Il mostro del Circeo con il vizio di parlare

Insieme a due complici seviziò due donne e una morì. Uscito dal carcere assassinò madre e figlia

BELLUNO. Angelo Izzo è uno dei personaggi più spaventosi delle cronache Italiane. Un mese dopo la scomparsa di Rossella, cioè alla fine di settembre del 1975, Izzo e altri due giovani figli della Roma ricca e neofascista, si macchiarono di un crimine che è passato alla storia. I tre amici erano Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira, erano violenti, senza scrupoli e drogati. Due ragazze delle borgate romane, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, furono avvicinate dai tre, che con la scusa di andare tutti insieme ad una festa, le rapirono e le portarono nella villa della famiglia Ghira sul Circeo. Qui le due furono violentate, picchiate e seviziate per ore. Rosaria fu uccisa, affogata nella vasca da bagno, mentre Donatella stremata dalle violenze, si finse morta. I tre misero i corpi delle ragazze nei sacchi delle immondizie e li gettarono nel bagagliaio dell’auto di Guido.

Poi andarono a mangiare una pizza. Donatella riuscì a farsi sentire e venne liberata e la polizia riuscì ad arrestare Izzo e Guido. Ghira invece, grazie a una soffiata, riuscì a scappare e a sparire nel nulla. Di lui si sa che si arruolò nella Legione straniera in Francia e che dal 1994 è dato per morto, in seguito ad un’overdose. Un fatto a cui non tutti hanno creduto, ma non si è mai scoperto ciò che più conta: chi ha avvisato Ghira dell’imminente arresto e chi lo ha coperto e sostenuto per 18 anni? Forse proprio quella Roma bene fascista e violenta di cui parla Izzo.

Ma torniamo a lui. Il processo dell’estate del 1976 si concluse con la condanna degli imputati all’ergastolo. In Appello (ottobre 1980) l’ergastolo fu confermato per Izzo e Ghira mentre a Guido furono riconosciute le attenuanti generiche e la pena fu tramutata 30 anni di carcere. Nel settembre del 1983 la Cassazione confermò. Nel dicembre 2004, Izzo ottenne la semilibertà dal carcere di Campobasso, su disposizione dei giudici di Palermo, anche perché aveva iniziato a parlare molto e qualcosa sembrava attendibile. La sua buona condotta durò pochissimo: il 28 aprile 2005 Izzo uccise Maria Carmela e Valentina Maiorano moglie e figlia di un boss pentito che aveva conosciuto in carcere. Le modalità furono le stesse del primo omicidio: le donne subirono violenze inaudite e poi furono messe nei sacchetti dell’immondizia. Izzo sta scontando l’ergastolo nel carcere di Velletri. (i.a.)

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