Scrivete a Slepoj: adesso, a un passo dalla libertà sento che non mi interessa più

Dottoressa, sono un’appassionata lettrice. In particolare amo leggere romanzi, di tutti i generi. Ho una libreria molto fornita; in queste lunghissime settimane non mi sono mancati i titoli, vecchi o nuovi da rileggere o da scoprire, né il tempo. Mi è mancata però incredibilmente la voglia: una fatica incredibile a concentrarmi, a provare quel piacere assoluto di partire per un altro mondo e un altro tempo, che solo la lettura può dare.
Al tempo stesso, mi sono completamente arenata con i miei studi: sto perfezionando l’inglese, ma in queste settimane provare qualsiasi esercizio è completamente inutile, una lingua che non riconosco più. La testa rimane concentrata quanto? Dieci minuti, forse, quando sono fortunata.
Vorrei che mi aiutasse a capire perché mi accade questo, e se e come potrò tornare alla normalità. Ho 45 anni, non ho avuto paura del virus, non sono rimasta esattamente reclusa perché ho lavorato secondo ritmi “quasi” normali, sto dividendo questo momento difficile con il mio compagno, in una casa comoda, senza particolari problemi pressanti. Perché la mia testa va in un’altra direzione?
Grazie per l’aiuto che potrà darmi.
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Cara lettrice, l’élite culturale a cui lei appartiene non le è di aiuto per rimuovere e sublimare la realtà. Avere sensibilità, avere consapevolezza non attutisce ansia e paura, semmai la accentua giacché la capacità di cogliere la realtà, in lei, è ancor più accentuata. Questo virus è molto più lesivo per la psiche perché è un nemico invisibile e il nostro sistema mentale non ha ancora recepito i giusti mezzi per affrontare un cambiamento così inaspettato.
La mente riesce a riorganizzarsi se possiede strumenti, come la conoscenza acquisita dalla scienza, ma in questo frangente la scienza non è ancora d’aiuto.
Lei si trova semplicemente di fronte a un evento che non le consente alcuna razionalizzazione, la sua mente non le è più di aiuto. La sua vita, fino a ieri piena e soddisfacente, era fatta di partner, libri, amici, ma questi non sono più elementi che la fanno stare bene, che possano metterla al riparo dai cambiamenti e il senso di inutilità e la malinconia, il sentirsi come sospesi che lei lamenta, sono forme di difesa messe in atto dall’essere umano di fronte a un nemico che non rientra nel suo bagaglio emotivo. In altre parole, nessuno ha potuto prepararsi. Si legga Camus o Kafka, scrittori che possono tuttora offrirle buone chiavi interpretative di una realtà così cupa e precaria.
Gentile dottoressa, ho da poco compiuto 60 anni.
Ho una bella famiglia, due figli – un maschio e una femmina – bravi, indipendenti, affettuosi. Con mio marito le cose vanno bene: sappiamo stare insieme ma anche rispettare i nostri spazi quando ne abbiamo bisogno. Io insegno, per cui in questa quarantena ho dovuto anche imparare cose nuove per la mia professione e questo mi ha impegnata e aiutata.
Eppure c’è una cosa che mi tormenta: mi sto rendendo conto in questi ultimi giorni che è come se del dopo, improvvisamente, non mi interessasse più niente.
Ci fanno uscire ok, per fare cosa, vedere cosa, andare dove? Ci sarà un sacco di gente che non avrà più lavoro, niente per vivere.
Per settimane abbiamo fatto a meno praticamente di tutte le piccole libertà che fanno bene, del caffè al bar, del cinema, di una pizza con le amiche, di una cena a casa gli amici a parlare di progetti. Io non riesco a progettare più niente, e purtroppo sento che questo succede anche ad altre mie amiche.
Come ripartire?
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La quarantena fa vivere le persone in un mondo che fino a ieri sembrava impossibile. La vita frenetica, le relazioni multiple ma superficiali, le attività ludiche svolte per anni, il tutto sempre fuori casa, la disabitudine a rimanere da soli, sia in ozio che in silenzio, è stata la nevrosi dei nostri ultimi cinquant’anni. Il fare, il riempire ogni attimo di tempo con il lavoro o lo svago, un andirivieni fuori da ogni ritmo naturale, con il giorno che diventava notte e viceversa: questa è stata la quotidianità fino a ieri.
L’esperienza vissuta da lei, e da molti altri, l’ha portata a scoprire sentimenti più profondi, ha riscoperto altri valori e altre capacità, sono queste nuove acquisizioni a darle un senso di inutilità.
Se pensiamo alla nostra vita passata, una corsa per non incontrare se stessi, forse il virus ci obbliga a fare un pensiero sul senso dell’essere umani. La fase 2 è dettata dalla paura del rischio economico, ma il senso di inutilità che lei lamenta è dovuta alla sua nuova sensibilità; questa epidemia ha consentito a molti di ripensare a un prima in cui non si viveva in armonia. Il mondo è oramai da ridefinire, è l’incertezza a provocare la sua sensazione di sospensione.
Ho quasi quarant’anni, da sempre passo da un lavoro all’altro: stage su stage, e quelle volte che il lavoro è diventato stabile dopo un po’ dovevano sempre tagliare il personale, e in mezzo ai tagli c’ero io. Adesso ho un lavoro e da qualche giorno sono anche tornato in ufficio, per fortuna.
Vivo con i miei genitori anziani, controllano tutto quello che faccio, con la scusa di essere simpatici si fanno i fatti miei come se di anni ne avessi dieci. Quando cerco di ottenere un po’ di indipendenza, come quando ho cercato di mettere su casa da solo, trovano sempre un modo per farmi sentire in colpa e tornare indietro. Il mio unico sfogo è la mia grande passione per la natura; appena posso, scappo e vado a visitare parchi, grotte, giardini. Mai troppo lontano: non ho mai preso un aereo.
Ma il problema non è questo: qualche mese fa ho conosciuto una ragazza. Siamo usciti qualche volta, abbiamo parlato spesso soprattutto via social. Secondo me poteva nascere qualcosa: ho una grande voglia di avere una relazione, una compagna, una donna con cui formare una famiglia. E adesso, da più di un mese non possiamo vederci, ci parliamo solo via Facebook o con i messaggini. Come potrò ritrovarla e magari conquistarla quando fra qualche giorno potremo uscire? Lo desideravo tanto, e adesso invece mi fa paura. Magari non mi vorrà neanche più vedere.
Quarant’anni è un’età che richiede un completamento, ma l’età ha un valore relativo nei sentimenti e nei comportamenti. Il controllo esercitato dai suoi genitori è il risultato della sua mancanza di esperienza nelle relazioni sentimentali. I genitori che gestiscono i figli con la scusa della loro tutela, ma in realtà come il risultato di un’ansia patologica per il loro futuro, fanno danni enormi, perché non consentono il processo fondamentale di costruzione dell’identità del figlio. Ma anche per la difficoltà che gli creano nel realizzare un’autonomia in cui trovi spazio un mondo che sia esterno alla casa familiare.
La sua paura nell’incontrare fisicamente chi ha fatto parte di sole fantasie è una sensazione comune, è l’ansia e la paura del rifiuto, ma anche l’idea inesatta che l’altro provi disinteresse in lei. Si tratta di reazioni legate al meccanismo di difesa e fuga.
La sua scarsa propensione a stare con gli altri, la mancanza di autostima e la dipendenza genitoriale sono talvolta elementi che rendono difficoltose le relazioni sentimentali. Per guarire deve lottare contro le sue paure, contro il senso di colpa; l’interesse per qualcun altro è un passo importante per uscire dall’infanzia ed entrare nel mondo degli adulti; affronti con coraggio la storia, non si crei illusioni, accetti la realtà per come si presenterà.
L’amore, anche se piccolo e breve, è importante per ogni essere umano. Rassicuri i suoi genitori, se ne occupi, ma si crei una vita tutta sua.
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La situazione che stiamo attraversando non è facile; la dottoressa Vera Slepoj, psicoterapeuta e da anni collaboratrice del nostro giornale, affronta con i lettori un percorso per capire come superarlo e risponde alle vostre lettere. L’indirizzo alle quale inviare le mail è cultura@mattinopadova.it; sull’oggetto, scrivete “Slepoj”. La dottoressa risponderà dalle pagine del giornale garantendo l’anonimato dove richiesto.
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Per scrivere a Vera Slepoj: cultura@mattinopadova.it
Oggetto: SLEPOJ
La psicoterapeuta risponderà: i casi più interessanti riceveranno risposta sul nostro sito. L’anonimato sarà garantito
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