«Non capisco ma mi adeguo»
I gestori dei locali: «Le tabelle sono incomprensibili»

«Obbedisco». Ma con numerosi mugugni. I gestori, che già da oggi devono esporre le tabelle alcolometriche dentro e fuori dei locali pubblici, dicono apertamente che si adegueranno immediatamente alla nuova normativa con l’ausilio delle associazioni di categoria.
Nello stesso tempo, però, esprimono una serie di perplessità sull’iter legislativo ed esecutivo del nuovo provvedimento. «Questa mattina mi recherò negli uffici dell’Appe per ritirare le tabelle emanate dal Ministero della Salute - dice Umberto Masiero, direttore del locale di lap dance Le Chik all’Arcella - Purtroppo non conosco bene i contenuti della nuova legge perché, negli ultimi mesi, non c’è stata quella capillare e corretta informazione che sarebbe servita».
Anche Andrea Massaggia, uno dei «mostri sacri» nel mondo delle discoteche padovane, è particolarmente critico nei confronti dei tempi e dei metodi utilizzati per rendere esecutivo il nuovo provvedimento.
«Mi adeguo perché è un obbligo di legge e perché, altrimenti, i vigili possono chiudere il mio locale (lo Q in Piazza Insurrezione, ndr) da sette a trenta giorni - sottolinea Massaggia - Le tabelle, però, sono farraginose e poco chiare. Il problema dell’alcolismo in Italia esiste realmente da anni, ma non è così che lo si risolve. Secondo me la battaglia per la vita la si può vincere veramente solo con un robusto programma culturale e sociale, facendo prendere coscienza ai giovani di non bere mai troppo e di non mettersi al volante quando si è in stato di ebbrezza».
Anche i dirigenti delle associazioni di categoria non giudicano totalmente positive le tabelle. «E’ un provvedimento ridicolo - osserva Maurizio Francescon, direttore della Confesercenti - Ci vorrebbe un lungo corso di lettura analitica e di chimica biologica per capire tutto quello che è scritto sulle tabelle. Comunque invitiamo tutti i nostri associati a mettersi subito in regola perché le leggi dello Stato vanno sempre rispettate».
Dello stesso avviso anche Angelo Luni. «Okay, la legge va rispettata, ma stiamo attenti a non forzarla dal lato sbagliato - osserva il segretario dell’Appe - In base all’articolo specifico del Codice della Strada, le tabelle devono essere esposte solo nei locali dove si fa intrattenimento. Bar e ristoranti, ad esempio, non c’entrano».
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