Infinita come quell’amore: la Tomba Brion risplende grazie a un restauro unico

ALTIVOLE (TRIBUNA). Ha un valore economico di circa un milione di euro il restauro di Tomba Brion, i cui lavori edili dovrebbero concludersi per Pasqua in base al cronoprogramma. Ma ha un valore inestimabile per l’intera comunità il complesso funebre monumentale che l’imprenditore Giuseppe Brion, colui che inventò la BrionVega, commissionò all’architetto Carlo Scarpa.

I lavori furono realizzati tra il 1970 e il 1978, anno della morte dell’architetto veneziano, la cui anima riposa in questo straordinario sito, insieme a quelle dell’imprenditore Giuseppe Brion e della moglie Onorina. Una tomba di famiglia che è un unicum a livello internazionale, perché è un’opera d’arte accessibile a tutti, per volontà della famiglia Brion. È un regalo che è stato fatto alla comunità di Altivole, paese natale di Giuseppe Brion, che investì all’epoca circa 250 milioni di vecchie lire.
Dal maestro all’allievo
«Ma il regalo lo fece anche Carlo Scarpa, che per progettare l’opera a cui diede forma non volle alcun compenso», ricorda l’architetto Guido Pietropoli, progettista e direttore dei lavori di restauro commissionati da Ennio Brion. È l’architetto Pietropoli, allievo e storico collaboratore di Scarpa, a condurci in un tour alla riscoperta del capolavoro di Scarpa, che sta tornando al massimo splendore grazie al primo grande intervento di ristrutturazione dopo una serie di piccoli interventi spot che si sono succeduti negli anni.
Pietropoli ha visto nascere la tomba Brion, seguendo Carlo Scarpa nel cantiere, ancora studente. E l’ha vista invecchiare, nel corso di 50 anni, documentandone nello stesso tempo il degrado con le fotografie che ha scattato per passione.
«Questo intervento più che un restauro lo definirei un “prendersi cura” dell’opera», dice Pietropoli, davanti al simbolo di Tomba Brion: due cerchi che si intersecano. «Rappresentano due fedi nuziali, una rosa e una azzurra, che dall’altro lato mostrano i colori invertiti, come segno della fusione tra le anime.
Tomba Brion è stata realizzata per celebrare l’amore coniugale infinito tra i coniugi Brion, ma non solo. La famiglia Brion, con Scarpa, ha voluto che fosse uno strumento di elaborazione del lutto a disposizione di tutti», continua l’architetto, mentre passeggia tra percorsi d’acqua.

«L’acqua è simbolo di vita, un elemento che spicca nel padiglioncino orientale, sul cui specchio d’acqua la natura si mostra dinamica a seconda delle stagioni. È un luogo di meditazione, espressione delle ispirazioni che Scarpa aveva colto nei suoi viaggi in oriente, in particolare in Giappone».
Grazie alla passione dell’architetto per la fotografia e alla sua ricerca condotta attraverso le immagini fotografiche del suo archivio e i disegni originali reperiti al Museo Maxxi di Roma e al Mak di Vienna, l’intervento di restauro ha permesso di riproporre il Padiglioncino com’era in origine, editando nuovamente la finestra a carabottino del cassone interno.
Restauro unico
Così com’è unica l’opera, è altrettanto irripetibile il restauro: «Abbiamo coinvolto artigiani che avevano lavorato alla realizzazione di Tomba Brion, tra i protagonisti del cantiere ci sono i fratelli Paolo e Francesco dell’Officina Zanon che avevano eseguito i lavori in metallo con Scarpa in vita, ma anche maestranze che avevano collaborato in altre opere scarpiane, come il falegname Carlo Capovilla e il Laboratorio Morseletto, che con Scarpa avevano non solo un rapporto di lavoro ma anche un legame di amicizia», sottolinea Pietropoli.
Sono tutt’oggi in corso i lavori nel Tempietto, in previsione della realizzazione di una sepoltura e di tre loculi per urne cinerarie. «I lavori non altereranno in alcun modo lo stato originario della cappella, che tornerà poi fruibile a tutti». Lo step successivo, una volta terminati i lavori edili, consisterà nel restauro della vegetazione, valorizzando la peculiarità di un’opera che è armonica fusione tra architettura e natura, sintesi della vita e della morte ed espressione di bellezza assoluta.
Il docufilm

Si intitola “Le voyage d’or” il docufilm diretto dal regista asolano Riccardo De Cal per documentare i lavori di restauro conservativo di Tomba Brion. Il lavoro di De Cal è iniziato nell’autunno del 2016, in contemporanea con l’avvio del primo stralcio del restauro. Il regista ha filmato dapprima gli incontri con il progettista e gli artigiani poi i sopralluoghi, i lavori di restauro e la rimessa in opera delle strutture.
De Cal, che ha già affrontato le tematiche scarpiane in precedenti lavori, tra i quali il documentario d’autore “Memoriae Causa” premiato in numerosi contesti di rilievo internazionale, si sta ora dedicando alla fase del montaggio.E ci svela alcuni dettagli.
È la storia di un luogo, del restauro e dei suoi protagonisti, da un punto di vista differente. “Il viaggio racconta lo sguardo vergine di chi osserva questo pezzo di mondo per la prima volta, aprendo nuove prospettive sull’opera». Il docufilm sarà pronto per aprile, è in programmazione un tour di proiezioni di respiro nazionale ed internazionale. —
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