Dalla convention di Mestre, Donzelli: «Con FdI il Veneto sarà governato ancora meglio»

Convention a Mestre per celebrare i tre anni di vita del governo Meloni. La sfida del responsabile organizzativo: «Saremo il primo gruppo in Consiglio»

Rocco Currado

«Riusciremo nella sfida difficilissima di governare la Regione ancora meglio di come è stato fatto finora e FdI sarà il primo gruppo consiliare». Partiamo dalla fine.

È il responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, a lanciare la promessa dal palco del teatro Corso di Mestre, che ieri ha fatto da cornice all’evento “Tre anni di Governo Meloni, tre anni di risultati”, promosso dal partito. Un incontro – dal tono celebrativo, ma anche politico, in vista delle elezioni in Veneto (presenti infatti i candidati al Consiglio) – in cui le parole più ricorrenti sono «orgoglio» e «sinistra».

Nordio (FdI): “Riforma della giustizia di civiltà giuridica, dibattito sereno e tecnico”

Orgoglio, spiegano dal palco, per «aver raccolto un’Italia in ginocchio, che aveva perso la propria dignità, e averla riportata al centro dei processi internazionali». E sinistra che, sostengono a più riprese gli ospiti, «diceva che saremmo durati sei mesi, mentre siamo il terzo governo più longevo della storia della Repubblica».

La partita in Veneto

Gli onori di casa spettano al senatore Raffaele Speranzon, vice capogruppo a palazzo Madama: «Quasi quattro anni fa qui c’era Giorgia a presentare il suo libro. Avevamo il “governo dei migliori”, con Draghi, Di Maio e Speranza e ci dicevano che se fosse arrivata Meloni al potere sarebbe stato un disastro: spread alle stelle, mercati in fuga, diritti civili minacciati. Li abbiamo smentiti su tutto», scandisce il colonnello veneziano del partito, assicurando «un governo di legislatura, che arriverà a fine mandato rispettando il patto con gli elettori». A fargli eco la collega alla Camera, Elisabetta Gardini, secondo cui «oggi siamo un Paese che influenza le decisioni degli altri».

Per il coordinatore Luca De Carlo, «la compattezza della coalizione è un mantra nel centrodestra». Lo dimostra invitando sul palco, per un saluto, l’«amico» Alberto Stefani, il giovane leghista che punta a raccogliere il testimone di Luca Zaia, al suo debutto davanti a una platea tutta meloniana. Per l’occasione, non parla di sociale né di psicologo di base, temi cari a lui come al centrosinistra, ma ringrazia subito Meloni e i Fratelli, e ripete: «Faremo una campagna pragmatica, senza rispondere alle provocazioni e alle polemiche, lasciando il livore agli altri».

Donzelli (FdI): «Passo indietro sul candidato, ma avanti nel governo del Veneto»

Ceduto il candidato veneto al Carroccio, i meloniani pretenderanno la Lombardia? «Sono partite distinte, il candidato spetterà a chi ha più voti in Lombardia nell’ultima consultazione elettorale», risponde ai cronisti Donzelli. E il sindaco di Venezia? «Faremo di tutto perché anche Venezia sia governata dal centrodestra con un candidato all’altezza», garantisce Stefani a margine dell’evento.

Tornando sul palco, il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi approfitta per attaccare l’egemonia culturale della sinistra: «Per anni hanno occupato il mondo della cultura e oggi reagiscono rabbiosi, ma non ci faremo intimidire. E non saranno le orchestre a dettare la politica culturale». Il riferimento è al caso Venezi, di cui si parlerà anche il 15 novembre a Verona con il sovrintendente della Fenica Colabianchi.

Gli ospiti 

Ma ospiti del teatro mestrino sono anche tre ministri. Tra cui il titolare della Giustizia, Carlo Nordio, fresco di approvazione in Senato della “sua” riforma. Che definisce «di civiltà giuridica, nel senso che le carriere vanno separate perché non è ammissibile che nell’ambito dello stesso Csm i giudici, cioè quelli che devono essere terzi e imparziali, vengano a loro volta giudicati dai pubblici ministeri che sono parti processuali e soprattutto la parte accusatrice. Non è ammissibile che si giudichino da se stessi in un ambito di giurisdizione domestica come la sezione disciplinare».

Collegato da Roma, il ministro delle imprese Adolfo Urso snocciola alcuni dati: «Il debito pubblico è sotto controllo, la Borsa è cresciuta del 100%, l’inflazione è scesa. Ora dobbiamo cambiare l’Europa». Il collega agli affari europei Tommaso Foti critica il Green Deal, definendolo «un manifesto ideologico che rischia di deindustrializzare il continente». Ma i toni più accesi sono quelli di Donzelli. «In tre anni abbiamo difeso l’ergastolo ostativo, introdotto il decreto anti-rave, abolito il reddito di cittadinanza e reso reato universale l’utero in affitto.

Immigrazione

Abbiamo diminuito le tasse e aumentato le entrate fiscali», elenca il deputato, promettendo linea dura su immigrazione e sicurezza: «Bloccare le partenze illegali non è razzismo, ma tutela della legalità. Le cooperative rosse hanno lucrato per anni sull’accoglienza. Orgogliosi dei decreti sicurezza, anzi possiamo fare ancor di più».

Sui cori fascisti nella sede FdI di Parma, taglia corto: «Non accettiamo elezioni di democrazia». Ora il Veneto attende solo l’arrivo di Giorgia Meloni. «Presto vi diremo data e luogo», parola di Donzelli. E chissà che non accada proprio a Mestre, in piazza Ferretto. —

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