I fratelli Bison e le mazzette di famiglia

In tre ore di interrogatorio gli imprenditori di Jesolo hanno chiarito la loro posizione sui 140mila euro a Esposito e Borrelli
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 14.04.2016.- Udienza preliminare Processo Mose. Tribunale , Piazzale Roma. PM Stefano Ancilotto. PM Stefano Buccini.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 14.04.2016.- Udienza preliminare Processo Mose. Tribunale , Piazzale Roma. PM Stefano Ancilotto. PM Stefano Buccini.
VENEZIA. Oltre tre ore davanti al giudice per le indagini preliminari di Venezia, Alberto Scaramuzza, nelle quali «i fratelli Bison hanno chiarito le loro posizioni che restano comunque marginali. Sono imprenditori perbene che si trovano in una situazione per loro inimmaginabile», spiega l’avvocato Riccardo Mazzon che assieme a Barbara Longato difende Lara Bison, 40 anni di Jesolo, e Fabio Bison, 38 anni di Cavallino-Treporti, figli dell’imprenditore Aldo Bison, 65 anni, fondatore e titolare del “Gruppo Bison srl”. I figli di colui che a Jesolo è conosciuto come “il re del cemento” si trovano dall’alba di venerdì agli arresti domiciliari, mentre il padre è detenuto a Pavia nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione che ha travolto l’Agenzia delle Entrate, la Finanza, Cattolica Assicurazioni, imprenditori, commercialisti e un giudice tributario. Scrive il gip nell’ordinanza che «I familiari del Bison sono perfettamente a conoscenza delle condotte corruttive e vengono utilizzati come tramite con i commercialisti, come procacciatori delle somme prezzo della corruzione, come strumenti di consegna ai pubblici funzionari, anche se con un diverso grado di responsabilità individuale». La famiglia Bison è accusata di aver allungato 140mila euro (e 160mila erano promessi) ai funzionari dell’Agenzia delle Entrate Elio Borrelli e Massimo Esposito per ritardare gli accertamenti fiscali e sbloccare i rimborsi dell’Iva.


Ieri dunque, prima Fabio e poi Lara Bison sono stati sentiti a Venezia dal gip per l’udienza di garanzia. Entrambi hanno parlato, una scelta controcorrente rispetto a quella fatta da buona parte degli altri indagati che hanno deciso invece per il silenzio. «Dalle intercettazioni risulta qualcosa, ma è chiaro che la realtà può essere fraintesa», spiega l’avvocato Mazzon, «Davanti al giudice abbiamo ricostruito i fatti e nei prossimi giorni saremo a disposizione per farci sentire dal pm. Siamo convinti che il chiarimento di oggi possa dare i suoi frutti». Quello che traspare dalle intercettazioni inserite nell’ordinanza per quanto riguarda i fratelli Bison è sì un ruolo marginale, ma comunque attivo. Come quando, il 7 ottobre 2016, Fabio partecipa con il padre all’incontro con Elio Borrelli all’hotel Holiday Inn nel quale l’imprenditore allunga al funzionario delle Entrate una busta (con denaro?) che Borrelli mette nel taschino della camicia. Annuisce con un serafico
«Ho capito»
, Fabio Bison, quando Borrelli gli annuncia:
«Dopodiché tutti gli altri (
accertamenti fiscali, ndr)...
2012, 2013 quello che è... sono tutti bloccati! Il direttore ha fatto una riunione stamattina e ha fermato tutto»
. È sempre Fabio che tiene i rapporti con l’avvocato che segue il fronte penale delle contestazioni fiscali, lamentandosi però con Borrelli che
«la mia capacità di persuasione è limitata»
. È lo stesso Borrelli che allora si offre di andare personalmente dal legale per l’archiviazione della pratica. Dinnanzi a tutti i favori ai Bison, Borrelli ironizza:
«Un giorno devi fare nella tua villa due statue, il busto mio e quello del commercialista»
.


Lara Bison, invece, era incaricata di creare la “provvista” di soldi - trasferendoli dai conti aziendali a quelli personali - da cedere poi a Borrelli. Succede così - e lo testimoniano gli sms di ok dei bonifici riportati nell’ordinanza - in preparazione alle dazioni del 15 e 21 settembre e 21 dicembre 2016. Il 27 gennaio 2017, Lara incontra Borrelli all’Holiday Inn al posto del padre.
«Prima arriva... e noi sistemiamo la questione»
, dice Lara chiarendo che non appena arrivano i rimborsi Iva, Borrelli sarà pagato. E il funzionario:
«Sì, ok, perché non ne posso più. È quell’altro (Esposito, ndr) che rompe!»
.
(ru.b.)


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