Troppi contagi in Veneto: scuole superiori chiuse dopo il 7 gennaio
La decisione del governatore del Veneto Luca Zaia, che teme la terza ondata di Covid: "Nessun problema sui trasporti ma i focolai ci sono e tutti gli esperti ci dicono che in questa situazione non è prudente aprire le scuole in questo momento". Le scuole superiori resteranno chiuse fino al 31 gennaio

MARGHERA. Il giorno della resa dei conti. La terza ondata sta arrivando e bisogna andare a un nuovo lockdown. Lo chiede lo stesso Veneto. In attesa delle decisioni del governo, Zaia ha stabilito che le scuole superiori il 7 gennaio non potranno riaprire. "Chiedo un sacrificio ai ragazzi", ha detto", ma non ci sono le condizioni per riaprire". Oggi, 4 dicembre, l'ordinanza che impone la didattica a distanza al 100 per cento fino al 31 gennaio.
Tre milioni di tamponi molecolari, 1.692 positivi, tasso positività oltre il 12 per cento. 94 mila i positivi atiali, 3.459 ricoverati: 400 in terapia intensiva +4, 3.059 in area non critica, +27. I decessi di oggi sono stati 50. I vaccinati alle 12 di oggi 15.748 vaccini, pari al 43 per cento di quelli ricevuti dal Veneto. Ma a questi dati si aggiungono anche quelli sulla vaccinazione anti Covid. “Macchina vaccinale eccezionale, vacciniamo fino alle 22.30. In due giorni il 43 per cento vuol dire che in settimana arriviamo a 70 mila vaccini. Ogni vaccinato ha già l’appuntamento per il richiamo”.
Le restrizioni dopo il 7 gennaio. “Ho trascorso tutta la domenica in videoconferenza con governo e Regioni. C’è preoccupazione: l’Italia ha due settimane di ritardo sulla curva epidemiologica europea. Il tema dell’innalìzamento dei contagi nonostante le restrizioni in Germania (dal 16 dicembre), Francia e Gran Bretagna (60 mila casi al giorno contro i 20 mila dell’Italia), è proccupante. Vedere la Germania sotto pressione preoccupa”.
“Noi come Veneto siamo in situazione atipica: 15 giorni di restrizioni e le curve che non calano. L’atipicità veneta è dovuta al fatto che, nonostante al 7 gennaio saremo al ventesimo giorno di restrizioni, siamo in queste condizioni. La Gran Bretagna si è resa conto che c’è una contea che saliva nonostante le restrizioni. E hanno scoperto la variante inglese. Noi la mutazione inglese ce l’abbiamo. Ha due caratteristiche: non dà sintomi più importanti, ma è molto più contagiosa”.
“Come governatori abbiamo appreso dal governo che si vuole passare a maggiore rigore. Abbiamo chiesto che lo si faccia in maniera incontrovertibile, senza poi chiedere anche altre manovre. Istituto superiore di sanità e Comitato tecnico scientifico parlino, il governo decida, ma che sia finita, senza chiedere ulteriori variazioni. Non so saremo rossi, arancio o gialli. L'arancione prevede un Rt pari a 1. Noi e altre dieci regioni siamo oltre. Ma anche le regioni che hanno restrizioni stanno vivendo una ripresa dei contagi”.
Scuole chiuse. “La situazione sanitaria e ospedaliera è critica. Oggi firmo l’ordinanza per la chiusura scuole superiori, vista la terza ondata in arrivo non mi sembra saggio tenere aperto. Mi sono confrontato con la direttrice scolastica regionale Palumbo, i miei assessori, il prefetto Zappalorto, ma la preoccupazione è importante.
Non c'è nessun problema sui trasporti ma i focolai ci sono e tutti gli esperti ci dicono che in questa situazione non è prudente aprire le scuole in questo momento. Sacrificio per i ragazzi, per tutti ma non si può fare altrimenti. Lo abbiamo deciso oggi perché le famiglie lo sappiano”.
Parametri. “Non sappiamo cosa succederà. Tutte le difese alzate. Mascherina, lavaggio mani e distanza seguite in modo ossessivo. Ma ora dobbiamo fare di più. Evitare ogni incontro non essenziale. Obbligo di tutti è di evitare che la sanità vada al collasso. Se arriviamo a questo non potremo seguire i cittadini malati, non solo di Covid, ma di tutto. Abbiamo visto le fosse comuni a New York, abbiamo visto che anche noi abbiamo tanti morti. Non esiste formula magica. Non sappiamo quanto virulente siano queste mutazioni. Dopo 15 giorni di restrizioni abbiamo 3.400 ricoverati. Qualche elemento che non torna c’è, a noi e al mondo scientifico”.
La speranza nel vaccino. Serve una cura contro contagi. Spero che ogni misura che sarà adottata preveda ristoro per nostre imprese. Ne verremo fuori. Stamo vaccinando come treni. Intanto le categorie più a rischio: operatori sanità e ospiti case riposo”.
“Abbiamo persone in quarantena che si danno alla macchia. Ci sono positivi che non stanno a casa. Così non andiamo da nessuna parte, mettiamo a repentaglio le nostre vite. Ne verremo fuori, ma la velocità d’uscita è pari al nostro impegno”
Terapie intensive al limite. A spiegare il momento drammatico arriva anche il direttore generale della sanità veneta, Luciano Flor. “Siamo da quasi un mese in situazione di stabilità ma avremo nuovi malati in rianimazione. Abbiamo 700 posti di terapia intensiva. Siamo a 378 occupati da malati Covid rispetto ai 320 di dicembre. Altri 330 sono in terapia subintensiva, posti letto attrezzati con respiratore e monitoraggio, di cui 170 usciti dalla rianimazione. Uno sforzo pesante. Stamattina avevamo 56 posti di rianimazione liberi per tutta la regione, da ripartire tra Covid e altre malattie. Non li consumeremo in un giorno. Ma i nuovi ingressi Covid, che finora sono stabilizzati sui 15 al giorno, se aumentano sono un problema. Abbiamo 250 posti incomprimibili per le altre patologie: devono rimanere. Guardiamo con grande attenzione a tutto quello che può ridurre il contagio. Dev’essere chiaro a tutti che a questo punto la situazione va affrontata con grande serietà”.
Argomenti:coronavirus veneto
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