Strage di Jesolo, cittadinanza onoraria ai kosovari che si sono tuffati

MUSILE. Cittadinanza onoraria per i cinque kosovari che si sono tuffati nel canale di via Pesarona e hanno disperatamente tentato di salvare i quattro ragazzi nel tragico incidente stradale di domenica 14 luglio alle porte di Jesolo.
Sono i kosovari Laurat Hoti, Florim Bytyci, i due che erano in acqua e Burim Kuci, Ilir Lekaj e Lulzim Bytyci gli altri tre che sulla sponda del canale li hanno aiutati ad estrarre e trascinare i corpi purtroppo senza vita di Riccardo Laugeni, Eleonora Frasson, Leonardo Girardi e Giovanni Mattiuzzo. Si era salvata solo Giorgia Diral.
I cinque muratori di Campalto, tutti tra i 30 e i 40 anni, padri di famiglia, erano scomparsi nel nulla dopo aver tentato il salvataggio, unici a tuffarsi nel canale. Non cercavano onori o ringraziamenti, sicuri solo di aver fatto il loro dovere e quello che sentivano dentro nel cuore. Sono entrati in acqua, si sono immersi e a tentoni hanno estratto tre dei corpi, purtroppo ormai senza vita.
Sono stati poi rintracciati dalla sindaca di Musile, Silvia Susanna, che ha pensato a un riconoscimento importante in accordo anche con gli altri sindaci, di San Donà e Jesolo. E la cittadinanza onoraria di Musile è sembrata la scelta più opportuna, visto che era di Musile la maggior parte dei ragazzi coinvolti e a Musile si sono celebrate le esequie allo stadio con oltre 5 mila persone e una organizzazione ineccepibile.
Il prossimo Consiglio comunale sarà il 29 luglio e i cinque kosovari sono già stati invitati formalmente alla seduta. La sindaca di Musile ha riunito la commissione ieri per decidere i prossimi passi e l’iter da seguire.
Intanto, la famiglia di Riccardo Laugeni, papà Marco, mamma Romina e la sorella minore Ilaria, di San Donà, hanno deciso con le onoranze funebri di Walter Gusso e in accordo con il Comune, di trasferire la salma del ragazzo dal cimitero di San Donà a quello di Musile dove sono sepolti gli altri tre amici.
Per questo trasferimento ci vorranno alcuni giorni anche per avere autorizzazioni e permessi necessari. Saranno assieme, vicini anche dopo la morte. La vicenda dei quattro giovani, e dell’unica sopravvissuta, Giorgia, ha profondamente segnato la comunità del Basso Piave, partecipe dell’immenso dolore e vicina alle famiglie. —
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