Italcementi, non condanniamo la torre alta 120 metri

Dopo la bocciatura del revamping da parte del consiglio comunale, sul rinnovamento del cementificio di Monselice, serve innanzitutto una seria analisi economica. Se sul piano economico si dovesse concludere che tale ipotesi contrasta con la prospettiva dello sviluppo turistico e che quest’ultima è la scelta più promettente per l’economia della zona, si sarebbe alla fine dell’analisi e si dovrebbe solo studiare quando chiudere gli impianti esistenti.


Se sul piano economico dovesse invece sopravvivere la prospettiva del cementificio, occorrerebbe un supplemento di indagine. Si dovrebbe infatti valutare se il guadagno economico giustifichi oppure no l’impatto ambientale, perché la tutela dell’ambiente naturale, in particolare di un ambiente prezioso come quello dei Colli Euganei, potrebbe ben giustificare la rinuncia al vantaggio occupazionale. Sono indagini difficili, in particolare la seconda che deve esprimere valutazioni in campo ambientale; ma lo sviluppo della «analisi costi benefici» negli ultimi decenni assicura la possibilità di arrivare a stime accettabili.


Non avendo svolto alcuna indagine del genere, lo scrivente si guarda bene dal prendere posizione. E tuttavia c’è un contributo importante sul piano del metodo che si può proporre anche nell’ignoranza dei dati specifici. Riguarda l’assioma, perché come tale viene presentato in tutti gli articoli sin qui letti sul tema, secondo cui un camino (in realtà una poderosa e articolata torre) di 120 metri è un insulto estetico: insulto intollerabile per molti, per i quali, detto questo, è detto tutto; e insulto astrattamente tollerabile per gli altri, ma sempre dato negativo, da giustificare con dimostrati vantaggi di diversa natura. Va detto invece che tale assioma è falso. Non che si possa cadere nel ridicolo dell’assioma contrario, secondo cui ogni manufatto è un abbellimento. Semplicemente, bisogna distinguere. Ci sono manufatti sciatti e informi, nei cui confronti la reazione negativa è generale (anche se non ha impedito il generale degrado del paesaggio veneto nella seconda metà del Novecento).


Ma ci sono interventi, anche vistosi e violenti, che hanno una loro intrinseca personalità architettonica, nei cui confronti bisogna ammettere la legittimità di gusti e pareri diversi. Alla fine si dovrà effettuare una scelta, ma consapevoli della sua opinabilità e quindi nel rispetto delle opinioni sacrificate. Qualche illustre esempio a chiarimento (si parva licet...). E’ rispettabile la tesi di chi pensa che il Golden Gate abbia distrutto l’incomparabile bellezza della baia di San Francisco, che il Ponte Europa abbia spezzato le armoniose curve delle Alpi vicino a Innsbruck, che in generale i viadotti autostradali e ferroviari siano una ferita al paesaggio, che la Torre Eiffel, per citare la controversia storica più nota, sia un pretenzioso ammasso di ferraglia che si distingue solo per la sua volgarità tra le composte linee dell’architettura parigina; e infine, venendo a casa nostra, che il Memoriale per l’11 settembre 2001 di Daniel Libeskind sia fuori luogo nella piccola golena di Porte Contarine a Padova. Ma pretendo rispetto anche per coloro, tra cui mi colloco, che giudicano che tali interventi abbiano aggiunto bellezza ai luoghi e regalato ulteriori emozioni allo spettatore, al di là di ogni giustificazione economica o comunque pratica (non c’era altro posto per il Libeskind, ho sentito dire; invece, è proprio lì che sta bene, perché è il contrasto tra la linea morbida della golena e il profilo tagliente dei pannelli verticali, che dialogano con gli edifici retrostanti e la cupola del Carmine, che lo rende particolarmente suggestivo).


E allora non condanniamo a priori una torre di 120 metri che, trovando l’architetto adeguato, potrebbe essere attraente e creare, da vicino e da lontano, mille prospettive nuove con il profilo dolce dei Colli, diventando un altro segno significativo della capacità dell’uomo di arricchire anziché depauperare la bellezza della natura. E magari sarebbe l’occasione per far tornare a lavorare da noi Libeskind (o altro artista ugualmente bravo, e ne abbiamo anche in Italia).
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