Il premio alla sanità veneta. Un bonus di 1200 euro a 10 mila tra medici infermieri e tecnici

L’accordo sul riconoscimento a quanti hanno lavorato in prima linea. La Regione ha stanziato 60 milioni, soddisfazione tra le parti sociali
L’intesa
 
Un riconoscimento alla sanità. Chi ha operato in prima linea nell’emergenza Covid 19, senza risparmio di energie e sfidando i pericoli dell’infezione mortale, riceverà un riconoscimento economico straordinario pari, mediamente, a 1200 euro. Premiati così, attraverso gli stipendi di giugno e luglio, i medici, gli infermieri, i tecnici e gli operatori sociosanitari in servizio nei reparti cruciali – pronto soccorso, malattie infettive, terapia sub intensive e rianimazione – senza distinzioni tra figure professionale.
Ma costoro non saranno i soli a beneficiare del bonus, esteso, sia pure con modalità diverse, ad oltre 10 mila dipendenti a fronte dei complessivi 56.501 del sistema pubblico del Veneto. L’iniziativa, preannunciata dal governatore Luca Zaia e perfezionata dal direttore della sanità Domenico Mantoan nelle trattative con i rappresentanti sindacali culminato nell’accordo di ieri, segue quella dell’Emilia Romagna e ne accresce di circa 200 euro l’entità primaria. 
 
Un’estensione delle indennità
Nel concreto, l’indennità di merito è piuttosto articolata. Detto dei 1200 euro riservati agli operatori direttamente coinvolti nell’assistenza ai pazienti, sono erogati fino a 600 euro a quanti sono stati impegnati in attività connesse all’emergenza, anche attraverso attività di supporto, mentre è prevista l’estensione dell’indennità malattie infettive e sub intensive (rispettivamente 5,16 e 4,13 euro per ogni giornata di effettivo servizio prestato) in tutti i reparti dedicati ai malati di coronavirus e nei servizi ospedalieri mobilitati nell’emergenza. In totale, le risorse stanziate dalla Regione ammontano a 60, 9 milioni. 
 
Meritocrazia e spirito di squadra
Soddisfatte le parti sociali. «Abbiamo raccolto i frutti di un lavoro sul quale ci siamo spesi molto», è il commento congiunto di Ivan Bernini (Cgil) Marj Pallaro (Cisl) ed Emanuele Scarparo (Uil) che rivendicano il valore dell’accordo e la trasparenza del metodo adottato nella destinazione delle risorse: «Si è convenuto di remunerare l’impegno del personale direttamente coinvolto nelle prestazioni ma anche di considerare coloro che, pur non operando in strutture Covid-dedicate, hanno fornito un supporto necessario e indispensabile a queste attività».
 
Un cenno anche al percorso condiviso, nel segno della meritocrazia abbinata allo spirito di squadra: «Tra quanti, in questi mesi, hanno operato fianco a fianco, indipendentemente dal profilo professionale, si è sviluppato un forte legame. Sarebbe stato sbagliato spezzarlo attraverso un accordo che avesse diviso a posteriori anziché unire. I primi a chiederci di non fare operazioni di distinzione economica tra medici, infermieri, operatori socio sanitari, tecnici che hanno lavorato insieme, sono stati proprio i lavoratori». —
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