Stagnazione in Veneto: produzione giù, ma un’impresa su due crede nella ripresa
L’analisi congiunturale di Unioncamere relativa al primo trimestre. Fra i settori, bene quello delle macchine elettroniche, male il tessile. Santocono, presidente Unioncamere Veneto: «L’incertezza sui dazi di Trump impedisce di fare previsioni e pianificazioni e complica la vita degli imprenditori»

L’economia veneta naviga a vista nell’epoca dell’incertezza globale: l’indagine di Unioncamere del Veneto sull’andamento del primo trimestre 2025 evidenzia un quadro a tinte chiaroscure, che vede una produzione caratterizzata da una generale stagnazione, un buon grado di preoccupazione rispetto agli investimenti, che sembrano non decollare, accanto a una percezione sostanzialmente positiva del futuro, da parte degli imprenditori della regione.
Il rinvio al 9 luglio dell’applicazione dei dazi all’Ue, annunciato da Trump, acuisce l’insicurezza di chi fa impresa: «Questa continua sospensione è uno dei grandi problemi che ha la nostra economia, non solo a livello regionale ma anche nazionale – ha dichiarato il presidente di Unioncamere Veneto, Antonio Santocono -. L’impossibilità di fare previsioni e pianificazioni complica non poco la vita degli imprenditori. È già la seconda volta che si verifica questa altalena sui dazi, sappiamo che i problemi più grossi sono soprattutto quelli legati all’export e all’energia, a cui si aggiunge una stagnazione dell’economia che dura ormai da due anni. Il fatto di non poter avere delle previsioni certe sui dazi impedisce alle imprese di fare investimenti e può determinare dinamiche inflazionistiche. L’incertezza crea speculazione e impossibilità, da parte delle aziende, di pianificare la propria crescita economica».
L’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere del Veneto ha visto coinvolto un campione di circa 2.200 imprese con almeno 10 addetti, cui fa riferimento un’occupazione complessiva di oltre 100.000 addetti.
La produzione industriale della manifattura veneta cala del 3,2% su base annua, mentre la variazione congiunturale si attesta al -0,2%. La variazione congiunturale destagionalizzata resta invariata, segnalando l’assenza di segnali di ripresa. Le prospettive restano incerte, anche sul fronte dell’export, fortemente esposto a fattori esterni di debolezza, dall’instabilità economica della Germania alla crisi dell’automotive a quella del tessile, dalla transizione all’elettrico ai dazi Usa e alla crescente competizione tra Stati Uniti e Cina.
Nonostante questo, emerge una tenuta della domanda estera, nonostante il rallentamento economico in mercati chiave e condizioni meno favorevoli all’export. L’indicatore relativo agli ordini provenienti dall’estero mostra un +0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2024.
Secondo l’indagine di Unioncamere, i dati relativi alla produzione industriale veneta delineano complessivamente un quadro di debolezza strutturale, con pochi settori in controtendenza.
A crescere è il comparto delle macchine elettriche ed elettroniche (+3,1%), alimentare e bevande restano stabili mentre una domanda interna ancora poco dinamica per sostenere una ripresa solida è l’altro lato negativo della situazione. Tutti questi fattori riducono le opportunità di consolidamento per le imprese venete. Le previsioni degli imprenditori per il prosieguo dell’anno rivelano un clima di fiducia prudente: il 47% delle imprese si attende un incremento della produzione, il 36% prevede stabilità e il 16% teme una flessione.
«Nel 2025 si conferma la fase di stallo del manifatturiero veneto, in corso ormai da tempo - prosegue il presidente Santocono –, in cui la ripresa resta fragile e disomogenea. Il consolidamento dipenderà dalla tenuta della domanda, in particolare quella interna, e dalla capacità delle imprese di reagire a un contesto internazionale ancora instabile, caratterizzato da tensioni commerciali e crescente incertezza geopolitica. Le attese sulla domanda interna sono allineate: il 43% prevede una crescita degli ordini, il 39% stabilità e il 17% una contrazione. Anche per la domanda estera, le aspettative sono caute: il 44% degli operatori ipotizza un aumento, il 38% non prevede variazioni e il 18% si aspetta un calo. Per quanto riguarda il fatturato complessivo, il 49% delle imprese prevede una crescita, il 33% stabilità e il 18% una diminuzione.
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