In Veneto ancora 460 mila persone fragili senza vaccinazione anti Covid. Centri aperti fino alle 24

Giovedì 1 aprile via al portale, all’inizio prenotazioni solo per over 80, malati e disabili Il governatore: in ogni Ulss ci sarà una struttura operativa fino alla mezzanotte

VENEZIA. La scorciatoia digitale. Sarà attivato domani il portale unico del Veneto riservato alle prenotazioni online del vaccino e accessibile attraverso il link dedicato delle singole Ulss o direttamente al sito vaccinicovid.regione.veneto. it; un sistema dalle procedure semplificate (richiede soltanto il codice fiscale) che in fase d’avvio accoglierà esclusivamente le richieste delle categorie a maggiore rischio: gli anziani over 80 fin qui esclusi dalle convocazioni e privi di copertura (stimati in 130 mila), i soggetti “superfragili” affetti o reduci da patologie immunodepressive (duecentomila circa) e le persone disabili (130 mila).

Nel complesso, 460 mila utenti da immunizzare in via prioritaria, circostanza che richiederà «almeno quindici giorni», scontando – avverte l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin – l’incognita dell’«effettiva disponibilità di Pfizer e Moderna, gli antidoti destinati alle fragilità».

Soddisfatte le priorità, la campagna proseguirà con le coorti di popolazione dai 79 anni in giù e la partecipazione su vasta scala dei medici di famiglia, «Ma il fattore limitante resta la quantità di flaconi», rincara Luca Zaia «stamani ci hanno consegnato 83 mila dosi Pfizer, eravamo agli sgoccioli, ci consentiranno di assicurare i richiami; giovedì ne attendiamo 100 mila da AstraZeneca, procediamo al ritmo di trentamila somministrazioni giornalieri a fronte di una capacità della nostra “macchina” largamente superiore. Al riguardo, dalla prossima settimana, con i direttori delle aziende sanitarie abbiamo convenuto che in ogni distretto via sia un centro vaccinale aperto fino a mezzanotte. Nel frattempo, ricordo ai veneti che le inoculazioni proseguiranno anche a Pasqua e a Pasquetta».

E già si guarda al sospirato arrivo del monodose Johnson & Johnson a partire dal 19 aprile: «Lo distribuiremo attraverso i drive in, riceviamo tante chiamate da giovani che si offrono volontari per dare una mano, li ringrazio, contattino direttamente le direzioni generali delle Ulss e saranno ingaggiati».

Nel frattempo sono state reclutate le 1400 farmacie che operano in Veneto: «Da domani garantiranno assistenza nella prenotazione on line a quanti non hanno familiarità con il web o si imbattono in problemi legati ai codici sanitari», assicura Lanzarin «verseremo loro da 2, 90 a 3, 10 euro per ciascuna operazione effettuata. Il ministero ha concluso anche un accordo per la vaccinazione diretta in farmacia, fragilità escluse: la tradurremo in un protocollo regionale e ci faremo carico dei 6 euro per somministrazione pattuiti a Roma».

Che altro? Lunedì il governatore ha preso parte alla conferenza dei governatori con il premier Draghi e i ministri Speranza e Gelmini, incentrata perlopiù sul nuovo Dpcm che sostituirà la normativa in scadenza il 6 aprile: «Il clima è stato costruttivo, a tratti cordiale, come dev’essere. Nell’emergenza in atto, Governo e Regioni sono gemelli siamesi chiamati non a polemizzare ma ad assicurare risposte efficaci ai cittadini. Da parte mia ho posto alcune questioni, a cominciare dalla certezza sui lotti vaccinali e sull’arrivo del personale sanitario di rinforzo: il governo Conte l’ha promesso a più riprese, non abbiamo visto nulla».

È tutto? Quasi. «È evidente poi che occorre un chiarimento circa la possibilità di rifornirsi di vaccini sul mercato internazionale: il Veneto ha esplorato questa strada con interlocuzioni serie alla luce del sole ed è stato messo alla gogna; la Campania ha firmato un contratto a Mosca per la fornitura di Sputnik con l’aiuto dell’ambasciatore italiano e nessuno alza un dito. Due pesi e due misure, non lo accetto. Proposte? Il nuovo decreto sia frutto di un confronto, non si limiti a gestire questa ondata ma definisca già le regole della prossima. Si va verso l’estate. Bisogna dare una prospettiva alle categorie produttive del Paese, a cominciare dal turismo in ginocchio, e consenta alla scuola di riaprire con un testing cadenzato. Suggerisco regole più flessibili, che prevedano il passaggio alle zone gialle o bianche nel rispetto delle valutazioni della comunità scientifica».

Last but non least: uno studio condotto dall’équipe del microbiologo-fustigatore Andrea Crisanti stronca i tamponi rapidi, giudicati incapaci di intercettare le ulteriori varianti del Covid... «Non ne sono a conoscenza, la scelta comunque compete ai tecnici, osservo soltanto che l’impiego dei test antigenici nello screening non è un pallino della Regione, a validarli e prescriverli è il ministero della salute». —
 

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