Jacopo Maltauro, consigliere regionale junior con una tesi di laurea sull’astensionismo

Leghista fin da ragazzo, ora in Forza Italia: «Sono liberale e federalista, non mi riconoscevo più in Salvini e Vannacci». Insieme a Matteo Pressi affiancherà il consigliere anziano Riccardo Szumski nel presiedere la prima seduta

Filippo Tosatto
Jacopo Maltauro
Jacopo Maltauro

Educato e belloccio, discretamente ambizioso, laureando in Giurisprudenza («La mia tesi verte sui profili costituzionali dell’astensionismo elettorale»), Jacopo Maltauro ha appena spento ventisei candeline, rigorosamente azzurre: eletto a Vicenza, è il socio junior della nuova assemblea legislativa del Veneto.

La vocazione per la politica

Una vocazione precoce, la sua: leghista fin dall’adolescenza, rappresentante d’istituto al liceo, leader del movimento studentesco, a diciott’anni entra in consiglio comunale e, rubando la scena ai veterani, diventa capogruppo.

Un predestinato del Carroccio, sembrerebbe. Invece no. A primavera, il giovanotto sbatte la porta, cambia casacca, trasloca in Forza Italia.

«Io ho mantenuto idee e valori, ero e resto liberale, federalista, europeista. La Lega, invece, si è avvicinata sempre più alla destra radicale ostile all’Ue. Salvini, Le Pen, Orban, Vannacci… Non mi riconosco nella loro visione politica e nel progetto forzista ho ritrovato le radici del riformismo popolare radicato nella nostra terra».

In verità gli ex compagni padani vociferano di poltrone contese alle origini del casus belli… «Nulla del genere, è stata una scelta meditata, sofferta. Mi sono dimesso da tutti gli incarichi di partito e ho privilegiato la coerenza delle idee». Tant’è.

Candidato da Tosi

Candidato a tambur battente dal coordinatore Flavio Tosi, Maltauro non si smentisce: 4.837 preferenze e seggio centrato in una tornata che ai post berlusconiani riserva solo tre squilli.

«Il segreto? Una squadra di ragazzi entusiasti e appassionati con i quali condivido ogni traguardo. La nostra campagna ha alternato social, porta a porta, intelligenza artificiale, strette di mano. È andata bene e, tra tutti, voglio ringraziare il sindaco di Asiago, Roberto Rigoni Stern, secondo arrivato: ha raccolto un consenso straordinario trainando letteralmente il nostro simbolo».

Le passioni

Calcio (giocato), montagna, storia, alpini: non c’è soltanto la politica nello zaino del vicentino, che nell’ascesa alla presidenza di Alberto Stefani coglie un segnale di discontinuità generazionale: «Lo conosco e lo apprezzo - dice -, è una figura emergente anche in ambito nazionale. Con lui si chiude una stagione politica molto bella e si apre un capitolo nuovo, del quale mi sento partecipe».

I giovani. Qualcuno fa capolino nel Palazzo, in tanti fanno le valigie e migrano da un Veneto in debito d’ossigeno… «Purtroppo è così. Guai a vivere di ricordi, oggi i miei coetanei non guardano alle altre regioni italiane ma all’Europa e al mondo. Per trattenerli, dobbiamo garantire il diritto a costruire un futuro dove si è nati e cresciuti, agendo su più fattori: l’attrattività del lavoro, l’accesso sostenibile alla casa, un potere salariale adeguato, il welfare diffuso. Utopie? No, se sapremo ritrovare lo spirito solidale della Costituente, quando cattolici, socialisti, comunisti, accantonarono lo scontro ideologico per avviare, insieme, la rinascita di un Paese in macerie».

Poveri di futuro, poveri nel futuro: perché i giovani sono in fuga dal Nord Est
Francesco JoriFrancesco Jori

La prima seduta del Consiglio

Colloquio interrotto. Una chiamata da Palazzo Ferro-Fini lo informa che, nella seduta inaugurale, in coppia con Matteo Pressi, avrà il compito di coadiuvare la presidenza dei lavori, affidata provvisoriamente al consigliere più anziano, Riccardo Szumski.

Matteo Pressi
Matteo Pressi

«Sono onorato, farò del mio meglio, mi avvicino al Consiglio regionale con grande umiltà. Come si dice? Abbiamo due orecchie per sentire e una sola bocca per parlare, un motivo ci sarà».

Vabbé. Nella scorsa legislatura, Tosi ha lamentato la sistematica emarginazione di Forza Italia ad opera di Luca Zaia. Stavolta, par di capire, non vi limiterete al ruolo di comparse. «Può scommetterci, al confronto con gli alleati porteremo serietà e proposte senza cedere a populismo: non esistono soluzione magiche ai problemi complessi».

Aldilà dei buoni propositi, quale rotta immagina per un centrodestra chiamato a fronteggiare sfide senza precedenti? «Quella impressa dalla premier Meloni e dal ministro degli Esteri Tajani, artefici di un governo credibile che gode un certo status internazionale. Un esecutivo moderato, pragmatico, che aiuti l’Unione a progredire in risposta all’isolazionismo degli Stati Uniti, che coltivi le storiche relazioni con i partner tedeschi, che rassicuri il ceto medio produttivo e non dimentichi i più deboli». —

 

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