Mose, l'appello nega l'assoluzione di Orsoni e Piva: reati commessi, ma prescritti

VENEZIA. Appello Mose, l'ex sindaco Giorgio Orsoni e l'ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva hanno commesso i reati a loro contestati (finanziamento in nero per il primo, l'essere a libro paga di Mazzacurati per la seconda) ma è passato troppo tempo e quindi entrambi i reati sono prescritti.

Così era stato stabilito in primo grado e così hanno confermato oggi pomeriggio i giudici della seconda sezione della Corte d'Appello, respingendo entrambi i ricorsi che puntavano ad una assoluzione nel merito.

La sentenza è stata letta dal presidente Carlo Citterio dopo oltre cinque ore di camera di consiglio. Confermato l'impianto accusatorio di primo grado e quanto sostenuto in appello dal procuratore generale Alessandro Severi. Stabilito il non doversi procedere per morte dell'imputato nei confronti dell'ex ministro Altero Matteoli, condannato in primo grado a 4 anni per corruzione e morto prima del deposito delle motivazioni.

La difesa aveva intentato un ricorso post mortem per salvare il buon nome dell'ex politico. Prescritte tutte le accuse a carico dell'imprenditore veneziano Nicola Falconi, in primo grado condannato a 2 anni e 2 mesi oltre che a un maxi risarcimento di 3 milioni di euro, ora ridotto a circa 100 mila euro. Confermata la condanna a 4 anni all'imprenditore romano Erasmo Cinque, amico di Matteoli.

Per l'avvocato romano Corrado Crialese rideterminata la pena a 1 anno e 8 mesi per effetto della prescrizione (partiva da 1 anno e 10 mesi). Soddisfatte le parti civili per il riconoscimento delle provvisionali. Le difese potranno impugnare la sentenza in Cassazione.