Nonnismo in Aeronautica contro Giulia Schiff, il pm: «Un anno di reclusione»

Otto militari accusati di violenza privata aggravata e lesioni personali aggravate per le frustate all’allieva in occasione del battesimo del volo nel 2018 e le spinte contro l’ala di un aereo 

Alessandro Abbadir
Giulia Schiff
Giulia Schiff

«Un anno di reclusione». Questa la richiesta del pm Antonio Sgarella al Tribunale di Latina per gli atti di nonnismo di cui sono accusati otto militari dell’Aeronautica italiana nei confronti dell’allora allieva pilota Giulia Schiff.

L’episodio risale al 2018, in occasione del famoso “battesimo del volo” della giovane mirese.

I militari sono accusati penalmente dei reati di violenza privata aggravata e lesioni personali aggravate.

Nel dettaglio i sergenti del 70º Stormo dell’Arma Azzurra sono finiti sul banco degli imputati con accusati di aver colpito circa cento volte la collega Schiff contro la sua volontà, di averla spinta contro l'ala di un aereo e di averla poi buttata in una piscina.

Giulia Schiff ora vive in Israele con il marito, ucraino – israeliano con il quale ha combattuto negli anni scorsi sul fronte ucraino nella guerra contro la Federazione russa.

Successivamente si è occupata di fornire aiuto alla popolazione civile ucraina attraverso una Ong e poi, dopo essersi sposata con rito ebraico in Veneto, si è trasferita in Israele con il marito dove attualmente risiede.

Schiff da poco è mamma. L’altro giorno l’ex allieva pilota si è presentata in aula con le medaglie ricevute dall’Ucraina per l’azione svolta sul loro terreno e anche con il figlioletto nel passeggino.

«Anziché prendere parte a un rito che dovrebbe essere stupendo, iniziai a essere frustata con dei rami di alloro» ha riferito in aula l’ex allieva pilota, costituitasi parte civile con l’avvocato Massimiliano Strampelli «Le frustate erano dolorose, sentivo un fortissimo bruciore dove mi avevano colpito» ha aggiunto.

Anche l’avvocato Massimiliano Strampelli in aula è stato molto duro nelle sue dichiarazioni. «Per Giulia» ha detto l’avvocato Strampelli «quel rito ha rappresentato una vera e propria Via Crucis e si è trattato di un’imboscata. Il tutto sotto gli occhi complici degli ufficiali di inquadramento».

La parte civile ha chiesto anche il risarcimento per danno esistenziale pari a 60 mila euro per Giulia Schiff.

Di tutt’altro tenore l’opinione dell’avvocato degli imputati, Michela Scafetta. «La parte civile e la Procura hanno visto un processo che non corrisponde a quello emerso dagli atti dell’istruttoria» sottolinea dopo l’ultima udienza «Riteniamo i nostri assistiti completamente innocenti rispetto alle accuse di cui devono rispondere in questo processo».

Il processo davanti al giudice Mario La Rosa riprenderà lunedì prossimo, 22 settembre, per le arringhe dei difensori.

Successivamente la sentenza è prevista comunque per il mese di ottobre.

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