice veneziano Andrea Comez l’11 dicembre prossimo, mentre la sentenza è prevista otto giorni dopo. A difenderlo è lo stesso legale, l’avvocato Rizzardo Del Giudice, per il quale Artico è finito sotto processo. Secondo il capo d’imputazione, infatti, il dirigente regionale, quando stava nel Comitato di sorveglianza per l’emergenza dei canali navigabili in laguna, si sarebbe messo a disposizione di Piergiorgio Baita e Claudia Minutillo del Gruppo Mantovani nell’ambito dell’accordo di programma «Moranzani» per accelerare l’iter del procedimento delle opere, in cambio di incarichi di consulenza per l’avvocato Del Giudice, evidentemente oltre che difensore anche suo amico. Per quei favori a Baita e Minutillo, inoltre, avrebbe ottenuto l’assunzione come impiegata della figlia alla «Nordest Media», controllata dal Gruppo Mantovani.
Giorgio Cecchetti
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova