Terrorismo nero: è morto Maggi, mandante di piazza della Loggia

VENEZIA. È morto a 82 anni nella sua casa dell’isola della Giudecca Carlo Maria Maggi, considerato il mandante della strage di piazza della Loggia a Brescia, il 28 maggio 1974.
L’attentato, avvenuto durante una manifestazione sindacale contro il terrorismo neofascista, causò la morte di otto persone e un centinaio di feriti. Condannato in Cassazione con il padovano Maurizio Tramonte all’ergastolo il 20 luglio 2017, all’uomo, in pessime condizioni di salute, era stato concesso di scontare la pena nella sua abitazione.
I familiari non hanno voluto rilasciare nessuna dichiarazione e nemmeno gli avvocati difensori, il professore Marco Ronco e Gabriele Civello. . All’epoca dei fatti Maggi era responsabile Triveneto dell’organizzazione terroristica neofascista Ordine Nuovo, ma nella quotidianità svolgeva la professione di medico. Maggi era membro dell’Msi (Movimento Sociale Italiano) da cui fu espulso a fine anni Sessanta proprio per i suoi presunti legami con il cosiddetto “terrorismo nero”.
Più volte colpito da ordine d’arresto, era stato condannato a 12 anni di carcere per reato associativo nel processo per la strage di Peteano (Gorizia, 31 maggio 1972), mentre nel 1988 aveva subito una condanna a nove anni per ricostituzione del partito fascista. Era stato assolto con sentenza definitiva, dopo una condanna in primo grado all’ergastolo, per la strage di piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969) e per quella alla Questura di Milano (17 maggio 1973) di cui era accusato di essere il mandante.

Per la strage di piazza della Loggia Maggi era stato assolto per insufficienza di prove in primo grado (16 novembre 2010) e in appello (14 aprile 2012), ma poi la Cassazione nel 2014 aveva annullato la sentenza. Il fatto che aveva spinto la Cassazione ad avviare un nuovo processo era stata la circostanza che l’ordigno era stato «confezionato utilizzando la gelignite di proprietà di Maggi e di Carlo Digilio (armiere di Ordine Nuovo, ndr), conservata presso lo Scalinetto», locanda veneziana all’epoca ritrovo dei neofascisti veneziani e veneti.
L’indagine all’epoca era stata seguita dall’allora giudice Felice Casson. Nel successivo processo d’appello, Maggi era stato condannato all’ergastolo come mandante il 22 luglio 2015.
La sentenza era stata confermata definitivamente in Cassazione il 20 giugno 2017. A chiedere la massima pena per i due imputati era stata la sostituto procuratore generale milanese Maria Grazia Omboni, mentre i difensori dei due si erano battuti per l’assoluzione.
L’uomo “nero” è cresciuto e vissuto nell’isola più rossa di Venezia, la Giudecca, dove era conosciuto come medico degli operai e molto rispettato. Nessuno in isola - nemmeno quando è arrivata la notizia dell’ergastolo - sospettava che avesse avuto una doppia vita e che avesse svolto un’attività politica sul fronte opposto da quello dei lavoratori che curava ogni giorno.
È qui in Giudecca che Maggi è rimasto nella massima riservatezza. La Giudecca, l’unico luogo dove veniva ancora ricordato come dottore e non come il terrorista nero. —
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