Il film sulla camorra a Montegrotto:conclusa l'inchiesta per truffa

Il pm Dini ha chiuso l’indagine partita dalle denunce di sei attori e quattro fornitori legati alla pellicola «Camorra Live Show». Il film, presentato e pubblicizzato per la sua trama di denuncia contro mafie e illegalità e che doveva avere come attore anche il sindaco Luca Claudio, sarebbe stato solo una montatura per ottenere finanziamenti
MONTEGROTTO. Potrebbero essere decine le denunce che, alla fine delle indagini, arriveranno sul tavolo del pm Sergio Dini. A lui è stato affidato il compito di far luce nell’ipotesi di truffa continuata in concorso che dall’altro ieri pesa come un macigno su «Camorra Live Show». Il film, presentato a Montegrotto e pubblicizzato a spron battuto per la sua trama di denuncia contro mafie e illegalità, sarebbe in realtà una montatura messa in piedi per ottenere finanziamenti a suon di raggiri. Due le persone nel mirino dei carabinieri.


In primis, il veneziano Massimo Emilio Gobbi, legale rappresentante dell’inesistente società padovana Emisfero Production. Ma gli inquirenti hanno perquisito anche la sede milanese della Andy International di Andrea Siciliano che, per lungo tempo, ha co-prodotto la pellicola. Nella tela truffaldina, sono finiti tecnici anche quotati, attori più o meno noti e semplici cittadini che speravano di far parte del cast. Tutti attirati con la promessa di realizzare il seguito di «Gomorra», il film cult sulla camorra napoletana tratto dal libro di Roberto Saviano. I racconti di chi ha già querelato la Andy International e lo stesso Gobbi, parlano di un giro di rimpalli contrattuali, promesse mai mantenute, mezzi e attrezzature non pagate.


«Il contatto iniziale l’ho stabilito con Gobbi», ha raccontato uno di coloro che, come altri, ha sporto denuncia ai carabinieri di Vigodarzere. «Per i contratti invece mi ha dirottato a Siciliano. Hanno iniziato subito a prendere tempo e a rimpallarsi tra loro, qualcosa mi era puzzato fin dall’inizio - ha proseguito - Alla fine la firma è arrivata, ma poco prima di pagare ci hanno scaricato. D’altra parte non c’era più neanche la telecamera: chi l’ha fornita, è venuto a riprendersela perché nessuno ha saldato. Il cinema è il mio mestiere e con la crisi in atto si fa fatica a lavorare. Personaggi come questi vanno fermati». Nelle prossime ore potrebbero arrivare anche le segnalazioni di altre persone. Tra queste, alcune ragazze che avrebbero versato 600 euro a testa per lezioni di recitazione promesse da Gobbi e contestuali ad una parte nel film ora ribattezzato «Kamorrah Days».


In tutto ciò, l’indagato si difende. Nega di aver mai chiesto né ricevuto denaro da attori e tecnici e afferma di avere preso da tempo le distanze dalla Andy International. «Sono andato di mia spontanea volontà questa mattina (ieri per chi legge
ndr
) in Procura per essere interrogato dal magistrato il prima possibile - ha dichiarato Gobbi - Da parte mia c’è la massima collaborazione. Gli unici soldi che ho incassato ammontano a 26 mila euro in totale e arrivano da due persone che legalmente hanno finanziato l’intero progetto del film versando 13 mila euro ciascuno. Il tutto a seguito di un contratto regolarmente sottoscritto all’interno di uno studio legale e per il quale esiste un bonifico bancario che ho già prodotto agli atti. Non ho mai chiesto né ricevuto altro denaro». La parola spetta ora alla magistratura.

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