Palù attacca: ma il nepotismo avviene anche «per procura»
Le reazioni della facoltà di Medicina

Sospendere dall’incarico il professor Antonio Ambrosini? Giorgio Palù, preside della Facoltà di Medicina, è lapidario: «Se chi di dovere valuterà che ne ricorrono gli estremi, non vedo proprio perché no». E allora a chi compete la decisione? «In ultima istanza al direttore generale dell’Azienda ospedaliera, sulla base delle indicazioni date dal comitato dei garanti».
Si sa che la decisione - dopo che si sono incontrati o sentiti lo stesso Palù, il direttore Adriano Cestrone e il magnifico rettore Vincenzo Milanesi - è già stata presa, ma verrà comunicata solo domani per rispetto delle regole istituzionali (in considerazione del ponte festivo). E al preside della facoltà di Ambrosini, quale ruolo di «giudice» spetta? «Il preside», risponde sempre Palù, «è il responsabile della didattica e della ricerca che si svolgono nella facoltà, mentre gli addebiti che vengono mossi ad Ambrosini riguardano il suo lavoro ospedaliero: e dunque la valutazione del suo operato in questo campo è di pertinenza appunto degli organismi preposti della Asl».
Ma Palù non si tira indietro rispetto alla questione più sostanziale che sottostà al «caso Ambrosini»: quella che generalmente va sotto l’etichetta del «nepotismo». Una definizione che lo stesso preside dichiara di condividere. «Annuncio che del problema nepotismo a Medicina si parlerà nella prossima riunione del Consiglio di facoltà, in programma martedì. Se ne discuterà perché sarò io a porre l’argomento all’ordine del giorno e a invitare tutti a confrontarsi». Professore, farà nomi e cognomi, e chiamerà quindi gli interessati a rispondere? «Attenzione, a Medicina, come del resto in altre facoltà, probabilmente tutt’altro che poche, non ci sono solo nepotisti “diretti”: cioè con “trasmissione” del mestiere di padre in figlio. C’è pure qualche illustre nepotista “indiretto”, o meglio se si vuole “per procura”.
Cioè certi direttori che nel loro “regno” allevano figli di grandi cattedratici, quelli che magari l’opinione pubblica chiama “baroni”, e pure qualche figlio di rettore. Ecco, in Consiglio di facoltà io dirò queste cose con la franchezza che mi è riconosciuta e a volte rimproverata: guardando dritto negli occhi qualcuno che non da ieri si è eretto a giudice severo, scagliando la prima pietra, e che secondo me ha qualcosa da spiegare proprio in tal senso». Professore, i nomi? «Non li faccio alla stampa, io: li farò al mio Cdf e poi sono pronto al pubblico dibattito». Ma chi Palù abbia in mente, con il suo “ritratto”, è fin troppo evidente. A intervenire ripetutamente (anche sul Mattino di ieri) su questo tema è stato Ermanno Ancona, il direttore della Clinica Chirurgica 3ª.
Dove è facile verificare che lavorano, con varie qualifiche, diversi “rampolli d’arte”: dai professori Stefano Merigliano, figlio del super-rettore Luciano, e Paolo Rigotti, costola del neurologo Simone scomparso una decina di anni fa, ai dirigenti medici Alberto Ruol, erede del celebre internista Arturo mancato nel 2002, e Roberto Cadrobbi, continuatore dell’infettivologo Paolo, direttore fino a poco tempo fa dell’Arpav del Veneto. La polemica promette sviluppi caldi.
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