Palude Venezia, la Procura tira dritto: «Processo per Brugnaro e mister Kwong»
I pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per tutti i 34 indagati, dal sindaco al magnate cinese, passando per il direttore generale Ceron, il vice capo di gabinetto Donadini e l’ex assessore Boraso che a giorni potrebbe patteggiare per alcune accuse

Inchiesta Palude: la Procura di Venezia va avanti per la sua strada e chiede il rinvio a giudizio per tutti gli indagati, compresi - dunque - il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il direttore generale Morris Ceron, il vice capo di gabinetto Derek Donadini, il magnate cinese Ching Chiat Kwong, l’imprenditore (e teste principale d’accusa) Claudio Vanin e, naturalmente, anche l’ex assessore Renato Boraso.
Le accuse che muovono loro i pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini restano quelle di concorso in corruzione per quanto riguarda il tentativo di vendere l’area dei Pili (di proprietà di Porte di Venezia, società della holding del sindaco ora confluita nel blind trust) all’imprenditore cinese, “allettandolo" con la promessa di autorizzare variazioni urbanistiche per aumentare la cubatura degli edifici realizzabili ai Pili (area molto inquinata) e la modifica di destinazione d’uso dell’area, nonché con l’acquisto a prezzo “ribassato” di palazzo Poerio.
Con loro ci sono poi imprenditori e dirigenti pubblici accusati, invece, di aver finanziato con tangenti Renato Boraso (o comunque favorito le sue richieste sugli uffici pubblici) per ottenerne favori di varia natura: accesso agli appalti, attribuzione di lavori, informazioni privilegiate, variazioni urbanistiche, con il pressing dell’ex assessore presso gli uffici e le aziende pubbliche coinvolte, come Casino e Avm.
Va ricordato che non si tratta di sentenze, ma della chiusura della parte investigativa dell’inchiesta e del passaggio a quella giudicante. Accuse della Procura dalle quali i principali indagati si sono sempre dichiarati del tutto estranei (tranne le ammissioni di Boraso per alcune delle tangenti ricevute).
Ora cosa accadrà? Il 16 maggio la giudice per le udienze preliminari Carlotta Franceschetti ha in agenda l’udienza per i patteggiamenti già concordati tra accuse e difese per 12 capi di corruzione per quanto riguarda l’ex assessore Boraso e per gli imprenditori Fabrizio Ormenese e Daniele Brichese.
Se deciderà nel merito dei patteggiamenti diventerà incompatibile a giudicare sulle altre richieste di rinvio a giudizio. In ogni caso - se la poderosa inchiesta con 100.000 pagine di atti dovesse passare di mano ad un altro gup - sarà fissata un’udienza nella quale i difensori delle parti faranno le loro richieste di proscioglimento, di riti alternativi (patteggiamenti o rito abbreviato) o di difendersi davanti al tribunale con il rinvio giudizio.
In tutto sono 34 gli imputati di questa inchiesta e 14 le imprese coinvolte.
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