Scrivete a Vera Slepoj: «Chiusa in casa con una sindrome che peggiora a causa dell’ansia»

Coronavirus e psiche: la situazione assolutamente inedita che stiamo vivendo può esasperare situazioni già in atto che possono riguardare la sfera delle relazioni ma anche problemi di altro genere già esistenti 
Counselling. Distressed woman receiving counselling. Counselling is the provision of advice, and psychological or psychiatric support. Trained counse...
Counselling. Distressed woman receiving counselling. Counselling is the provision of advice, and psychological or psychiatric support. Trained counse...

Vorrei segnalare la mia problematica relativamente alla situazione familiare attualmente in essere. Convivo da circa tre anni (in totale 8 di fidanzamento) con una ragazza, di cui sono imnamoratissimo, ma che da un paio di anni manifesta grande insofferenza per la presenza in casa dei miei due figli (maschio di 15 anni e bambina di 9).

La mia ex moglie vive distante e non tiene con sé i figli, se non un paio di mesi in estate, e il compito di genitore è interamente sulle mie spalle. Ciò ha portato a un tradimento da parte della mia compagna che si è giustificata dicendo che la situazione insostenibile a casa la ha portata a distrarsi; messa davanti al fattaccio ha scelto di stare con me.

Ora, con questa emergenza, lo stare insieme tutti è la routine. Al momento non vedo insofferenza ma conoscendola la situazione, prima o poi, si ripresenterà negativamente.

Come posso gestire il fatto di restare tutti uniti senza togliere affetto a nessuno?



Caro lettore,

la convivenza forzata mette inevitabilmente a nudo la verità sulle situazioni. Lei è sicuramente un buon genitore e ha il compito importante di far crescere i suoi figli, essendo la figura paterna molto significativa nella formazione dei comportamenti futuri dei figli.

L’inserimento nelle separazioni dei nuovi partner richiede molto equilibrio e chiarezza. Molto spesso un partner che si unisce a un soggetto che ha la responsabilità familiare e l’affidamento dei figli, ancor più complesso se sono adolescenti, non sempre riesce a capire il proprio ruolo; non si tratta di acquisire un ruolo materno, di fare una sostituzione, ma di comprendere l’importanza di riuscire a sostenere la relazione sentimentale, ma anche quella di un’idea di famiglia che si deve ricostruire.

Spesso il partner che entra in un nucleo dove ci sono dei figli, entra in competizione più o meno consapevolmente, nel tentativo di acquisire un ruolo dominante. Nel suo caso, dove c’è un tradimento, essi si chiamano così perché si portano dietro complessi meccanismi di perdita della fiducia e di indebolimento della relazione. L’errore spesso di queste relazioni è cercare la priorità, o del sentimento, o della responsabilità della figliolanza.

Questo è un periodo estremamente delicato per il futuro della sua storia coniugale e familiare, ma sarebbe necessario evitare di cercare di risolverein questo monmento il conflitto in atto.

Le consiglio di cercare di non ritornare sempre, sia lei sia il partner, sulle vostre problematiche. Rinviateli in momenti più equilibrati. È necessario far vivere bene i suoi figli, cercare di non acutizzare i conflitti. Affinché ciò avvenga è necessario costruire una nuova organizzazione di coppia e familiare. Cerchi anche con la fantasia e semplici azioni di dividere l’arco della giornata in momenti speciali, da costruire con il partner, e altrettanti momenti speciali da fare solo con i suoi figli.

Sono realtà divise, necessarie perché lei ha un ruolo tutto sommato centrale nel tenere in piedi questo equilibrio. Costruisca tempi e spazi ben precisi, con orari, momenti dedicati alla coppia, momenti in cui come padre cerca di capire i sentimenti dei suoi figli, ma anche delle occasioni importanti per stare tutti insieme, come il pranzo, la cena.

Cerchi, visto che ha questo ruolo, di indagare come stanno tutti e tre i soggetti a cui lei, mi sembra, tenga molto, a prescindere dalle problematiche. È un’occasione, mi creda, che può ridisegnare la sua storia.

Ci provi.

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Sono Giorgia e ho 40 anni. Grazie innanzitutto per il servizio che ci offre.

Le scrivo penso in utilità anche di altre persone che sono affette dalla mia stessa condizione: la Sindrome di Tourette. Per noi il movimento è il punto cardine del benessere, noi che abbiamo un’energia così “atomica” da dover sfogare: mi rendo conto che fra le mura di casa non è facile. In me, i tic peggiorano molto, con un conseguente aumento dei dolori muscolari da contrattura e da distonia. In casa mia inoltre (al piano superiore) c’è una zia che mi pratica mobbing e che quando sente i miei movimenti (saltelli, il battere per terra. . . ) e i tic vocali, inizia a perseguitarmi con dispetti veri e propri.

In casa poi ho un papà depresso... fortemente spaventato dalla situazione che stiamo vivendo, diabetico e impossibilitato a camminare fuori (da solo) perché convinto che il virus sia nell’aria che respiriamo.

È una situazione pesante, dove io che sono affetta da processazione sensoriale soffro molto. Il “sentire troppo gli stimoli” si traduce in episodi psicosomatici e ansia. Vorrei poter trovare un escamotage per non sentirmi “sbagliata”, se avessi voglia di camminare mezzoretta, senza sentirmi dire nei social “cretina, non capisci niente, incosciente...”; premetto che sono una Crocerossina presso una struttura militare per cui agisco in ogni cosa con grande responsabilità seguendo le direttive comunali.

Come posso fare per sentirmi meno sola e più capita in questa situazione?La Sdt è ancora tutt’oggi ahimè una caratteristica poco conosciuta e poco creduta (anche al lavoro ci sono difficoltà a credere che ho qualche cosa nonostante abbia l’invalidità all’80%).

Un profondo grazie per l’attenzione soprattutto alla luce della mia Sindrome neurologica, che sono convinta abbiano anche altre persone di Padova.

Giorgia
 

Cara Giorgia,

Innanzitutto, andiamo per gradi, suddividendo il problema: 1) il tuo rapporto con la solitudine; 2) il tuo rapporto con la sindrome di Tourette; 3) la gestione delle reazioni familiari; 4) il tuo rapporto con i social.

La sindrome che ti coinvolge rende esponenziali i sintomi che normalmente si riescono, anche se con fatica, a gestire. L’accettazione e l’esame in realtà sono fondamentali. Inutile pertanto pensare di modificare in così poco tempo l’atteggiamento delle persone che ti circondano; è necessario pensare a come fare da soli.

Dividere la casa in zone. Mettere ad esempio un cartello sulla porta della tua camera, e se lo desiderano sulla porta di ogni camera, in cui ad esempio tu avvisi che stai lavorando per te stessa. In questo modo puoi fare esercizi, i movimenti rituali, tutto quello che ti aiuta e che non puoi in questo momento certamente controllare. Tutto questo con degli orari ben precisi, anche per poterli contenere.

Un secondo problema e suggerimento è coinvolgere il gruppo familiare che condivide lo spazio, cercando di organizzarlo contemplando le problematiche che non sono certamente contenitive della zia.

Non aspettarti nulla dai social, in questo momento sono aggressivi e richiedono un’inutile energia. Se puoi, non connetterti: sono strumenti virtuali che in questo momento non ti possono aiutare.

Cara Giorgia, l’isolamento non riguarda te sola, ma un intero universo ed è bene comprendere che non esistono vie d’uscita. Lavorare sulla solidarietà e sull’organizzazione dei sentimenti rende tutto un po’ più facile. Ti consiglio di destinare un tempo, seppur piccolo, per uscire anche 5 minuti fuori la porta di casa, sul terrazzo, su e giù per le scale del condominio.

Impara a respirare perché il respiro è importantissimo e riesce a controllare gli stati d’ansia.

Cerca di organizzare delle telefonate, non occasionali ma preparate. Questo ti aiuta a gestire la solitudine. Se puoi, cerca di fare un progetto per la tua sindrome, costruisci ad esempio una storia, non sentirti incompresa ne vittima, ma una guerriera che combatte da sempre.

(La sindrome di Tourette, o di George Gilles che l’ha individuata, è un disturbo neurologico caratterizzato dalla presenza di tic motori o fonici intermittenti, come grugniti, sospiri, movimenti improvvisi del corpo. Ha sindrome ha inizio nell’infanzia o nell’adolescenza, ma può permanere anche nell’età adulta).

 

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Per scrivere a Vera Slepoj: cultura@mattinopadova.it Oggetto: SLEPOJ

La psicoterapeuta risponderà, i casi più interessanti riceveranno risposta sul giornale e sul nostro sito.
L’anonimato, se richiesto, sarà garantito

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