I Tron, dalla Serenissima al regno perduto di De Poli

RONCADE. La storia recente narra che quando l’imprenditore veronese Paolo Bedoni incontrò la prima volta Dino De Poli, il presidente di Cassamarca non aveva alcuna voglia di alienare la tenuta di Ca'...

RONCADE. La storia recente narra che quando l’imprenditore veronese Paolo Bedoni incontrò la prima volta Dino De Poli, il presidente di Cassamarca non aveva alcuna voglia di alienare la tenuta di Ca' Tron. Così gli propose di “portarsi a casa” solo un triangolo di terra, al di là della ferrovia a doppio binario, scollegato dal resto della tenuta. Ma il presidente di Cattolica non si sarebbe scomodato per così poco, visto le mire già allora più lunghe di quel piccolo appezzamento quasi omaggiato per l'interesse.

Era il 2012 e non erano ancora venuti a mancare i lauti dividendi di Unicredit alla Fondazione trevigiana azionista. I conti di bilancio e il patrimonio in discesa hanno accelerato l'addio di De Poli alla sua creatura agricola. Ma non è stato facile né immediato. Cattolica ci ha messo quattro anni a rilevare il 100% di quanto era in capo a Tenuta Ca' Tron Spa: mille ettari di latifondo dove oggi lo stemma di Cassamarca volteggia solo sopra il capannone del Centro studi per la storia delle campagne venete, nel corpo centrale della tenuta. Un archivio cartaceo delle secolari vicende dei coloni. Dell'investimento che fece la Fondazione è rimasto solo quello.

Era il 2000 quando l'Ulss di Treviso cedette a Cassamarca la grande tenuta agraria. Nasceva così la società strumentale Tenuta Ca' Tron Spa. Fin dai primi anni la Fondazione ex bancaria si mosse iniziando il restauro delle vecchie case coloniche a uso universitario. Ancora oggi sono qui inseriti i laboratori di biotecnologie Icgeb, organizzazione intergovernativa nata sotto l'egida dell'Onu, con sede a Trieste e Nuova Delhi. La grande novità data 2005 con l'insediamento di H-Farm in via del Sile. Riccardo Donadon scelse per la sua creatura la "Casa 40", lì dove Cassamarca voleva creare il Museo degli scavi della via Annia. Nel 2006 H-Farm raddoppia la struttura, triplica gli addetti e si espande tra casette di legno e nuovi alloggi. Ed è ora alle porte l’H-Campus per 3 mila studenti.

Ma per capire il senso della storia e la toponomastica serve tornare indietro al 1500. E' nel 1588, infatti, che gli atti attribuiscono queste terre alla proprietà di una delle più antiche casate veneziane: i Tron. Furono loro a conferire il nome alla località che prima era identificata come la Tenuta del Vallio dal nome del fiume che la delimita. Il toponimo si afferma nel 1600: allora Ca’ Tron era formata da oltre mille campi ricoperti di roveri e allagati da paludi. Per questo i Tron vi iniziarono a coltivare riso.

La famiglia e in particolare Nicolò Tron - ambasciatore della Serenissima tra le statue che campeggiano oggi in Prato della Valle a Padova - comprò più terreni possibili attorno e infrastrutturò le terre per le abitazioni dei coloni. Con la caduta della Serenissima, la proprietà si frammentò e passò di mano. Ma visse grandi eventi: l’arrivo della ferrovia a fine 800 con raddoppio di binario nel 1909 e la grande bonifica fascista del 1930. Nel 1955 Ca’ Tron era già la più vasta tenuta agricola veneta e negli anni Sessanta occupava almeno 180 persone. La proprietà era allora dell’Immobiliare novarese lombarda che dovette gestire la grande alluvione del ’66. Nel 1971 la vendita all’ospedale di Treviso, quindi a Cassamarca.

Ora, con Cattolica, si apre una nuova fase sull’onda del pensiero di Andrea Zanzotto: «Di fronte alle incertezze e alle angosce di oggi è già quasi un rimedio pensare che esistano ancora, seppur rare, aree come Ca' Tron, in cui è pur possibile incentivare il fervore di nuove opere umane mentre permane un sentimento di forte memoria di terra madre viva che nutre e consola».

Eleonora Vallin

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