Studio innovativo a Padova. L’allergologa: "Chi ha l'asma ha minori rischi di sviluppare il virus"

L’allarme: «Molti hanno smesso il cortisone per timore di ammalarsi». Un vademecum e un numero verde per non confondere i sintomi
l’intervista
 
In un periodo in cui incrociare una persona che starnutisce è – quasi – peggio che sorprenderla a rubare, essere affetti da allergia diventa complicato, se non addirittura pericoloso. A causa dello stigma che accompagna colpi di tosse e naso che cola e dei timori che negli ultimi due mesi hanno angosciato chiunque fosse affetto da problemi respiratori. «Quest’anno l’epidemia di allergia tipica della primavera arriva sulla pandemia di Covid-19 con un impatto di difficile gestione» sostiene Maria Angiola Crivellaro, responsabile del Servizio di allergologia della Medicina del Lavoro dell’Azienda Ospedaliera di Padova «questo perché molti sintomi dell’allergico hanno caratteristiche simili ai sintomi iniziali dell’infezione da Covid-19». 
 
Dottoressa, quando è esplosa l’epidemia si diceva che le persone allergiche potessero essere più esposte al contagio. 
«All’inizio ci sono stati molti timori e incertezze sul fatto che le patologie allergiche potessero aggravare o facilitare l’infezione da coronavirus. Non solo: un significativo numero di pazienti ha abbandonato la terapia cortisonica per timore che riducesse la risposta immunologica, facilitando l’accesso del virus. Con risultati allarmanti: uno scarso controllo della malattia allergica, sia essa asma o rinite, può comportare la necessità di ricorso a cure sanitarie urgenti». 
 
Però questa stessa paura sembrava trovare un cauto riscontro anche tra i medici. 
«Di fronte a un virus sconosciuto che interessa le vie respiratorie, inizialmente anche la comunità scientifica si era allertata, ma con il tempo e la conoscenza si è dimostrato che questa teoria non trova riscontro. Anzi, sembra addirittura che forme lievi o moderate di asma abbiano un minor rischio di sviluppare il Covid-19». 
 
Una scoperta che cambia completamente le carte in tavola. A che punto è? 
«È in corso una collaborazione nell’ambito della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica, del cui direttivo faccio parte. Stiamo creando uno studio di valutazione, per capire se le osservazioni che abbiamo fatto ciascuno per proprio conto trovano conferma, ma i dati sono molto confortanti. Ora tocca allo studio sulla popolazione allergica. Dal punto di vista scientifico ci sono già riferimenti sul New England Journal of Medicine, ma anche sul nostro Allergy. Già confermato, invece, che l’asma non è un fattore di rischio per il Covid-19». 
 
Come vi spiegate questo risultato? 
«È ancora prematuro parlarne ma le ipotesi sono che possa essere la terapia ad esercitare una funzione protettiva o che il controllo della risposta immunologica aiuti a gestire la patologia virale». 
 
Ma davvero c’è il rischio di confondere un’allergia respiratoria con il Covid-19? 
«Con il livello di sensibilità alterato dalla situazione attuale la comparsa di tosse, starnuti e mancanza di respiro provocano un certo stato d’ansia, soprattutto considerando i sintomi iniziali dell’infezione. Tuttavia, secondo le linee guida dell’Oms il coronavirus si manifesta con tre sintomi cardinali: febbre, tosse e mancanza di respiro. Ma la più frequente malattia allergica respiratoria, la rinite, è caratterizzata da prurito alla mucosa nasale, naso che cola, starnuti, ostruzione nasale. Spesso è associata a congiuntivite. Sintomi praticamente assenti nel Covid-19. In caso di perdita dell’olfatto, nella forma infettiva il disturbo è isolato mentre nella forma allergica è associata agli altri sintomi respiratori. L’asma allergica può destare qualche incertezza perché è caratterizzata da difficoltà di respiro associata a rumori respiratori, crisi di tosse stizzosa o senso di oppressione toracica, ma è una sintomatologia che si risolve rapidamente con la terapia e che avviene in assenza di febbre. Proprio per affrontare l’epidemia in una situazione complessa, in cui gli ambulatori sono aperti solo per le prestazioni non differibili, è stato creato un numero verde: all’800926018, sette giorni su sette, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 io e altri colleghi su tutto il territorio rispondiamo ai dubbi dei pazienti in questo momento di incertezza». —
 
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