Muore a 10 anni nell'auto di papà, non aveva le cinture

MASERA'. Un attimo prima rideva e giocava sui sedili posteriori. Un attimo dopo giaceva sull’asfalto gelido dell’autostrada.
Con la nebbia intorno e tutte le auto ferme. Come se il mondo si fosse fermato di fronte a tanto dolore. “Tommaso, svegliati” ha gridato il padre fino a che non aveva più voce. Tommaso Candiotto, dieci anni appena, di Annone Veneto (Venezia), è morto per una disattenzione di papà. Anzi due. Non si è accorto dell’auto che aveva davanti e non l’ha obbligato a mettere le cinture. Così un banale tamponamento si è portato via tutto. Fabio Candiotto, 37 anni, residente a Pravisdomini (Pordenone), è indagato per omicidio stradale. Ma tanto, ormai, che differenza fa.

L’incidente in sé è quanto di più banale può capitare in autostrada. Si corre, si accelera, si tenta un sorpasso. Si fa tutto nonostante la nebbia, il solito muro che rende pericoloso ogni spostamento in questa stagione nella pianura padana. Ecco, Fabio Candiotto guidava una Lancia Y e alle 16 di ieri stava risalendo l’autostrada A13 in direzione di Padova. Accanto aveva un’amica e dietro il figlio di dieci anni. Forse si è confuso durante una manovra di sorpasso. Ha tamponato una Volkswagen Polo con alla guida un ignaro quarantenne di Solesino (Padova). Ma quel semplice contatto ha fatto perdere stabilità all’utilitaria che si è ribaltata una o due volte. Nell’imbarcata il piccolo Tommaso ha sfondato il finestrino con la testa ed è stato sbalzato fuori. È l’inizio della fine.
Le auto che seguivano sono riuscite tutte a fermarsi. Qualcuno è sceso sperando di poter fare qualcosa. Uno, due, tre, quattro chilometri di coda. La nebbia che copre tutto. C’è chi ha visto, chi invece ha solo udito. E già quello bastava per avere la cifra della tragedia.
Sono serviti gli infermieri del Suem per separare il padre da quel corpicino inerme. Hanno dovuto sedarlo per caricarlo in ambulanza. Subito dopo hanno calato il solito lenzuolo verde, ieri così grande al cospetto della piccola sagoma che sembrava quasi inghiottirsela.
Agli agenti della polizia stradale di Padova il compito di andare oltre la retorica dei “se” e dei “ma”. Sempre a loro il dovere di capire perché un banale tamponamento come quello si è trasformato in un baratro con pochi orizzonti certi.
Fabio Candiotto è stato ricoverato in ospedale in area rossa, non tanto per le ferite quanto più per il quadro psicologico fortemente compromesso. Ferite solo lievi anche per l’amica trentenne di Pramaggiore (Venezia), interrogata e messa al corrente dell’epilogo solo a tarda sera. Hanno dovuto attendere perché prima c’era una mamma da avvisare. Il diritto di sapere spettava a lei, prima di chiunque altro.
Seguiranno altre perizie tecniche sulla carcassa di lamiere, per confermare la convinzione degli agenti. E cioè che il bambino non fosse assicurato al sedile posteriore con le cinture.
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