Operata alla colonna vertebralemuore con l'arteria perforata
Dramma in sala operatoria durante un intervento di stabilizzazione della colonna vertebrale con la sostituzione di una placca. La donna, toscana di 51 anni, aveva due figli. L’inchiesta ipotizza l’omicidio colposo

Doveva sottoporsi a un intervento di stabilizzazione della colonna vertebrale con la sostituzione di una placca. Ma è andata male. Rosanna Sabbatini, 51 anni, ha avuto una fortissima emorragia. E in poche ore è morta, nonostante un disperato intervento nel tentativo di arrestare quella copiosa perdita di sangue. Il pubblico ministero padovano Renza Cescon ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Otto i medici finiti nel registro degli indagati: tra loro il dottor Daniele Fabris, l’ortopedico responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia del rachide, alcuni rianimatori e specialisti in chirurgia vascolare.
Ieri pomeriggio, su incarico del magistrato, il professor Raffaele Giorgetti dell’Istituto di medicina legale di Ancona ha eseguito l’autopsia sulla donna. Sconcertante l’esito: una delle arterie a livello iliaco è stata trovata perforata. È da quel punto che il sangue è fuoriuscito a litri in pochissimi istanti e per la sfortunata paziente non c’è stato più nulla da fare. Che cosa ha provocato la rottura dell’arteria? Forse un errore durante l’operazione ortopedica? Forse una manovra chirurgica non adeguata? O che altro? Entro 60 giorni il medico legale dovrà trasmettere il suo rapporto sul caso. Intanto i medici indagati, assistiti dall’avvocato Franco Antonelli, hanno già nominato i consulenti di parte: il professor Giampiero Giron, il professor Daniele Rodriguez, la professoressa Anna Aprile e il dottor Paolo Moreni.
«Mia madre non era particolarmente preoccupata per l’operazione. Ne aveva già subìta una simile con l’inserimento di una placca quando aveva 12 anni. E poi l’intervento non ci era stato prospettato come uno di quelli da rischiare la vita. Ora, però, vogliamo sapere che cosa è accaduto davvero in sala operatoria» spiega il figlio Giancarlo Fassino, 27 anni, anche a nome del fratello Filippo, 30. Rosanna Sabbatini, casalinga e vedova dal 2000 (il marito Giacomo Fassino era stato presidente dell’Associazione nazionale vittime dell’ingiustizia), viveva a Pescia in provincia di Pistoia con il figlio minore.
«Da tempo stava male e poteva camminare sorreggendosi su una stampella. La fisioterapia era inutile e c’era la necessità di sostituire la vecchia placca con due nuove. Fu uno specialista dell’Istituto don Gnocchi di Firenze a indicarle il dottor Fabris di Padova come uno dei migliori in Italia per quel tipo di operazione. Nessuno ci aveva parlato di particolari rischi, se non quelli legati all’anestesia generale» racconta. Il 16 dicembre il ricovero nell’Ortopedia dell’Azienda ospedaliera di Padova: l’intervento è programmato per l’indomani. Ricorda ancora il figlio: «Abbastanza tranquilla e fiduciosa, mia madre entra in sala operatoria alle 8 per uscirne alle 14. Al termine dell’operazione l’anestesista mi informa che, a livello ortopedico, è andato tutto bene ma che c’erano state delle perdite ematiche. Per questo le erano stati trasfusi 4 litri di sangue». Rosanna Sabbatini è trasferita in Terapia intensiva per tenerla sotto controllo e sedata per 24 ore.
«Io non sono particolarmente preoccupato ed esco un attimo dall’ospedale - rammenta sempre il figlio - Alle 17 mi arriva una telefonata: vengo informato che mia madre è stata portata con urgenza in Chirurgia vascolare per un’emorragia. Ed è di nuovo sotto i ferri. In più mi viene detto che è molto grave e in pericolo di vita». Giancarlo Fassino si precipita nel reparto e inizia l’attesa: «Mi aspetto il peggio.
E alle 19 mi annunciano che mia madre è morta... La mattina successiva il dottor Fabris mi spiega che, secondo lui, sarebbe spirata per una coagulopatia da consumo, una reazione dell’organismo allo stress operatorio. Per la direzione sanitaria, invece, la vicenda aveva troppi punti oscuri: è la ragione per cui ha trasmesso gli atti alla magistratura. Adesso noi figli vogliamo la verità».
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Argomenti:sanità
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