Uccisa a coltellate mentre fa jogging

UDINE. I capelli raccolti, la tuta da ginnastica nera e le scarpette da jogging. Voleva correre alla Maratonina di Udine Silvia Gobbato, 28 anni di San Michele al Tagliamento, in tasca una laurea in giurisprudenza e in testa il sogno di una brillante carriera forense. E invece è corsa incontro alla morte lungo l’Ippovia del Cormor. Il suo assassino l’ha attesa a poco più di cinquecento metri dall’area dove aveva parcheggiato la macchina, colpendola ripetutamente con il coltello, fino a provocarne la morte, trascinandola nell’erba, dietro ad alcuni cespugli e infierendo su di lei.
Il ritrovamento.Il corpo di Silvia, trafitto da una dozzina di coltellate al petto, all’addome, quelle che probabilmente hanno leso organi vitali, con diverse ferite anche al dorso, alle mani e sotto le ascelle, viene trovato supino in mezzo all’erba, a sei o sette metri dal sentiero, poco prima dell’imbocco della pista di aeromodellismo. A scoprirlo sono due ragazzi impegnati nel percorso, che notano un cellulare sullo sterrato. È il telefono di Silvia, e accanto, alcune tracce di sangue e segni di trascinamento che si inoltrano verso il prato.
L’allarme. Una manciata di metri più in là, c’è il corpo straziato della giovane praticante. I due ragazzi corrono verso la strada in cerca di qualcuno per dare l’allarme e chiedere aiuto. Percorrono qualche centinaio di metri fino all’imbocco dell’Ippovia, a Plaino. Poco distante, vicino all’area di sosta, c’è l’auto di Silvia parcheggiata, e su una panchina c’è Giorgio Ortis, avvocato, amico e coetaneo di Silvia che la sta aspettando.
La partenza. Entrambi iscritti al Gruppo marciatori udinesi, i due ragazzi arrivano all’Ippovia verso le 13. Non è la prima volta, si conoscono da tempo e si frequentano, hanno tante cose in comune, come la passione per la corsa. Poi, però, stando a una prima ricostruzione dei fatti da lui stessa fornita agli inquirenti, Ortis parte a velocità spedita, distanziando l’amica e lei procede autonomamente il suo percorso. Terminato il suo giro lui l’aspetta vicino al parcheggio e si siede su una pachina, finchè, impensierito dalla prolungata assenza, fa per tornare indietro, ma incontra i due ragazzi che hanno scoperto il cadavere della giovane.
Le ricerche. Sono le 13.48 quando l’allarme echeggia dal Comando dei carabinieri alla questura, fino alla centrale operativa del 118. Ambulanza e automedica arrivano subito ma se ne vanno constatando il decesso e comunicando il “codice 6”. In capo a pochi minuti l’Ippovia si riempie di auto della polizia arrivate dalla questura, di carabinieri della stazione di Feletto del Radiomobile di Udine, ma è il Nucleo investigativo ad occuparsi delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Raffaele Tito e dal sostituto procuratore aggiunto marco Panzeri. Sul posto arriva anche il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Roberto Del Piano.
Il medico legale. È Carlo Moreschi, assieme a un gruppo di specializzandi ad esaminare il cadavere della donna, le ferite che raccontano di un’aggressione cominciata con un colpo violento sull’Ippovia, cui la donna ha opposto resistenza cercando di difendersi da quei fendenti con le mani trafitte dai colpi che l’hanno raggiunta anche all’ascella. Probabilmente è riuscita a graffiare l’aggressore. «Per saperne di più, circa la natura delle lesioni e l’ora del decesso bisogna attendere l’autopsia» commenta Moreschi.
L’arma. I campi di mais e i prati circostanti vengono passati al setaccio con il metal detector in cerca del coltello. Nel pomeriggio, arrivano i carabinieri del Ris che campionano le tracce di sangue, prelevano tessuti, cercano campioni biologici capaci di dare un nome e una faccia all’assassino, tutta l’area viene transennata e illuminata e le ricerche proseguono fino a tarda sera.
Il movente. Tanti gli interrogativi cui dare risposta, a partire dal racconto dei testimoni, portati nel pomeriggio alla caserma di viale Trieste e sentiti per ore. Con loro c’è anche Ortis che racconta l’accaduto, non vengono trovate tracce di sangue sui suoi abiti, e nemmeno segni di colluttazione. E mentre si scava nel passato di Silvia, ripercorrendo le tappe della sua vita sentimentale a partire dalla lunga relazione di recente interrotta, non si trascura alcuna ipotesi, ivi compresa quella del dramma della gelosia, della vendetta o della tentata violenza.
Alessandra Ceschia
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