Report, Maniero e l’acqua all’arsenico

La Gabanelli svela i controlli di un comune sulle «capannine» vendute dall’ex boss che oggi si chiama Luca Mori: valori fuorilegge

VENEZIA. La Gabanelli torna alla carica su Felice Maniero e a “Report” rovina gli affari di “Luca Mori”, nuovo nome dell’ex boss della mala che oggi, per vivere, installa le casette dell’acqua filtrata negli uffici. Secondo le analisi condotte sull’acqua del comune romano di Fonte Nuova, l’acqua «purificata fino a diventare oligominerale» prima di essere filtrata aveva un valore dell’arsenico inferiore ad uno, mentre una volta filtrata, come riscontrato dall’Usl, risultava maggiore di 17. La carica batterica riscontrata risultava eccessiva.

Tutto come anticipato sui nostri giornali invece sul fronte dello scandalo del traffico internazionale d’armi e l’arruolamento di mercenari. Qui il servizio ha tra i protagonisti il padovano Giancarlo Carpi, ex camionista, fondatore della Legione Brenno, struttura paramilitare segreta che negli anni Novanta partecipa alla guerra dei Balcani.

Un’inchiesta che arriva a toccare alti livelli istituzionali e passa per la vendita di elicotteri da guerra per cui è indagato Andrea Pardi.Milena Gabbanelli ha quindi spiegato i legami internazionali partendo proprio dal ruolo di Carpi tornato alla ribalta nell’ambito di un’inchiesta della procura di Napoli per traffico d’armi e addestramento di mercenari. Carpi, intervistato da Sigfrido Ranucci, racconta del ruolo avuto nella guerra dei Balcani per conto dei servizi segreti, parla del «compito di recuperare un dossier che riguardava i politici italiani». Ma qui la questione è un’altra e punta sul ruolo che, forte della sua esperienza e dei suoi contatti, avrebbe avuto Carpi all’interno del gruppo di addestratori reclutato da un somalo; nel gruppo anche Aldo Pavan, un imprenditore di San Donà con precedenti per traffico di droga. Quest’ultimo, Omar Jama, è sospettato di commerciare in oro e diamanti con cui finanziare l’addestramento di mercenari: a sua volta questi, raggiunto dal giornalista di “Report” smentisce tutto e si dice «un pacifista che non ha mai toccato un’arma in vita sua». Diversamente, la pista porterebbe ad Al Shabab, movimento estremista che si è macchiato di centinaia di morti, ora vicino all’Is.

Non finisce qui: tra le rivelazioni di Carpi, anche quelle che riguardano il suicidio della figlia dell’ex boss, avvenuto il 24 febbraio 2006 a Pescara. L’ex autotrasportatore racconta che in uno dei suoi soggiorni al Due Palazzi di Padova, aveva ascoltato tre della mala del Brenta che discutevano sull’assassinio di una persona a Pescara. E quando il giornalista ipotizza che sia stata uccisa per vendicarsi del fatto che l’ex boss aveva deciso di collaborare con la giustizia, lui conferma.

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