Palazzo Balbi a 26 milioni non trova acquirenti

venezia
Nel 1807 ospitò il conquistatore Bonaparte, che dalla balaustra spalancata sul Canal Grande assistette alla regata allestita in suo onore. Sic transit gloria mundi. Da quarant’anni a questa parte - divenuto sede della Giunta regionale - Palazzo Balbi accoglie di rado napoleoni della politica. Sarà il confronto impietoso con le glorie del passato, sarà la volontà di fare cassa alleviando i conti pubblici dagli oneri di manutenzione, per volontà del governatore Luca Zaia la dimora patrizia a tre piani è in vendita: 26,4 milioni il prezzo a base d’asta.
Pochi, secondo gli estimatori dell’architettura rinascimentale vocata al barocco; troppi, agli occhi di un mercato insofferente ai vincoli monumentali. «In effetti, il momento non è particolarmente favorevole, il valore immobiliare pre-pandemia era ben diverso dall’attuale, tanto più che questi complessi, dal Balbi a Palazzo Gussoni oggi affittato al Tar, non possono avere una destinazione urbanistica ricettiva perché la variante approvata dal Comune ne blocca qualsiasi tipo di trasformazione», è il commento di Francesco Calzavara, l’assessore al Bilancio del Veneto, comparso in commissione Affari istituzionali per illustrare il nuovo piano triennale di alienazioni, che include 122 immobili per un controvalore stimato di 93 milioni.
Cifra virtuale? «Non è detto», replica lo jesolano, imprenditore alberghiero e già sindaco della città balneare; «Negli ultimi anni c’è stata una progressiva capacità di vendita, nel solo 2020 le cessioni si sono concluse con 7.285.746 euro, per un ammontare complessivo di circa 46 milioni a partire dal 2010. Certo, le criticità non mancano, perciò valutiamo un diverso approccio. Intendiamo verificare se esistano le condizioni di partnership con alcuni player a livello italiano ed internazionale in grado di concepire un pacchetto complessivo; non la vendita del singolo ma l’aggregazione di una serie di immobili, così che il valore risulti più importante e risolutivo dal punto di vista degli introiti destinati a diventare fonti d’entrata». Cambia il metodo, permangono gli obiettivi: alienare gli asset ritenuti non strategici, alleggerire la spesa corrente, iniettare risorse fresche nel circuito degli investimenti.
Il catalogo? Piuttosto assortito ma a spiccare davvero, anche in termini finanziari, sono tre proposte: gli impianti termali di Battaglia e Recoaro, nonché il citato Palazzo Gussoni che il tribunale amministrativo sgombrerà entro cinque anni; numerosi i beni di minor pregio da tempo sul mercato - terreni, case cantoniere, caselli ferroviari - mentre la novità “montana” è costituita dall’inserimento nel piano del Rifugio Sant’Osvaldo ad Alpago «concepito per tentare, una volta ancora, di valorizzare i due beni di proprietà regionale nell’area del Cansiglio, il Rifugio Sant’Osvaldo e l’ormai famoso hotel San Marco».
Tant’è. Il confronto in commissione, orchestrato con ferma pacatezza dal presidente Luciano Sandonà, ha riservato qualche perplessità circa il destino del Balbi, sia nell’opposizione, per voce del dem Giacomo Possamai - lesto ad annunciare l’astensione - che nell’ambito della maggioranza, dove il leghista Enrico Corsi si è dichiarato personalmente favorevole a «garantire la continuità di una sede di prestigio all’istituzione». Il voto finale, comunque, non ha riservato sorprese, licenziando il documento a larga maggioranza. L’offerta è sul tavolo, fiorirà la domanda? —
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