Gribaudi: «Giusta la protesta dei Sì Tav a Torino. Questo Paese ha voglia di crescere»

Parla l'imprenditrice-manager della Keyline e presidente della Fondazione Musei civici di Venezia 

VENEZIA. Completare le infrastrutture per sostenere la crescita a Nordest e investire nella cultura, per dare ulteriore prestigio a Venezia, area metropolitana tra le più competitive in Europa. Mariacristina Gribaudi, è amministratrice unica di Keyline, azienda di Conegliano che produce chiavi e macchine duplicatrici meccaniche ed elettroniche. Nel dicembre 2015 diventa presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia che raccoglie 11 siti, tra cui Palazzo Ducale, che racchiudono un tesoro immenso di oltre 200 mila opere d’arte e 2 milioni di reperti naturalistici. La manager è anche amministratrice indipendente di H-Farm, azienda quotata in Borsa a Milano.

A Torino si è rivista la società civile scendere in piazza trascinata dalla “madamine” per chiedere il completamento della Tav Lione- Torino: che segnale arriva dal Piemonte in materia di infrastrutture?

«Dalla mia città natale, Torino, è arrivato un segnale importante: questo Paese ha voglia di crescere, vuol stare al passo con i tempi, non vuole perdere altre occasioni di sviluppo. E le infrastrutture sono un asse strategico per uno sviluppo, anche se di tipo sostenibile».

Anche il Veneto attende il completamento di alcune opere fondamentali: la Tav Milano-Venezia con gli appalti del tratto Brescia-Verona-Vicenza e poi l’autostrada Pedemontana. I partiti di governo hanno idee opposte: Salvini le vuole, Di Maio tira il freno. Lei che dice?

«Oggi si vanno delineando nuove tratte negli scambi economici ed è indubbio che l’Italia si trova, anche per la sua conformazione geografica, al crocevia. Non si può rimanere a guardare gli altri Paesi, non solo la Cina, che si stanno strutturando anche in termini infrastrutturali. Per chi fa impresa e innovazione servono reti digitali veloci, ma anche strade, ferrovie, ponti, aeroporti, e quindi la Tav e la Pedemontana.

I dati Istat e della fondazione Nordest e dell'Istat confermano che il Veneto e il Nordest crescono a una velocità simile a quella della Westfalia e della Baviera in Germania. Cosa bisogna fare per garantire lo sviluppo?

«Bisogna che ciascuno faccia bene il proprio mestiere. Io quello di imprenditore, il sindaco quello di amministratore, il parlamentare quello di legislatore, e così via. Ma poi è necessario agire con una visione d’insieme condivisa e un piano strategico integrato che miri nella stessa direzione. Oggi la competizione globale non è più tra Stati, ma tra aree metropolitane. E Venezia è ai primi posti nel mondo per attrazione di talenti».

Confindustria e Confartigianato hanno espresso perplessità sulla manovra economica del governo; mancano risorse per gli investimenti e si aumenta la spesa pubblica. Lei condivide le critiche?

«Il Paese, le imprese, chi ci mette ogni giorno la faccia, hanno bisogno di credibilità, anche per attrarre gli investimenti internazionali. Non si può dare l’impressione di voler prendere scorciatoie o venir meno agli impegni condivisi. Per quanto riguarda la manovra, il dibattito è ancora in corso. Attenderò di vederne il seguito, perché magari le cose cambiano in corso d’opera. Al momento le perplessità sono superiori alle positività. Bisogna investire sul lavoro, non sulla rendita».

Il Veneto non è solo eccellenza nella manifattura industriale ma con la sua rete di musei, biblioteche, chiese e ville affrescate vanta uno dei patrimoni culturali più importanti d’Italia. Secondo lei nella classe politica locale c’è piena consapevolezza di questa immensa risorsa e cosa si dovrebbe fare per valorizzarla ulteriormente?

«Per l’esperienza che ho, posso dire di aver trovato amministratori, come il sindacoLuigi Brugnaro che mi ha chiamato alla presidenza della Fondazione dei musei civici veneziani, consapevoli dell’immenso valore del nostro patrimonio e desiderosi di gestirlo in un’ottica innovativa, per stare all’altezza di quanto avviene nei principali paesi del mondo, con logiche di maggiore efficienza e meritocrazia. Ed è quello che insieme ai collaboratori dei musei veneziani stiamo cercando di fare ogni giorno. I risultati - in termini di numeri - ci stanno dando ragione».

Venezia invasa da milioni di turisti "mordi e fuggi" e dall'acqua alta: è giusto mettere un ticket per gli ingressi giornalieri e bloccare gli accessi con i varchi? E il Mose quando verrà completato, secondo lei?

«Usciamo dalle rappresentazioni scontate di Venezia e non mescoliamo tutto. Sul Mose, come ribadito dal primo cittadino dopo l'ultima acqua alta, la città non può più aspettare. E' a rischio il suo futuro, in caso di maree eccezionali. Sul turismo è necessario provare a sperimentare nuove gestioni di flussi, soprattutto nei momenti di grandi presenze, con un sistema di prenotazioni. Il percorso è lungo, ma si è già indicata una strada. Cominciamo invece a raccontare una Venezia lenta, con tantissime meraviglie ancora da scoprire, con le sue isole e l'esigenza che per viverla a pieno servono più giorni di visita.

Il suo bilancio come presidente della Fondazione Musei di Venezia

«Preferirei che fossero gli altri a dirlo. Io ha lavorato in questi anni nel fare squadra insieme a tutto il CdA, trovando ottime professionalità, portando elementi di innovazione, che nella mia azienda avevo già sperimentato. Ciò di cui sono soddisfatta? Di aver portato il wifi in tutte le sedi, di aver dotato i nostri musei di un punto dove le mamme possano trovar sollievo e un luogo pulito per allattare i neonati, di aver allungato l'orario di apertura fino alle 23 nel weekend. Insomma di aver reso i musei più fruibili a tutti, perché ciascuno deve poter gioire e godere le nostre meraviglie, senza per questo rinunciare alla sicurezza, che è stata potenziata. Abbiamo anche avviato numerosi accordi collaborazione sul territorio per far conoscere il nostro immenso patrimonio, da Treviso a Castelfranco, da Bologna a Reggio Emilia. Sono particolarmente orgogliosa di due mostre realizzate al Ducale: quella per i 500 anni di Tintoretto, un omaggio dovuto, e quella per il centenario di Porto Marghera, un’occasione per riflettere sullo sviluppo del polo industriale».

Ha corso la maratona di Venezia qualche settimana fa con l'acqua alta?

«No, purtroppo una fastidiosa sciatalgia, con cui combatto da tempo, me lo ha impedito. E poi per correre una maratona ci vuole tempo per prepararsi adeguatamente, tempo che in questo momento mi manca. Certo che quelle immagini mi hanno riempito di gioia.. Perché la fatica di quell’ultimo tratto è stata ancora maggiore per l’effetto frenante dell’acqua. Ma lo sport è anche questo. Ed è correndo le maratone che ho imparato ad essere resiliente». —


 

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