Tangenti Mose, già recuperati 44 milioni
La sentenza arriverà il 5 settembre e la prescrizione che incombe non cancellerà le multe e i risarcimenti con le condanne

Interpress/Mazzega Venezia, 29.06.2017.- Processi MOSE.- Nella foto il PM Stefano Ancillotto con iul PM Stefano Buccini
VENEZIA. È attesa per il 5 settembre, quando Venezia sarà al centro dell’attenzione internazionale con la sua Mostra del Cinema, la sentenza del Tribunale di Venezia che porrà la parola fine all’inchiesta sullo Scandalo Mose, l’indagine sui fondi neri del Consorzio Venezia Nuova e il vortice di tangenti, regalie, finanziamenti illeciti che - secondo i pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini - avrebbero drogato per decenni la storia della salvaguardia della laguna: mazzette, vacanze pagate, campagne elettorali sostenute - è l’accusa - per togliere ogni ostacolo alla realizzazione della mastodontica opera pubblica da 5,4 miliardi di euro, il 12% dei quali destinati dallo Stato allo stesso Cvn.
Una sentenza che arriverà dopo 31 patteggiamenti definitivi (tra i quali, quelli, dell’ex presidente del Veneto Galan, dell’ex assessore Chisso, dell’ex magistrato alle Acque Cuccioletta e di molti imprenditori), la condanna della Corte d’appello lombarda a 2 anni e mezzo dell’ex braccio destro di Tremonti Marco Milanese, giusto alla vigilia della prescrizione che cancellerà comunque in Appello tutte le accuse ed eventuali condanne, perché sono passati troppi anni dai fatti. Prescrizione anche per chi le tangenti le pagava, è stato arrestato, ha poi collaborato con la Procura e non sarà mai rinviato a giudizio: l’ex presidente manovratore del Consorzio Mazzacurati, del dirigente della potente impresa Mantovani Piergiorgio Baita, Claudia Minutillo (che hanno patteggiato le pendenze fiscali).
Quel che cerca la Procura è una sentenza “tradizionale” e storica, che metta agli atti che corruzione c’è stata, anche se verranno meno eventuali condanne e confische. Giovedì i pm Ancilotto e Buccini hanno chiesto la condanna per corruzione a 6 anni di reclusione per l’ex ministro Altero Matteoli, a 5 anni per l’imprenditore Ernesto Cinque, 4 anni per l’ex magistrata alle Acque Maria Giovanna Piva, 3 anni per l’imprenditore veneziano Nicola Falconi, 2 anni e 4 mesi per l’avvocato Corrado Crialese, 2 anni e 6 mesi per l’architetto di Galan, Danilo Turato. Per finanziamento illecito, hanno chiesto la condanna a 2 anni, 3 mesi e un milione di multa per l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e 2 anni e 500 mila euro di multa per l’ex parlamentare azzurra Lia Sartori. Nelle udienze del 18, 19 e 20 luglio parleranno le difese: tutti gli imputati si proclamano innocenti ed estranei alle accuse. L’avvocato dello Stato Cardin ha chiesto 8 milioni di euro, uno per imputato, quale risarcimento del danno all’immagine. Ed è proprio il risarcimento civile che - in caso di condanna - sopravviverà alla prescrizione. Sinora, grazie alle multe associate ai 31 patteggiamenti e alle evasioni fiscali sanate dalle imprese coinvolte, lo Stato ha già recuperato, in cassa, 44 milioni di euro, ai quali si aggiungono gli 8 milioni ai quali la Corte dei Conti ha già condannato (in primo grado) Giancarlo Galan, Patrizio Cuccioletta, in attesa di altre sentenze.
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