«Lo dico sempre: sono trevigiano» Il legame infinito di Pierre Cardin con Sant’Andrea
Lasciò la frazione di S.Biagio negli anni ’30. I vincoli con Treviso e Marca Oggi restano i discendenti dei cugini e la casa. Il sindaco: lo onoreremo

PASSERINI . AT.FOTOFILM . S.ANDREA DI BARBARANA . ABITAZIONE NATIA DI PIERRE CARDIN IN VIA MANZONI, 38, N FOTO PIERO LORENZON
TREVISO. «Dico sempre che sono trevigiano, sappiatelo, non dimentico mai Sant’Andrea di Barbarana».
Ai curiosi che lo avevano fermato, l’ultima volta a Treviso, nel 2017, aveva voluto ribadire il legame con le sue radici, e l’orgoglio per la sua terra. Era a Treviso a teatro, per lo spettacolo dei Momix al Del Monaco, si era concesso una bibita al bar di fronte, seduto al tavolino. E subito riconosciuto e salutato.
Nella frazione natia di San Biagio il buon Piero Cardin - uno dei trevigiani più famosi del Novecento nei cinque continenti – mancava da moltissimi anni, e non a caso il comune l’aveva invitato spesso. Ci era tornato negli anni ’70, negli anni ’80.
Nel 2012, erano andati a trovarlo a Venezia il maestro Antonio Panighel, 94 anni, con l’allora sindaco Tiziana Pinese e l’assessore Fiorello Sperti: «Aveva i body guard che non volevano farcelo vedere, a un certo punto è sbottato: lasciateli venire e non rompete i c... Sono del paese dove sono nato io! Era schietto, ci ha chiesto di questo e quello».
Ci era nato, lungo l’argine San Marco, un una casa affacciata sul Piave il 2 luglio 1922, da una famiglia impoverita dalla guerra, al punto da dare un fratello in adozione a Padova. Due anni dopo la famiglia - bachicoltori, cavallanti e venditori di ghiaccio – si sarebbe trasferita in via Manzoni, da dove emigrerà per la Francia quando il giovane Piero aveva solo 10 anni. Quello che in quegli anni facevano tantissimi trevigiani, da una terra allora povera. E in quella casa, successivamente, sarebbe andato a vivere l’attore veneziano Gino Cavalieri.
A Sant’Andrea, oggi, restano solo i discendenti dei cugini, scomparsi da tempo. I Cardin sono una delle famiglie storiche della frazione.
Ma una delle case della famiglia, lungo l’argine, è ridotta a ruderi ed arbusti. «Avevo avuto occasione di salutare lui e la sorella Giuseppina a Vicenza, a fine anni ’80», ricorda Piero Lorenzon, memoria storica della frazione e già comandante dei vigili del comune, «Eravamo in delegazione con l’allora sindaco Da Ros: squisito, gentilissimo, disponibile, si era lasciato andare ai suoi ricordi di bambino. Sant’Andrea se la portava sempre nel cuore».
Il comune di San Biagio si pone già il problema di come onorare il figlio più illustre. «Gli andrà intitolata una via o una piazza della frazione, possiamo dire che con lui San Biagio ha girato il mondo, e che ha portato la nostra terra nel mondo», dice il sindaco Alberto Cappelletto, «Avremmo tanto desiderato di poterlo riabbracciare qui nella sua terra natale, ma i suoi impegni e l'età avanzata non ce l'hanno permesso. Ma siamo sempre stati onorati di averlo come concittadino, e orgogliosi di quello che ha rappresentato nel mondo, uno degli stilisti più famosi e genio del design italiano. Oggi piangiamo la morte di un figlio della nostra terra e faremo in modo che della sua memoria rimanga traccia anche nel paese dove ha vissuto bambino, e che gli ha sempre manifestato affetto e stima».
Appena poteva, Cardin sbarcava sempre nell’amatissima Venezia, e poi a Treviso che lo fece cittadino onorario, nel 1995, insignito dall’allora sindaco Gentilini.
Il cuore, ma anche il business; la sua straordinaria nonchalance, icona glocal in larghissimo anticipo sui tempi; lo spirito di un ragazzino che amava giocare con le forbici, da cui ha sempre confessato di essere rimasto affascinato.
E davvero crescendo, nel suo apprendistato oltre le Alpi, ha saputo fare di quella passione una missione di vita e una rivoluzione planetaria. In una saga simbolo dell’emigrazione trevisana nel mondo, fenomeno di emancipazione sociale e di lavoro.
Ad Asolo, peraltro, ha tenuto a lungo ristorante e bottega, entrambi con il marchio Maxim’s; a Treviso dal 2000 al 2003 aveva aperto una boutique, l’Evolution. E a Luciano Benetton, che si era spesso definito suo allievo, rispondeva idealmente con una professione di modestia: «Forse, ma lui è un genio».
Anche il sindaco di Treviso, Mario Conte, ha voluto ricordare il cittadino onorario scomparso «con stima e ammirazione», porgendo «alla famiglia le nostre più sentite condoglianze». E ha aggiunto: «La comunità trevigiana piange un grande protagonista della moda internazionale e un suo cittadino onorario. Il nostro territorio ha dato i natali a un genio della moda che ha portato l’avanguardia sulle più importanti passerelle. Il suo nome sarà per sempre legato alla nostra città». —
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