Terrorismo, è morto Galati il pentito delle Br coinvolto nei delitti Gori e Albanese
verona. È morto a Verona Michele Galati, uno degli assassini del direttore del Petrolchimico di Porto Marghera Sergio Gori e del commissario della Digos di Venezia Alfredo Albanese. Delitti delle Br, avvenuti nel 1980. Galati era un esponente di spicco della colonna veneta Cecilia Ludmann delle Brigate Rosse, poi collaboratore di giustizia. Dopo l’omicidio di Sergio Gori, Alfredo Albanese inizia a indagare. Ben presto il funzionario dell’antiterrorismo della Digos individua i responsabili dell’assassinio negli appartenenti alla colonna veneta delle Brigate Rosse. Venne ucciso, in viale Garibaldi a Mestre, mentre al mattino, si stava recando al lavoro.
Con le sue dichiarazioni, fatte nel 1982, Galati determinò l’arresto di una quarantina di militanti delle Brigate Rosse. Fu lui il primo ad indicare – ai carabinieri dell’Anticrimine di Padova, struttura del generale Dalla Chiesa – la Scuola di lingue parigina Hyperion come una sorta di centrale del terrorismo internazionale. Quelli che molti credono essere il “Grande Vecchio” che stava alle spalle del terrorismo di quegli anni.
Organizzazione che aveva mediato anche il traffico clandestino di armi risalente alla fine del 1979 a seguito di contatti nella capitale francese tra il capo delle Br Mario Moretti e i vertici dell’OLP. Galati trascorse una decina di anni in carcere dei 16 a cui venne condannato.
Galati, che non volle mai cambiare nome, trascorse una decina di anni in carcere, da dove uscì alla fine degli anni Ottanta usufruendo dei benefici della legislazione sui pentiti. Fu membro della colonna veneta delle Brigate Rosse, condannato a 16 anni nel processo per i due omicidi di Mestre. Uscì dopo sette anni.
Galati venne arrestato dalle forze dell’ordine nel dicembre 1980, e poco dopo venne citato in un documento BR, diffuso nel corso del sequestro Giovanni D’Urso come militante combattente catturato e “sequestrato per giorni e giorni, sottoposto a torture”. E uno dei brigatisti che dopo l’arresto venne portato in commissariato a Mestre e per farlo parlare la polizia usò metodi violenti.
Brigatista pentito, a partire dal 1981 ha fornito indicazioni sulle attività clandestine legate al terrorismo, parlando dei presunti rapporti di Mario Moretti con l’Hyperion che portarono all’arresto di Corrado Simioni, Duccio Berio e Vanni Mulinaris.
È stato il primo terrorista, nel 1991, ad aver parlato al giudice Salvini delle controinchieste delle Brigate Rosse sulla Strage di Piazza Fontana, sulla morte di Giuseppe Pinelli (secondo Galati le BR sarebbero giunte alla conclusione che Pinelli si sarebbe suicidato essendosi accorto di aver avuto un ruolo involontario nel trasporto dell’esplosivo usato per l’attentato) e sulla morte del Commissario Luigi Calabresi. Una volta uscito dal carcere, grazie allo sconto di pena perché pentito, non volle cambiare nome e si stabilì nella sua città natale. Suo fratello Paolo venne arrestato nel gennaio 1982, nel corso delle indagini sul rapimento del generale americano Dozier. –
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