Parto tardivo, risarcimento da 3 milioni

L’Odissea di una famiglia di Schio che da 19 anni attende giustizia. Zaia: tutto surreale, farò un’inchiesta
BARSOTTI - BRACCIALETTO NEONATI
BARSOTTI - BRACCIALETTO NEONATI

SCHIO. Un risarcimento di oltre 3 milioni e 200 mila euro per un parto cesareo eseguito in ritardo di 48 ore nell’allora reparto materno infantile dell’ospedale De Lellis. A pagare sarà la Regione che ieri si è vista notificare la richiesta di pignoramento presentata dai legali di una famiglia di Schio, distrutta dal dolore per un danno neurologico al neonato, ora adulto invalido e impossibilitato a vivere una vita normale, dallo studio al lavoro. La vicenda risale al 1994: il 9 marzo una donna giunta alla trentaquattresima settimana di gestazione, viene visitata perché accusa malesseri di vario tipo. I medici le diagnosticano un’anemia e le prescrivono il ricovero. Gli esami fanno emergere una sofferenza renale, tanto dall’essere inviata all’ospedale di Padova per un ecocardiogramma fetale. Al rientro al De Lellis, il 15 marzo, le viene praticato il parto cesareo ma, al momento delle dimissioni, la neomamma scopre che il bimbo ha subito un’asfissia neonatale. Secondo quanto riportato nella sentenza emessa il 3 dicembre 2012 dal tribunale di Venezia, i genitori non sarebbero stati informati dei possibili danni neurologici. Esami successivi hanno accertato una tetraparesi spastica. Il perito di parte segnalò «un prolungato periodo di sofferenza fetale che ha generato un’ipossia cerebrle importante, con conseguente danno neurologico del feto». Un’invalidità misurata nel 95%. Da qui la richiesta di risarcimento danni indirizzata nei confronti dell’Ulss 4. La sentenza stabilisce che «a fronte della documentazione presentata, il feto doveva essere estratto il 13 marzo». Il ritardo di due giorni da parte dei sanitari dell’ospedale scledense costa ora alla Regione, che risponde per conto dell’Ulss, ben 3 milioni e 254 mila euro, un milione dei quali dovuto ad interessi maturati nel corso di questi 19 anni, l’età che ha ora il ragazzo invalido. La famiglia, seguita dagli avvocati Paolo Bettiol di Venezia e Adolfo Baratto di Treviso, ha diritto al risarcimento. La sentenza è esecutiva e la Regione non vi si può più opporre, mentre risulta pendente un appello della Regione stessa contro la gestione liquidatoria dell’Ulss.

«In merito al presunto caso di malasanità, che ha coinvolto una famiglia del vicentino circa 19 anni fa, e per il quale il tribunale di Venezia ha stabilito un risarcimento di circa 3,2 milioni di euro, il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia ha chiesto che entro oggi sia sul suo tavolo una dettagliata informativa sulla vicenda, della quale, ha dichiarato, “non sapevo nulla e ho appreso dalle agenzie. Tutta la vicenda ha del surreale per i tempi e per i modi in cui si è andata sviluppando. L’indagine interna dovrà accertare responsabilità dell’Ente, o esterne, nell’obiettivo comunque di rispettare le sentenze della magistratura e pagare i ricorrenti qualora siano accertate effettive responsabilità della Regione».

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