Gli «esecutori» mancati due albanesi di Treviso

venezia. L’operazione Terry, dal nome dell’imbarcazione che Francesco Crosera voleva far distruggere per non pagare quanto gli veniva chiesto dal cliente a cui aveva costruito la barca, ha riguardato 22 persone. In manette sono finiti Domenico, Fortunato e Carmine Multari. I primi due residenti a Zimella (Verona), l’ultimo a Lonigo (Vicenza). Manette anche per Francesco Crosera, l’imprenditore nautico veneziano con cantiere a Portegrandi di Quarto D’Altino e residente a Meolo. A Crotone invece è stato arrestato Attilio Mancuso. Sempre a Crotone sono stati messi ai domiciliari Antonio Multari, figlio di Domenico e Mario Falbo, considerati dei “manovali”, come lo è Mancuso. Restando in casa Multari è stato denunciato a piede libero Alberto, l’altro figlio di Domenico. Sempre a piede libero sono stati denunciati i due albanesi residenti a Mareno di Piave (Treviso) ingaggiati da Crosera perché bruciassero la barca che aveva realizzato per l’imprenditore friulano, residente in Svizzera. I due, dopo avere intascato 60mila euro per causare l’incendio, non hanno nemmeno tentato di bruciare l’imbarcazione e invece si sono fatti consegnare denaro dall’imprenditore svizzero per raccontargli la storia dell’attentato. Indagato anche l’albanese che Crosera aveva assoldato per uccidere uno degli albanesi che lo avevano “tradito” con il cliente e che gli era costata una denuncia. Ieri sono stati compiute una ventina di perquisizioni a Zimella, Lonigo, Quarto d’Altino, Crotone, Meolo, Mareno, Genova e Ancona. Perquisizioni che in parte sono servite per acquisire documenti. Infatti si tratta di società o persone che hanno acquistato beni immobili messi all’asta e riconducibili ai Multari o ai due imprenditori distrutti dagli “intoccabili”. —
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